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Mediaset e Mps sotto i riflettori. E la Fed decide il rialzo dei tassi

È una vigilia così importante da meritare una torta di 20 mila candeline, tante quanti i punti del record che il Dow Jones potrebbe festeggiare oggi, giorno dell’aumento del tasso di sconto. Ma, grande sorpresa, in mezzo a tanta agitazione Piazza Affari conquista una non piccola parte dell’attenzione dei mercati. Gli investitori, dopo il rally post referendum, non sono ancora sazi di asset italiani. Merito di Unicredit, protagonista della più rilevante proposta di aumento di capitale della storia italiana, ma anche del blitz a sorpresa di Vincent Bolloré, corsaro bretone all’attacco di Mediaset. Il tutto nell’attesa che prenda il via l’estremo tentativo di Monte Paschi di evitare l’ombrello di Stato.

“Immagino che – scrive Giuseppe Sersale di Anthilia – alla luce della richiesta di asset bancari (Ftse Mib Banks +5,8% a fine seduta) il mercato cominci ad assaporare l’idea che anche Montepaschi possa trovare investitori, ottenendo la ricapitalizzazione senza intervento statale. E magari le venete. Stona solo la performance del Banco Popolare e della Popolare Milano, appesantite probabilmente dal paragone dei loro ratio di copertura con quelli progettati da Unicredit”.

DOW JONES VERSO 20 MILA PUNTI: DENARO PIÙ CARO DELLO 0,25%

Ma le sorprese si susseguono al termine di un anno che sta riservando le grandi emozioni a fine corsa, dopo mesi a bassa volatilità e tanta noia. Buona parte del merito (si fa per dire) va alle iniziative del neopresidente Usa: chi avrebbe mai pensato che segretario di Stato sarebbe diventato un grande petroliere, già numero uno di Exxon (+1,8% ieri), come il grande amico di Putin Rex Wayne Tillerson? Wall Street, per ora, applaude.

Secondo Meteo Borsa la, giornata si apre con una seduta di attesa per le Borse asiatiche, in vista delle decisioni della Fed che saranno comunicate alle 20 (ora italiana), prima della conferenza stampa di Janet Yellen. Il mercato dà per scontato un aumento dello 0,25%, seguito nel 2017 da almeno altri due rialzi. Poco mossi gli indici azionari : la Borsa di Tokyo è invariata nel finale di seduta, variazioni minime anche a Seul e Mumbai. Sono positivi i mercati azioni della Cina, l’indice Hong Seng di Hong Kong guadagna lo 0,6%.

PETROLIO IN RITIRATA. VOLA SAIPEM

Il petrolio Brent ha toccato ieri i massimi da luglio a 56 dollari il barile, ma ha poi azzerato i guadagni e nel corso della notte ha invertito la rotta. Stamattina tratta a 55,4 dollari il barile, in calo dello 0,9%. La International Energy Agency prevede nel suo bollettino che i mercati del passeranno da una situazione di surplus, a una situazione di deficit, nella prima parte del 2017. A Milano Eni +1%. Rimbalza Saipem (+5,1%). Morgan Stanley ha alzato il giudizio a overweight e il prezzo obiettivo a 0,75 euro (+114% dal target precedente).

OGGI I GRANDI DEL TECH DA TRUMP

A Wall Street ha tenuto banco la scalata del Dow Jones alla vetta psicologica dei 20mila punti. L’indice si è fermato ieri sera a quota 19.911,21, con un rialzo dello 0,58%(+9% dall’elezione del presidente), dietro all’S&P 500 (+0,61%) e al Nasdaq (+0,95%).

In grande evidenza il settore tech alla vigilia del meeting dei Big del settore con Donald Trump che chiederà loro piani per creare lavoro. Apple è salita dell’1,69%, Microsoft +1,67%.

GOOGLE LANCIA WAYMO, LA SOCIETÀ DELLA GUIDA AUTONOMA

Le tecnologie per l’auto a guida autonoma di Alphabet-Google (+0,87%) sono state concentrate in una nuova società di nome Waymo:  “È un’indicazione della maturità della nostra tecnologia”, ha detto John Krafcik, direttore esecutivo del progetto. “Possiamo immaginare che la nostra tecnologia di guida autonoma sarà usata in diverse aree”. A maggio di quest’anno, Google ha siglato un’intesa con Fiat Chrysler per utilizzare la sua tecnologia in tutti i nuovi minivan Chrysler Pacifica ibridi dal 2017. Si tratta della prima volta che Google collabora direttamente con un produttore di auto. La vettura potrebbe essere presentata a gennaio al Ces, il salone della tecnoloia di Las Vegas.

MILANO ANCORA LEADER, SCENDE LO SPREAD

Tra battaglie societarie (Mediaset) e riassetto del credito (Unicredit) Piazza Affari si è confermata in vetta all’Europa nel girono della fiducia della Camera al nuovo governo. L’indice Ftse Mib ha chiuso a quota 18.828, in rialzo del 2,49%. Più staccati gli altri listini del Vecchio Continente: Parigi +0,99%, Francoforte +0,95%,  Londra +1,26% e Madrid +1,68%.

In attesa della Fed, l’euro tratta stamane a 1,0625, non lontano dai minimi degli ultimi 20 mesi (1,0505) . Il rendimento del BTP decennale è caduto a 1,90% da 2,02% di ieri. Si riduce lo spread con il Bund a 151 punti base, minimo dell’ultimo mese. Si è allargata invece la forbice tra il Bund tedesco e il Bond Usa, salita a 191 punti.

MEDIASET +31,86%: PARTE LA GUERRA DEI TITANI

Sotto i riflettori a Piazza Affari la battaglia dei giganti: lo sfidante Vincent Bolloré, che si conferma raider audace e con pochi scrupoli, e il vecchio leone, Silvio Berlusconi, richiamato dal fronte della politica per difendere il cuore dell’impero.

Vivendi ha dichiarato ieri sera di aver già raggiunto una quota del 12,32% del capitale in Mediaset, in volo del 31,86% a Piazza Affari. Per ora Fininvest ha scelto di rispondere per vie legali, presentando alla Procura della Repubblica di Milano (e per conoscenza alla Consob) una denuncia per manipolazione del mercato nei confronti della società transalpina che controlla Telecom Italia.

Secondo il Biscione il voltafaccia francese in estate sulla cessione di Premium faceva “parte di un disegno ben preciso: creare le condizioni per far scendere artificiosamente il valore del titolo e lanciare a prezzi di sconto quella che si presenta come una vera e propria scalata ostile”. Intanto la stessa Fininvest, che ha chiamato a suo supporto Intesa ed Unicredit, ha aumentato la sua partecipazione al 39,7%, cui va aggiunto il 3% di azioni proprie.

Quali saranno le prossime mosse? Bolloré, probabilmente, si fermerà in un primo momento attorno al 20% preparandosi a una lunga guerra di posizione, come ha già fatto in altre partite del passato.

I MERCATI PROMUOVONO I TAGLI DI UNICREDIT

Ieri è stata una giornata campale anche per Unicredit, che ha presentato a Londra l’atteso aumento di capitale da 13 miliardi di euro, l’operazione più impegnativa nella storia finanziaria italiana. Il titolo, partito in ribasso, ha preso quota nel corso della giornata, per poi chiudere in rialzo del 15,92%, a 2,81 euro. Il Cda proporrà all’assemblea, indetta per il 12 gennaio, di raggruppare le azioni ordinarie e di risparmio nel rapporto di 1 nuova azione ogni dieci esistenti.

Il piano prevede 1,7 miliardi di risparmi l’anno, pari al 15% della base costi del 2015. La riduzione del personale sarà complessivamente pari a 14.000 unità, 6.500 in più di quanto già annunciato. Saranno chiusi 883 sportelli in Italia per un risparmio di 650 milioni di euro.

La Banca si è impegnata a fare una pulizia radicale nel portafoglio dei crediti. La copertura sui crediti deteriorati sarà sopra il 57%, la copertura sui crediti dubbi al 38% e la copertura sulle sofferenze al 63%. Un totale di 17,7 miliardi di crediti in sofferenza sarà ceduto nei prossimi tre anni. Alla fine del piano, Unicredit si troverà ad essere in cima alla classifica della copertura dei crediti deteriorati, dubbi ed incagliati.

A fine 2019 il Common Equity Tier 1 salirà oltre quota 12,5% con un risultato netto dovrebbe essere 4,7 miliardi di euro con una redditività oltre il 9% a livello di Rote (ritorno sul patrimonio tangibile).

Tra i primi commenti, Banca Imi (rating hold, target price 2,4 euro) parla di tagli ai costi operativi oltre le attese mentre gli analisti di Banca Akros (rating accumulate, target price 2,6 euro) sottolineano che non si riesce a vedere a breve “quasi nessuna crescita dei ricavi, perché il piano è incentrato sul taglio dei costi e sul miglioramento della qualità degli asset e dei livelli di capitale”. Websim fa notare che “in attesa di tempi migliori, i soci resteranno a bocca asciutta di cedole nel 2017, nel 2018 il pay out sarà solo un quinto dell’utile”.

Sale anche Fineco Bank (+7,7%). Jean- Pierre Mustier ha dichiarato che, con la vendita di Pioneer, la campagna di cessioni è finita. Il Ceo ha così confermato l’intenzione di tenere la sua quota, pari al 35%. C’era il timore che il primo socio potesse ridurre ulteriormente la quota, facendo venir meno anche alcuni vantaggi di natura industriale.

MPS, ULTIMA CHIAMATA PRIMA DELLO STATO

Oggi i riflettori si spostano su Monte Paschi (+1,29%). Alle 14.30 si riunirà a Siena il consiglio di amministrazione per dare avvio all’aggiornamento del piano di ricapitalizzazione. Se nel frattempo arriverà il via libera di Consob, il board dovrebbe dare avvio alla nuova versione del salvataggio: riapertura della conversione dei subordinati con coinvolgimento del retail e collocamento privato presso investitori istituzionali tra cui il fondo del Qatar (che potrebbe mettere sul piatto un miliardo di euro). La differenza più significativa tra questa nuova versione del salvataggio e quella precedente è però l’assenza di una garanzia da parte delle banche del consorzio, che si occuperanno soltanto del collocamento.

La Bce ha intanto rinviato al 28 febbraio il termine entro il quale la banca dovrà sottoporre all’istituto centrale un piano strategico e operativo nel quale siano indicati gli obiettivi quantitativi di riduzione dei crediti deteriorati.

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Tra le altre banche, Banca Mediolanum +1,3%, Intesa +3,8%, Ubi Banca +3,4%, Banca Popolare dell’Emilia Romagna +2,1%.

GIORNATA TORO PER RCS, UTILITIES E LUSSO

Bene il lusso: Ferragamo +2,4%, Luxottica +1,9%. Tra le società dell’industria, Stm +1,9%, Leonardo in parità e Prysmian +1,8%. Brillanti anche le utilities: Atlantia +2,4%, Snam +3,6%, Hera +3,22%, Italgas il 2,8%. Ieri ha fatto il suo esordio nel comparto Erg (+2,25%). Rcs avanza del 5,9%. Tra le small cap, Isagro +11,9%.

Categories: Finanza e Mercati