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Movimento Europeo, il 21 maggio tutti a Ventotene

A trent’anni dalla scomparsa di Altiero Spinelli il Movimento europeo ha deciso di promuovere un’azione popolare per combattere il processo di disgregazione nell’Unione e dell’Unione europea.

L’azione popolare è urgente per ripristinare la coesione interna all’Unione europea, creare nei paesi membri le condizioni necessarie al rilancio del progetto di unificazione europea su basi democratiche e costruire un’opinione pubblica europea.

Si tratta di condizioni necessarie ma non sufficienti: tale azione dovrà essere accompagnata da una precisa assunzione di responsabilità da parte delle forze politiche europee chiamate a recuperare le dimensioni dell’universalismo, del cosmopolitismo e dell’internazionalismo con decisioni conseguenti nei parlamenti nazionali e nel Parlamento europeo.

Ogni giorno di più la realtà mostra, drammaticamente, che non ci può essere alternativa all’unità politica dell’Europa nella prospettiva di un sistema costituzionale – secondo il modello federale disegnato nel Manifesto di Ventotene – che dovrà nascere, come è avvenuto nel 1984, dall’iniziativa costituente del Parlamento europeo in vista delle elezioni europee nella primavera del 2019.

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I. Per costruire quest’alternativa e preparare la fase costituente serve innanzitutto un’azione popolare condotta da un vasto movimento di opinione, un’alleanza di innovatori che nasca dal mondo del lavoro e dell’economia, della cultura e della ricerca, delle organizzazioni giovanili, del terzo settore e del volontariato coinvolgendo tutti coloro che sono consapevoli del valore aggiunto dell’integrazione europea ma pagano i costi della non-Europa.

Soltanto un’azione popolare sarà in grado di tracciare il percorso che dovrà condurre a una nuova comunità politica, un percorso che deve essere avviato in occasione delle prossime celebrazioni dei sessanta anni dei Trattati di Roma il 25 marzo 2017.

Fanno già parte di quest’azione popolare le iniziative che il Movimento europeo ha lanciato nel mondo della scuola – come la “Maratona per la Costituzione d’Europa” e i “Piccoli Club del Coccodrillo” – e la promozione di “Dialoghi europei” che avranno luogo presso l’Istituto Universitario Europeo con sindacati e imprenditori, associazioni rappresentative della società civile, giovani, organizzazioni impegnate nella dimensione delle pari opportunità e università.

II. Immigrazione, completamento dell’UEM, investimenti e sviluppo sostenibile, piena occupazione, bilancio dell’area monetaria integrata e risorse proprie, quadro istituzionale per il governo dell’economia europea (come espressione delle urgenze economiche dell’intera area) – insieme a una politica estera e della sicurezza realmente comune che comprenda anche la dimensione della difesa – rappresentano le priorità immediate per rilanciare il processo di integrazione, riconquistare il consenso dei cittadini, ristabilire la fiducia fra istituzioni europee e nazionali nonché fra i governi degli Stati membri, creare le condizioni indispensabili per la transizione verso una comunità politica che unisca in Europa popoli e paesi che lo vorranno.

Il Movimento europeo è pronto in questo spirito a sostenere le proposte di istituzioni nazionali ed europee coerenti con questi obiettivi come la “Dichiarazione” promossa dalla Presidente della Camera Laura Boldrini il 17 settembre 2015, ora sottoscritta da dodici parlamenti nazionali, e a collaborare con il governo italiano nel dibattito europeo aperto con il “Piano” in sette punti presentato il 22 febbraio scorso e con il “Migration Compact” che sarà sottoposto al Consiglio affari esteri il prossimo 18 aprile.

III. L’Unione europea deve essere consapevole di trovarsi a un bivio: diventare irrilevante a livello internazionale o avere un ruolo importante da giocare nell’era della globalizzazione per l’universalizzazione dei diritti umani e sociali.

Ciò potrà avvenire solo se il processo di integrazione politica sarà finalmente compiuto, se essa sarà realtà politica globale, forte e credibile nel dirimere i conflitti e costruire processi di pace nonché attore ed interlocutore unico istituzionale che, ponendo la persona al centro e come fine dell’azione politica, promuova i diritti fondamentali individuali e collettivi.

Ciò vuol dire:

– garantire l’universalità dei diritti fondamentali;
– proteggere i diritti delle minoranze;
– garantire diritti fondamentali mai al di sotto degli accordi internazionali conclusi dagli Stati membri, anche se firmati soltanto da una parte di essi;
– rafforzare e sviluppare i diritti esistenti assicurando la loro esigibilità anche attraverso un ampliamento del ruolo della Corte di Giustizia con lo strumento dei ricorsi individuali;
– applicare le procedure previste dal Trattato in caso di violazioni gravi e persistenti dei valori e principi dell’Unione nel quadro del rispetto dello stato di diritto;
– riconoscere l’accesso alla giustizia a livello dell’Unione a chi difende il bene comune e i diritti delle generazioni future;
– dare a tutti l’accesso ai beni comuni e ai servizi di interesse generale;
– riconoscere e garantire il diritto all’autonomia locale secondo il principio di sussidiarietà in un sistema federale;
– garantire i diritti “programmatici” essenziali nel settore sociale, ambientale, culturale e educativo la cui realizzazione richiede indicatori e meccanismi di convergenza, la formulazione di programmi pluriennali, investimenti sociali di lunga durata, sistemi di controllo e di valutazione.

Si pone in questo quadro l’esigenza dell’adesione dell’Unione europea alla Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali, necessaria per rafforzare gli strumenti individuali di protezione e garanzia, conformemente all’art. 47 della Carta dei Diritti e agli articoli 6 e 13 della CEDU.

Il Movimento europeo chiede inoltre che si apra un negoziato per l’adesione alla Carta Sociale di Torino riveduta e alle Convenzioni internazionali in materia di diritti dell’Uomo adottate dalle Nazioni Unite.

La sicurezza dei diritti deve essere accompagnata dal diritto alla sicurezza. E’ necessario che l’Unione europea si doti di una politica comune contro il terrorismo con azioni coordinate di “intelligence”, per garantire la sicurezza dei propri cittadini.

Il Movimento europeo rinnova con forza la richiesta rivolta ai governi dei paesi che lo vorranno di creare, attraverso una cooperazione rafforzata, una vera Procura europea con il compito di combattere crimini federali come il terrorismo internazionale, le organizzazioni di stampo mafioso e la tratta degli esseri umani.

Tale Procura dovrà collaborare con una vera polizia federale e con un’Agenzia di intelligence europea in cui far confluire tutti i servizi nazionali di intelligence.

IV. Quel che sta avvenendo fra Africa e Europa attraverso il Mediterraneo, nelle Americhe e in Asia non è emergenza umanitaria ma mutamento demografico permanente nei rapporti fra le popolazioni come conseguenza della radicalizzazione delle crisi cui le istituzioni internazionali e gli Stati non hanno voluto o potuto dare risposte adeguate ed urgenti.

Oggi la vera sfida sta in un rapido cambiamento di rotta per rispondere a tale mutamento demografico, per mettere fine alle crescenti rarefazioni e creare le condizioni di un sistema internazionale governato democraticamente che garantisca a tutti beni comuni.

Il Movimento europeo rinnova la sua proposta di un’apertura dell’Unione europea verso la sponda sud del Mediterraneo nella direzione della costruzione di una Comunità Mediterranea-Europea fondata sul rispetto reciproco e la pari dignità di tutti i paesi che si affacciano su questo bacino.

Questa Comunità deve costituire un elemento essenziale di una nuova politica di vicinato che unisca l’Unione europea – in una “alleanza dei tre mari” – al Sud e all’Est mantenendo aperto il dialogo con la Russia e rilanciando la prospettiva di un partenariato per l’interdipendenza con gli Stati Uniti d’America.

Come primo atto della Comunità Mediterraneo-europea, il Movimento europeo chiede che sia istituito e finanziato al più presto un Erasmus Euro-Mediterraneo, unitamente alle altre forme di collaborazione scientifica, tecnologica e culturale.

Questo processo di cooperazione tra l’Unione europea e i paesi del bacino del Mediterraneo non è un atto di generosità ma una politica di co-produzione in campo agricolo, sanitario, culturale, turistico, industriale.

In Africa è nata la razza umana. Dall’Africa essa si è diffusa in tutta l’Eurafrasia con scambi etnici, religiosi, culturali e commerciali che hanno contraddistinto la storia delle relazioni fra i popoli e le regioni del vecchio mondo.

I paesi che si sono uniti nelle Comunità europee, responsabili per più di un secolo dell’opera capillare di colonizzazione e dunque di spoliazione delle ricchezze naturali di quei paesi e protagonisti del commercio delle armi con quasi tutti i regimi dei nuovi Stati indipendenti, avevano indicato fin dall’inizio la cooperazione con l’Africa come un obiettivo prioritario della loro politica verso i paesi in via di sviluppo.

L’elenco delle sfide che non hanno avuto ancora risposte adeguate è tuttavia lungo e drammatico: dalla tragedia della fame che può trovare una soluzione sapendo che il problema non è la scarsità del cibo ma la volontà e la capacità di distribuirlo equamente, all’educazione, alla qualità dell’ambiente, alla promozione degli investimenti, al commercio equo, alla lotta per i diritti fondamentali, al ruolo della donna, al controllo e poi alla drastica riduzione della vendita delle armi.

Al di là degli aiuti umanitari è necessaria e urgente una vera politica di cooperazione allo sviluppo anche attraverso un piano di investimenti europeo con un partenariato pubblico-privato come è stato deciso dalle Nazioni Unite negli “Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile”.

In questo quadro si deve inserire l’azione europea verso tutto il continente africano, che dovrà essere posta come priorità nello svolgimento dei vertici G7 e G20 sotto presidenza italiana e tedesca nel 2017.

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V. L’Unione europea ha fortemente contribuito prima alle decisioni che sono state assunte nell’ambito delle Nazioni Unite con l’elaborazione degli Obiettivi del Millennio e poi all’approvazione degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile con l’Agenda 2030.

L’Unione europea deve contribuire nei prossimi anni alla realizzazione di questi obiettivi, com’è emerso anche dalla “Conferenza sugli obiettivi delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e la Finanza responsabile” che si è svolta oggi a Roma su iniziativa del Movimento Europeo, del Centro Studi sul Federalismo e di European Partner for Environment.

I partecipanti alla Conferenza hanno in particolare convenuto sulla necessità e l’urgenza di accelerare la transizione verso un’economia equa, inclusiva, sostenibile socialmente e ambientalmente nonché a basso contenuto di carbonio, e verso sistemi energetici sempre meno dipendenti dalle fonti fossili e sempre più efficienti, condizioni entrambe indispensabili per non lasciare indietro nessuno e per raggiungere gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile entro la scadenza del 2030.

VI. In tema di immigrazione il Movimento Europeo chiede:

– l’apertura di vie d’accesso legali per gli immigrati che fuggono dalle guerre, dalla fame e dai disastri ambientali, la tutela dei minori non accompagnati e la facilitazione dei ricongiungimenti familiari, l’accelerazione delle procedure per la concessione di visti umanitari e di permessi di protezione temporanea, il rafforzamento in risorse finanziarie e umane dei quattro Fondi europei (per le frontiere esterne, per l’integrazione di cittadini di paesi terzi, per i rifugiati e per i rimpatri),
– il ripristino della piena e libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione europea con l’immediata soppressione delle misure di polizia attuate nelle zone di confino fra paesi membri come sta avvenendo in queste ore al Brennero e un urgente intervento umanitario laddove la dignità umana è stata brutalmente annullata come sta avvenendo a Idomeni,
– la revisione dell’accordo con la Turchia alla luce delle molteplici denunce di illegalità e delle gravi e persistenti violazioni di diritti fondamentali in quel paese, che sia accompagnata da un costante monitoraggio del rispetto del diritto europeo in particolare per quanto riguarda la dignità umana e il divieto di respingimenti collettivi,
– la creazione dell’Agenzia Europea d’asilo, l’applicazione dei programmi di resettlement obbligatori per gli Stati membri, politiche di inclusione che coinvolgano le aree interne in via di spopolamento anche attraverso intese e misure di sostegno rivolte a autorità locali che hanno avviato migliori pratiche di accoglimento, la revisione del Regolamento di Dublino-3 basata su una coerente politica di asilo europea,
– l’attuazione delle proposte della Commissione europea per quanto riguarda il rafforzamento dei controlli nelle zone di confine all’esterno dell’Unione europea,
– il diritto del suolo come regola comune nell’Unione europea, il passaggio della cooperazione allo sviluppo e della politica degli aiuti alimentari dalle competenze concorrenti a quelle esclusive, l’estensione della procedura legislativa ordinaria e dunque del potere di decisione del PE all’adozione delle misure urgenti in caso di afflussi improvvisi di immigrati,
– uno “screening” europeo sugli immigrati per semplificare le procedure di accoglienza e contribuire alla loro migliore e più veloce inclusione in un programma di integrazione multiculturale con l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di una comune identità europea,
– la predisposizione e il presidio congiunto UE-ONU delle vie di accesso legale per chi fugge dalle guerre e da disastri climatici ed economici, l’impegno al rispetto dei principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo e delle Convenzioni che hanno consacrato nel tempo diritti collettivi,
– il rispetto dei valori e dei principi dell’Unione europea da parte delle comunità di immigrati sopraggiunti o che già vivono sul territorio europeo nonché l’impegno delle comunità islamiche presenti sul territorio (e in particolare degli Iman) a diffondere i principi di rispetto e di tolleranza reciproca.

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Per dare voce corale alle nostre priorità e avviare concretamente l’azione popolare abbiamo deciso di incontrarci a Ventotene il 21 e 22 maggio 2016 invitando tutti i membri del Movimento europeo a partecipare attivamente all’attuazione di questa decisione.

Categories: Cultura
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