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Mediaset: rally agostano e misteri. Ecco le diverse ipotesi

Ancora acquisti su Mediaset. E ancora sospensioni al rialzo. Il titolo del Biscione non arresta il rally e dopo il +10,59% di ieri, questa mattina sale del 3,64% con oltre 20 milioni di pezzi scambiati a fine mattinata. Una corsa che va avanti da due settimane. E che ha risollevato il titolo a quota 1,624 euro dai minimi storici di giugno a 1,144 (+41%, nonostante la pausa di martedì sulle prese di beneficio quando il titolo ha chiuso in calo dell’1,8%) con volumi sostenuti anche per giorni normali di contrattazioni: ieri sono state scambiate oltre 50 milioni di azioni, nuovo record da cinque anni e mezzo, pari a oltre il 4% del capitale e in quindici giorni è passato di mano il 29,7%.

Non si tratta infatti di un rally agostano, quando in un contesto di volumi sottili bastano pochi acquisti per far impennare un titolo. Ma c’è chi sta comprando a piene mani. Certo, da un lato le quotazioni erano oltremodo depresse (-41,44% negli ultimi 12 mesi alla chiusura di ieri e -38% dal massimo annuo del 9 febbraio a 2,5282 euro). Così è fisiologico parlare di un rimbalzo tecnico e di ricoperture da parte degli istituzionali che si stanno focalizzando su alcuni titoli del listino milanese (tra cui anche A2A) in vista di possibili decise mosse da parte della Bce a settembre.

C’è poi chi ipotizza che stia ricomprando la stessa Fininvest, già azionista al 40% del Biscione. Sia come segnale di fiducia sia come forma di investimento. Come del resto ha già fatto in passato. D’altra parte, l’ondata di vendita sul titolo è stata appesantita dalla reazione ai conti semestrali (diffusi a fine luglio) che hanno evidenziato utili in calo: il titolo ha perso in un solo giorno il 10%. Ma Mediaset, in replica ai commenti catastrofisti di una parte della comunità finanziaria, in una nota ufficiale ha ricordato di aver chiuso il semestre comunque in utile di 43,1 milioni di euro in un contesto di rossi e ristrutturazioni di diverse realtà della comunicazione.

L’ipotesi che affascina maggiormente la Borsa è però il possibile interesse di alcuni investitori esteri con i prima fila gli arabi. Che, tra l’altro, hanno già fatto diverse incursioni nel capitale di alcune grandi società quotate italiane (vedi Unicredit) e, che grazie alle loro ingenti disponibilità economiche, potrebbero entrare con quote rilevanti. Per ora non si trovano conferme e il mistero rimane. Ma si tratta pur sempre di uno dei colossi industriali del Paese, di primo piano nel panorama mediatico e di proprietà dell’ex premier Silvio Berlusconi. Ce ne è abbastanza per far gola ai fondi sovrani di Abu Dhabi o del Qatar.

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