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OpenAI e gli editori: da nemici ad amici? Accordi, battaglie legali e il futuro dell’informazione nell’era dell’intelligenza artificiale

Pixabay

Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico“, così recitava l’antica frase attribuita a Giulio Cesare, un detto che oggi risuona nel mondo dell’editoria di fronte alla crescente influenza di OpenAI e del suo chatbot, ChatGPT. OpenAI utilizza grandi volumi di testo per addestrare i suoi sistemi di intelligenza artificiale, spesso attingendo da dati online, compresi archivi di giornali. E così gli editori si trovano di fronte ad una scelta: combattere l’azienda in tribunale, come per esempio ha fatto il New York Times per presunte violazioni di copyright, o stabilire accordi commerciali con la stessa, consentendo al chatbot di l’addestramento dell’algoritmo sui propri contenuti. In questo contesto, l’azienda di Sam Altman, pur di evitare contenziosi legali, si trova ben lieta di stipulare accordi (anche se costosi). L’ultimo esempio di questa strategia è l’accordo siglato con News Corp, di proprietà del magnate Rupert Murdoch (ora guidato dal figlio Lachlan).

News Corp e OpenAI: accordo da oltre 250 milioni di dollari

Il gigante dell’editoria News Corp, proprietario di media illustri come il Wall Street Journal, il New York Post, The Times e The Sun, ha siglato un accordo con OpenAI dal valore stimato di oltre 250 milioni di dollari in cinque anni (valore stimato perché, per ora, nessuna delle due parti ha rivelato le cifre esatte). Questa partnership è significativa per due motivi principali: innanzitutto, un grande editore ha deciso di collaborare con il principale produttore di tecnologie di intelligenza artificiale, concedendo i propri contenuti in cambio di un accordo commerciale di rilievo, forse il più importante finora raggiunto. In secondo luogo l’accordo permetterà a ChatGPT di accedere senza problemi ai contenuti attuali e agli archivi delle testate di spicco del gruppo. Una mossa che apre nuove prospettive nel mondo dei media, combinando l’ascesa dell’intelligenza artificiale con il giornalismo di qualità e promettendo considerevoli ricavi per News Corp.

“La nostra partnership con News Corp è un momento di orgoglio per il giornalismo e la tecnologia. Apprezziamo molto la storia di News Corp come leader nella segnalazione delle ultime notizie in tutto il mondo e siamo entusiasti di migliorare l’accesso dei nostri utenti alla sua reportistica di alta qualità” ha dichiarato Altman.

“Crediamo che un accordo storico stabilirà nuovi standard di veridicità, virtù e valore nell’era digitale”, ha affermato Robert Thomson, amministratore delegato di News Corp. “Siamo lieti di aver trovato partner di principio in Sam Altman e il suo fidato, team di talento che comprende il significato commerciale e sociale dei giornalisti e del giornalismo”.

I precedenti accordi di OpenAi con gli editori

News Corp non è l’unico grande nome ad aver stretto un accordo con OpenAI. In precedenza già diversi editori di spicco tra cui il Financial Times, Le Monde, Axel Springer (che possiede Bild, Politico e Business Insider) Associated Press e Prisa Media hanno raggiunto un’intesa con l’azienda per l’utilizzo dei loro contenuti nell’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. Accordi che variano in termini di durata e valore, con cifre che vanno da alcuni milioni di dollari a decine di milioni.

Ma OpenAi non si ferma solo ad accordi nel campo dell’editoria. Recentemente c’è stato anche l’annuncio della partnership con Reddit, la piattaforma di social news e forum, per utilizzare i contenuti della piattaforma nell’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale come ChatGPT. Simile a un accordo precedente tra Reddit e Google, questa partnership permetterà a Reddit di offrire strumenti basati sull’IA agli utenti e ai moderatori, mentre OpenAI diventerà anche un partner pubblicitario della piattaforma.

L’opposizione e le cause legali

Ma non è tutto rose e fiori e per OpenAi ci sono stati anche problemi legali. Non tutti gli editori, infatti, hanno accolto positivamente la possibilità di collaborazione con l’azienda di Altman. Il New York Times ha scelto di combattere, citando in giudizio OpenAI e Microsoft per l’uso non autorizzato dei loro articoli. Il giornale sostiene che i suoi contenuti vengono utilizzati per addestrare ChatGPT, generando risposte che competono direttamente con il loro lavoro, danneggiando economicamente la testata.

Altre otto testate americane, tra cui figurano il New York Daily News, il Chicago Tribune, l’Orlando Sentinel e il Denver Post, o scrittori come George R. R. Martin e John Grisham, hanno seguito l’esempio del New York Times, intentando causa contro OpenAI e Microsoft per violazione del copyright.

La causa del NYT è ancora in corso e il suo esito potrebbe avere ripercussioni significative per l’intero settore.

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L’IA nell’editoria in Italia

In Italia, attualmente nessun gruppo editoriale ha dichiarato pubblicamente di aver siglato un accordo con OpenAI. Tuttavia, la Commissione sull’intelligenza artificiale nel mondo dell’informazione, presieduta nei mesi scorsi da padre Paolo Benanti, ha suggerito di sviluppare schemi contrattuali di licenza, anche collettivi, per consentire agli editori di regolare i loro rapporti con le società di intelligenza artificiale. La Commissione ha raccomandato al governo di istituire un obbligo per chi allena modelli come ChatGPT, affinché tenga un registro dei contenuti coperti da copyright utilizzati nell’addestramento dell’intelligenza artificiale.

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