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Mediaset sotto assedio. Fed aumenta i tassi

Salgono di un quarto di punto, come previsto, i tassi Usa. Ma nel 2017 gli aumenti saranno tre, uno in più di quanto previsto un mese fa. Così ha deciso la Federal Reserve nell’ultima riunione dell’anno. Si profila, insomma, una mini-stretta che dovrà accompagnare la svolta dell’era Trump, che sarà ricca di sgravi sulle tasse e di incentivi di fiscal policy. Ma l’aumento di ieri non fa che ratificare la congiuntura favorevole dell’economia. “Io e i miei colleghi – ha detto Janet Yellen – abbiamo preso atto degli ottimi progressi dell’economia. E ci aspettiamo che le cose continuino così”.

La disoccupazione è ferma al 4,6%, ai minimi, e qua e là (gli edili a Philadelphia, gli addetti hi tech in Texas, i camionisti a Kansas City) scarseggia la manodopera. Continuano a salire (seppur lentamente) i salari: la crescita viaggia sul 2%. “Una situazione ideale, né troppo calda né troppo fredda”, commenta il New York Times. Ma a Trump non basta. Il neo presidente, che eri ha ricevuto i grandi della new economy, vuole che l’economia acceleri al 4%. E la Fed si adegua, attrezzandosi per evitare una sbandata.

DOPO LA FED SALE IL DOLLARO, TONFO DEL PETROLIO

I mercati, di fronte alla prudenza della Fed, hanno rallentato. Del resto, come ha spiegato un operatore a Reuters, “abbiamo corso così tanto che qualsiasi scusa è buona per tirare un po’ il fiato”. In calo Wall Street: Dow Jones -0,6%, S&P 500 -0,81%. Il Nasdaq, nel giorno dell’incontro dei Grandi della New Economy con Trump, cede lo 0,5%.

Si è rafforzato il dollaro (euro -0,5% a 1,0573, yen +1% a 116,28), mentre il T-bond a 2 anni, il più sensibile all’evoluzione dei tassi, sale di 6 pb, all’1,23%, ai massimi dall’agosto 2009 (prima del crack di Lehman Brothers). Il decennale tratta al 2,52%. L’ascesa della valuta Usa, assieme al timore di un aumento della produzione dello shale oil americano, ha provocato un tonfo del petrolio pari al 4%, il peggiore da luglio. Exxon (-2,2%) è stato il titolo peggiore dell’indice S&P 500.

A Piazza Affari Eni ha chiuso in calo dello 0,3% nonostante ben tre broker abbiano alzato i target price. Jefferies (conferma Hold) alza da 12,25 a 13,25 euro, Rbc (Outperform confermato) da 17 a 18 euro e, Credit Suisse (Outperform confermato) da 15,5 a 15,9 euro.

CRISI DEL MATTONE A HONG KONG (-2,3%)

Stamattina la Borsa di Tokyo si avvia a chiudere in rialzo dello 0,3%. In forte calo il mercato azionario di Hong Kong, dove l’indice Hang Seng perde quasi il 2%, a scendere sono soprattutto le società del comparto immobiliare. La Borsa di Shanghai perde l’1,0%, poco mosse Seul e Mumbai.

Le prese di beneficio hanno condizionato anche le Borse europee in attesa della decisione della Fed. Anche Milano frena dopo il robusto rally (+16% nelle ultime sei sedute). L’indice Ftse Mib (-1,18%) ha chiuso a 18.606 punti. Deboli anche le altre Borse europee: Parigi -0,5%, Francoforte -0,1%. A guidare la discesa in tutta Europa sono stati i titoli delle banche (Stoxx -1,1%).

A ottobre l’indice dei prezzi alla produzione industriale nell’area euro è sceso dello 0,1% su base mensile, mentre è cresciuto dello 0,4% in Usa. L’economia migliora ma sulla fiducia degli italiani incombe l’incertezza e l’aumento del rischio povertà, ha ammonito il Centro Sudi della Confindustria: il prodotto interno lordo per il 2016 aumenta dello 0,9% nel 2016 (+0,7% a settembre), dello 0,8% nel 2017 (+0,5%) per toccare un +1% nel 2018. Ma i rischi per il prossimo biennio sono tutt’altro che scongiurati. 

Il Btp a 10 anni ha chiuso la giornata con un rendimento dell’1,79% (dall’1,87% di ieri). Spread in calo a 149. Nuove tensioni sui titoli greci: il rendimento del decennale greco è risalito al 7,347%. Il fondo salvataggio Esm ha sospeso l’accordo di sostegno al debito a breve termine della Grecia dopo la proposta di Atene di effettuare un pagamento una tantum ai pensionati a dicembre.

BERLUSCONI: “NON CI FAREMO RIDIMENSIONARE”

Per tutto il giorno i riflettori sono stati puntati su Mediaset: +1% con scambi molto forti (il 7% del capitale). Vivendi ha comunicato in serata di aver raggiunto la soglia del 20%. “L’acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi, non concordato preventivamente con Fininvest, non può essere considerato altro che un’operazione ostile”, è stata la reazione di Silvio Berlusconi, che ha sottolineato la “compattezza più assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori”.

Fininvest, dopo aver presentato alla procura di Milano (che ha aperto un fascicolo), una denuncia per manipolazione di mercato, ha proseguito gli acquisti di azioni salendo al 38,2% del capitale (39,7% dei diritti di voto). Intanto è sceso in campo il Governo: “Una scalata ostile non è il modo più appropriato di rafforzare la propria presenza in Italia”, ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. Il Governo, ha aggiunto, “monitorerà con attenzione l’evolversi della situazione”.

Ma non è chiaro quali misure possa adottare il governo per far fronte all’offensiva del raider francese che, in caso di Opa, dovrebbe estendere, l’offerta oltre che a Mediaset (4,3 miliardi il valore di Borsa) anche a Ei Towers (+3,8%) e a Telecinco, aggiungendo almeno altri due miliardi. Telecom Italia, interessata volente o nolente alla contesa su Mediaset (Vivendi è il primo azionista della società di tlc), è scesa ieri dello 0,2%. 

LA BCE A MPS: RINVIO INUTILE, ANZI DANNOSO

A guidare la discesa in tutta Europa sono stati i titoli delle banche (Stoxx -1,1%). Debole Monte Paschi (-2%) nell’attesa dell’approvazione da parte della Consob dell’estensione dello scambio di bond subordinati in azioni ai circa 40mila investitori retail che hanno in portafoglio titoli per un valore di 2 miliardi di euro. Nel frattempo è arrivata la lettera della Bce sul rifiuto della proroga all’aumento di capitale.

Il rinvio, si legge, “potrebbe comportare un ulteriore deterioramento della posizione di liquidità e un peggioramento dei coefficienti patrimoniali, ponendo a rischio la sopravvivenza della banca”. Inoltre, è l’opinione di Francoforte, aspettare una ventina di giorni non garantirebbe un contesto di mercato più favorevole, tale da consentire un accordo di garanzia con le banche del consorzio.

RALLENTA UNICREDIT, LA PROROGA BCE SPINGE CARIGE

Corregge al ribasso Unicredit (-6,4%), dopo il forte guadagno di martedì (+16%) coinciso con la presentazione del uovo business plan. Rbc ha alzato la raccomandazione da perform a outperform, con prezzo obiettivo che sale da 2,5 a 3,1 euro. In forte ripresa Banca Carige (+6,01%) dopo he la Bce ha concesso la proroga di un mese alla presentazione del piano strategico alla Bce. In terreno positivo anche Banco Popolare (+1,5%) e Mediobanca (+0,9%). Ha chiuso in calo Intesa (-2,6%). Nel comparto assicurativo Generali ha perso l’1%, Unipol-0,3%. 

BENE TOD’S, SOFFRE ANCORA AMPLIFON

Nel resto del listino, in calo i principali titoli dell’industria: StM -0,2%, Fiat Chrysler -0,3%, Leonardo -0,3% e Prysmian -1,1%. Italgas +0,17%: Bank of America – Merrill Lynch ha avviato la copertura con rating buy e prezzo obiettivo a 4,3 euro. Enel arretra dell’1,1%, deboli anche Terna (-0,9%) e Snam (-1,5%).

Nel lusso, Moncler ha perso il 2,3% nonostante la promozione di Kepler Cheuvreux che ha alzato il target price 18,5 euro da 17 euro, confermando il giudizio Buy. In forte rialzo Tod’s (+3,5%). Soffre Amplifon (-6%): Hsbc ha tagliato il rating a “hold” da “buy”, portando il target price a 9,2 euro.

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