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Mondiali rugby: per l’Italia il giorno della verità. Sfida l’Irlanda per la qualificazione ai quarti

E’ il giorno della verità. Il giorno atteso una carriera, forse una vita. Saranno le 20,30 a Dunedin, dall’altra parte del mondo, in una fresca serata di questo inizio di primavera neozelandese, quando la nazionale italiana di rugby scenderà in campo contro l’Irlanda. Per dare finalmente vita alla sua “primavera” sportiva: una fioritura attesa da quasi una generazione, 24 anni di Coppe del mondo e mai una qualificazione ai quarti, tra le magnifiche 8 del pianeta ovale.

Sergio Parisse, il capitano, si mette i panni del gladiatore: “Se non abbiamo motivazioni per questa partita, non ne avremo mai più”. Fa invece il sentimentale il ct Nick Mallett, a un bivio: quella contro gli irlandesi potrebbe essere la sua ultima, mesta partita oppure l’occasione di entrare nella storia: “questi ragazzi sono stati la mia famiglia italiana e quando un genitore lascia un figlio il momento del distacco è sempre difficile”. Perchè comunque vada, dopo questi Mondiali Mallett lascerà: è già stato sotituito dalla Federazione con il francese Brunel. Ma prima, ricorda con orgoglio: “”Abbiamo le stesse possibilità dell’Irlanda di passare il turno e questo non può che rendermi orgoglioso”.

Ma la sfida delle sfide non è attesa solo dai protagonisti in campo: in Italia saranno le 9,30 di mattina di domenica 2 ottobre quando milioni di tifosi saranno incollati davanti al televisore. Già, perchè a dispetto delle audience calcistiche, questa squadra tutta cuore, grinta e sacrificio ha saputo anno dopo anno, nonostante le numerose sconfitte, conquistare la passione e l’interesse degli italiani. Che sempre di più si identificano con questi 15 ragazzi incorreggibili che non si rassegnano a sfidare i colossi del rugby, nonostante tradizione e risultati continuino ad essere avversi. E’ l’Italia che perde ma che lotta, che non vince ma che cresce e si fa valere e rispettare. L’Italia che piace all’estero – stampa e tifosi di altri Paesi stravedono per Castrogiovanni e compagni – e che non ti fa mai “vergognare” di essere italiano.

Un’Italia a testa altissima, che comunque vada, come ha detto Mallett, sarà arrivata a giocarsi l’ultima partita alla pari con gli avversari: con le stesse credenziali, la stessa convinzione e la stessa possibilità di vincere. Ma questa volta, oltre ai complimenti, c’è veramente l’occasione per scrivere una pagina di storia.

E’ ciò che pensano tutti: staff, tifosi, stampa (che mai come questa volta sta dando risalto all’evento) e sponsor stessi. Anche loro mai come questa volta hanno creduto in questo sport amato ma ancora poco diffuso. Si tratta di non poche aziende, italiane e anche estere, che hanno investito e creduto nel 15 azzurro: Cariparma-Credit Agricole come main sponsor, poi Kappa, Edison, Reale Mutua Assicurazioni, Technogym, Birra Peroni, Hyundai, per citarne alcune, oltre a La7 e Sky come mediapartners. Persino gli scozzesi della Glen Grant, padri fondatori di questo sport (proprio come gli irlandesi), hanno visto qualcosa nell’Italia. Chi perde paga da bere?

La formazione dell’Italia: Masi; Benvenuti, Canale, Garcia, Mi. Bergamasco; Orquera, Semenzato; Parisse (cap.), Ma. Bergamasco, Zanni; Van Zyl, Geldenhuys; Castrogiovanni, Ghiraldini, Perugini. (A disposizione: Ongaro, Lo Cicero, Bortolami, Derbyshire, Gori, Bocchino, McLean).

La situazione nel girone C: Irlanda 13, Australia e Italia 10, Usa 4, Russia 1. La vittoria vale 4 punti. Passano le prime due. L’Australia non avrà problemi contro la Russia, mentre l’Italia deve battere l’Irlanda per scavalcarla

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