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Mps spinge sul piano cessioni dei crediti in sofferenza

Monte dei Paschi accelera sulla cessione e sul recupero dei Non performing loans ed è pronta ad utilizzare il salvagente fornito dal neonato Fondo Atlante, creato allo scopo di aiutare le banche negli aumenti di capitale e acquistare le sofferenze.

“L’attenzione rimarrà sulla qualità dell’attivo. Da un lato rafforzeremo sia la cessione che il recupero dei crediti deteriorati”, ha affermato l’amministratore delegato, Fabrizio Viola, aprendo i lavori dell’assemblea attualmente in corso che ha approvato a larga maggioranza il bilancio 2015 chiuso con un utile netto di 388 milioni di euro per effetto della nuova contabilizzazione del contratto Alexandria che ha portato un beneficio di 500 milioni ai conti.

Al netto di questa partita contabile, richiesta da Consob, la banca ha chiuso il consolidato in perdita per 112 milioni di euro. Su questa base, la chiusura in perdita dell’esercizio al netto di questa partita contabile straordinaria, l’istituto potrebbe pagare al Tesoro con nuove azioni, a inizio luglio, la cedola residua dovuta sui Monti Bond relativa al 2015, facendo salire la partecipazione pubblica al 7% dall’attuale 4%.

Gli azionisti hanno inoltre dato l’ok  alla proposta di destinare l’utile netto di esercizio individuale della capogruppo (416,6 milioni) e e riserve disponibili 54 milioni di euro) a copertura parziale delle riserve negative che ammontano 708 milioni di euro, sempre a causa dell’operazione Alexandria e ai costi dell’aumento di capitale del 2015.

“L’obiettivo della banca”, ha proseguito Viola, “è rafforzare il piano di cessione dei crediti in sofferenza che prevede la cessione di 5,5 miliardi di euro entro il 2018 e di aumentare la dimensione dei Npl ceduti per consentirci di lavorare meglio con quelli che ci rimarranno”. Da sottolineare che dei 5,5 miliardi previsti, 2 sono già stati venduti.

Monte dei Paschi registrerà una riduzione dei crediti deteriorati e degli accantonamenti che assorbono capitale. Per questo motivo l’attenzione si focalizzerà adesso sul fondo Atlante, “siamo molto attenti a queste iniziative e faremo la nostra parte perché porta benefici non solo a Mps,  ma a tutto il sistema bancario”, ha spiegato l’amministratore delegato della banca senese, anticipando che nel caso in cui il progetto dovesse andare in porto, la banca valuterà “i possibili e probabili benefici in termini di accelerazione del processo di riduzione del portafoglio Npl”.

Sottolineato che, a fine 2015, l’istituto toscano aveva in pancia circa 10 miliardi di sofferenze nette, una cifra che equivale a quasi il 9% del totale dei suoi crediti e che corrisponde al doppio della media del settore bancario. Proprio per questo Atlante potrebbe essere un’occasione da non perdere. Marello Clarich, presidente della Fondazione Mps ha dichiarato che “se il fondo Atlante garantirà agli investitori rendimenti che si prospettano molto elevati, almeno a quanto sembra venga detto, servirà appunto in parte per alleviare questo peso enorme che hanno tutte le banche italiane e in particolare Monte dei Paschi “.

Tornando all’assemblea, i soci hanno respinto due richieste di azioni di responsabilità nei confronti dell’ex presidente Alessandro Profumo e dell’amministratore delegato Fabrizio Viola. Le richieste sono state presentate sulla base di una presunta falsità del bilancio legato alla diversa classificazione chiesta da Consob per l’operazione Alexandria. Favorevole solo lo 0,01% delle azioni presenti.

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