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Open Fiber: Tim e Cdp più vicine all’accordo

Pixabay

La vicenda Telecom-Open Fiber potrebbe essere a una svolta. Secondo alcune indiscrezione stampa, il Cda di Tim sta valutando l’ipotesi di acquistare il 50% di Open Fiber oggi in mano alla Cassa Depositi e Prestiti (l’altra metà è di Enel). La bozza di accordo non dovrebbe approdare in Consiglio nella riunione del 27 giugno, ma più verosimilmente in quella del primo agosto.

Nell’ambito dell’operazione, Telecom cederebbe a Cdp un’ulteriore quota del proprio capitale e si fonderebbe con Flash Fiber, la joint venture con Fastweb per lo sviluppo della rete in fibra ottica. Della società post-fusione, Tim dovrebbe controllare direttamente due terzi del capitale.  

Ma quanti soldi sono in gioco? Stando a quanto scrive La Repubblica, Cdp e Telecom avrebbero trovato un’intesa sulla valutazione di Open Fiber nell’ordine di 2 miliardi per il 100%. Il prezzo potrebbe comunque cambiare anche in base al concambio in azioni proprie con cui Tim pagherebbe la Cassa.

Se tutto andasse come previsto, Telecom potrebbe convocare un’assemblea a settembre per dare il via libera all’aumento di capitale necessario all’operazione, cosa ovviamente tutt’altro che semplice.

Al termine dell’operazione, Cdp diventerebbe il primo azionista di Tim (di cui ha già il 9,9%), con una quota comunque inferiore alla soglia d’Opa, ma sufficiente per chiedere di entrare in Cda. O comunque per ragionare alla pari con Vivendi, attuale primo azionista di Telecom con il 23,9% che guarderebbe con favore al cambio di governance.

Il mese scorso i vertici del gruppo francese hanno ricevuto a Parigi il presidente e l’ad di Cdp, Massimo Tononi e Fabrizio Palermo, proprio per parlare dell’affare Open Fiber e delle possibili conseguenze sulla gestione di Telecom.

Nebbia fitta, invece, sull’altro 50% di Open Fiber, quello in mano a Enel. Il gruppo elettrico avrebbe deciso di vendere, ma a un prezzo che né Cdp né Tim sarebbero disposte a pagare.

Rispetto all’obiettivo di fondere Telecom con Open Fiber come primo passo per arrivare successivamente alla integrazione delle reti non mancano però le incognite che sono sostanzialmente tre: 1) il reale atteggiamento di Vivendi all’assemblea Telecom: darà il via alla fusione societaria o giocherà le sue carte da minoranza di blocco? 2) che faranno gli altri gestori telefonici – da Vodafone a Wind – di fronte alla creazione di un quasi monopolio come Tim e Open? Non faranno ricorso per opporsi al mega-deal? 3) che cosa dirà l’Antitrust di fronte a una società che unifica, almeno inizialmente, reti e servizi?

Comunque vadano le cose, Open Fiber ha intanto rafforzato la collaborazione con il gruppo Hera. Dopo l’intesa firmata nel 2017 e i due contratti per l’utilizzo delle infrastrutture di rete gestite dalla multiutility nei territori serviti, in particolare nei comuni di Modena e Imola, è stato sottoscritto in questi giorni un ulteriore accordo ventennale, che permetterà a Open Fiber di collegarsi all’infrastruttura esistente di Acantho per favorire lo sviluppo dei servizi a banda ultra larga.

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