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Mobilità condivisa: da Uber a Blablacar, da Enjoy a Car2go, ecco cosa ne pensano gli utenti

Blablacar “batte” Uber, Enjoy “batte” Car2Go, e Milano è sempre di più il laboratorio nazionale del car sharing (e in generale della mobilità condivisa). A dirlo è un rapporto presentato da Digiconsum, che non fa altro che dare la parola agli utenti: lo studio ha analizzato per tutto il 2015 fino ad agosto le reazioni dei consumatori sul web, non solo sui social network (da dove arriva l’85% dei contenuti) ma anche giornali online, blog, forum. In totale oltre 100mila fonti analizzate hanno discusso in questi mesi degli 8 player privati principali che operano nel Paese: Uber, Blablacar, Enjoy, Car2go, Letzgo, Twist, MyTaxi, Share’nGo.

“I giovani sono sempre meno attaccati al concetto di proprietà – ha commentato Paolo Cardini, presidente dell’associazione Digiconsum -: i cosiddetti Millennials hanno ormai un’altra mentalità, e non è neanche una questione di soldi”. A far la parte del leone nella ricerca è Uber (oltre l’80% sul totale delle citazioni), in particolare su Twitter, e non è infatti un caso che i mesi di picco dei commenti siano giugno e luglio, durante il periodo caldo dell’attesa per la sentenza del Tribunale di Milano (arrivata il 25 maggio e confermata il 9 luglio) che ha deciso il blocco di UberPOP. Che la società fondata nel 2009 a San Francisco da Travis Kalanick sia – per vari motivi – la più discussa del lotto non è un mistero, e questo le costa la sfida dell’appeal contro la concorrente più diretta nel segmento specifico (quello del ride sharing o car pooling, ovvero del passaggio in macchina guidata da altre persone): Blablacar

Se infatti per entrambe le aziende il primo tema nelle discussioni tra gli utenti sul web è quello dei buoni omaggio e delle campagne promozionali, subito dopo per quanto riguarda Uber i dibattiti si concentrano proprio sulla discussa sentenza del giudice milanese (analoga, per la verità, a quelle stabilite da autorità di mezza Europa e anche di alcuni degli Stati Uniti) e quello sulla legalità. Molto spesso – è vero – i consumer sono dalla parte di Uber (spopolò l’hashtag #iostoconuber), ma di certo che le discussioni sono incentrate sui problemi. Rispecchia molto di più la filosofia della sharing economy il servizio offerto da Blablacar, secondo quanto testimoniano i suoi stessi utilizzatori, che lo esaltano il più delle volte, condividendo le esperienze (quasi sempre positive) e il regolamento, evidentemente più agile di quello di Uber (anche se recentemente pure Blablacar ha ricevuto la prima denuncia per concorrenza sleale, in Spagna), che al di là dello scontro con la lobby dei tassisti pone serie tematiche in merito al regime fiscale, alla sicurezza e alla tutela del consumatore e dello stesso lavoratore, visto che se per molti è un servizio, per altri quello dell’app con la “U” nera è (o potrebbe essere) un vero e proprio lavoro.

Non sono previsti autisti invece per il servizio di car sharing vero e proprio, dove è sempre più accesa la rivalità tra i due operatori storici e tuttora prevalenti sul mercato: Enjoy, società di Eni che ha da poco tagliato il traguardo dei 5 milioni di noleggi dalla sua fondazione nel 2013 e che opera a Roma, Milano, Firenze e Torino con delle Fiat 500 di colore rosso; e Car2go, azienda del gruppo tedesco Daimler, che ha riempito le stesse città con Smart di colore bianco e blu. I numeri sono confortanti per entrambi, ma mentre Car2go fa parlare di sé soprattutto per la polemica sulle tariffe applicate fuori dai centri città (più elevate), Enjoy viene apprezzata perché a Milano ha lanciato il primo servizio di scooter sharing. “Abbiamo un sistema tariffario ‘a ciambella’ – spiega Horacio Reartes di Car2go, presente alla conferenza a Roma -: incentiviamo cioè le auto ad andare nel centro delle città, dove sono più al sicuro, e disincentiviamo i movimenti dal centro alla periferia, applicando prezzi più alti”.

Questione di sicurezza e conservazione del parco auto, che però non piace ai consumatori. “Da parte nostra – ribatte invece Giuseppe Macchia di Enjoy -: abbiamo abbattuto tutte le barriere, offrendo un servizio gratuito e veloce – basta registrare carta di credito e patente – e riducendo i minuti gratuiti, il che ha aumentato del 25% la disponibilità di auto. E poi c’è la novità dello scooter, che dopo Milano proveremo a portare altrove”.

Milano si conferma dunque laboratorio d’eccellenza nazionale, e non solo per l’esperimento degli scooter. In generale è la città più smart, e così viene percepita da una grande maggioranza di utenti, che infatti la premiano nei commenti: il primo argomento di dibattito su MyTaxi è l’esordio del servizio nel capoluogo lombardo (e a seguire le differenze con Uber), lo stesso vale per Twist e per Leztgo, i cui utenti – nello specifico – si interrogano sul ruolo che può avere il servizio dopo la sentenza milanese su Uber. Il servizio milanese di Share’nGo è invece il secondo più discusso dai suoi stessi utilizzatori, che prima di tutto preferiscono esaltarne il valore sociale: l’app infatti offre il viaggio gratuito per le donne negli orari notturni.

Il valore sociale – e non solo o non necessariamente quello economico – viene sempre più riconosciuto da chi sceglie o si ritrova a dover trovare un modo alternativo all’utilizzo della macchina o del taxi. “Se guardate le macchine ai semafori di Milano – spiega Davide Ghezzi di Letzgo – vi rendete conto che il più delle volte hanno 3-4 posti liberi: vogliamo andare verso un mondo in cui questi posti saranno sempre occupati”. Gli stessi consumatori spingono le aziende, sempre sui commenti online, a prestare sempre più attenzione a questi aspetti, che in teoria spetterebbero al pubblico. Secondo l’analisi di Digiconsum, le richieste più frequenti sono l’espansione al Sud e nelle medie città; l’abbattimento delle differenze (di tariffe e di copertura) tra centri urbani e periferie; le agevolazioni per le categorie più svantaggiate, dal pendolare al disabile; e l’incentivo alla fidelizzazione: promozioni non solo per i nuovi clienti ma anche per i cosiddetti “heavy user”, gli utilizzatori ormai abitudinari, quelli che più incarnano la rivoluzione della mobilità condivisa.

Altre richieste sono invece rivolte alle istituzioni, immancabilmente additate (caso Uber docet) di essere parecchio attardate sulla regolamentazione del fenomeno: si chiede quindi l’intervento legislativo, l’estensione del servizio (anche di natura pubblica), maggiori accessi a stazioni e aeroporti. Insomma tutto quello che serve affinchè usare l’automobile in maniera condivisa diventi normalità. 

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