X

Migranti nei Cpr in Albania, altro smacco per Meloni: la Corte Ue dà torto a Palazzo Chigi

Imagoeconomica

Ennesimo smacco per il governo italiano sulla questione dei Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri e in particolare quello in Albania, voluto a tutti i costi dalla premier Giorgia Meloni, al punto da spendere cifre in proporzione esorbitanti: 114 mila euro per pochi giorni di attività nel 2024 e per “deportare” una ventina di migranti. Di fronte alle decisioni – contestatissime dall’esecutivo – dei giudici italiani di riportare quasi tutti i migranti in Italia, è finalmente intervenuta la Corte di giustizia europea, dando torto al governo italiano: “Uno Stato membro non può includere nell’elenco dei Paesi di origine sicuri un Paese che non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione”. E dunque sono effettivamente solo i giudici nazionali ad avere il potere di valutare singolarmente la designazione dei cosiddetti “Paesi sicuri” di provenienza dei migranti irregolari.

E quindi, di fatto, i rimpatri tecnicamente non si possono fare, né tantomeno attraverso i Cpr in Albania, che a questo punto rappresentano peraltro un sovracosto inutile. La Corte Ue, nella sentenza sul protocollo Italia-Albania e la definizione di Paese d’origine sicuro, ha pure precisato che questa condizione è valida fino all’entrata in vigore del nuovo regolamento Ue, “che consente di effettuare designazioni con eccezioni per alcune categorie chiaramente identificabili di persone”, che però in teoria è atteso non prima del 12 giugno 2026, tra quasi un anno.

La reazione infastidita di Palazzo Chigi

La reazione di Palazzo Chigi alla sentenza Ue non poteva tardare ad arrivare e infatti, con una nota ufficiale, il governo italiano ha denunciato una ingerenza eccessiva della giurisdizione europea in ambiti che definisce di esclusiva competenza politica, evidenziando come questa scelta rischi di indebolire le politiche di controllo e rimpatrio finora perseguite dal governo. La nota ufficiale di Palazzo Chigi sottolinea come “la Corte di Giustizia Ue decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari”. In questo modo, secondo Palazzo Chigi, si riducono “ulteriormente i già ristretti margini di autonomia dei Governi e dei Parlamenti nell’indirizzo normativo e amministrativo del fenomeno migratorio”.

E ancora: “La decisione della Corte indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa e di difesa dei confini nazionali”. Il governo, per di più, ha ricordato che questa decisione giunge a pochi mesi dall’entrata in vigore del nuovo Patto europeo su immigrazione asilo, che prevede criteri più stringenti e condivisi per la designazione dei Paesi sicuri, frutto del lavoro congiunto della Commissione, del Parlamento e del Consiglio Ue. Nel frattempo, Palazzo Chigi assicura che “per i dieci mesi mancanti al funzionamento del Patto europeo non smetterà di ricercare ogni soluzione possibile, tecnica o normativa, per tutelare la sicurezza dei cittadini”.

Related Post
Categories: Politica