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L’Unicorno e il Dragone: Qiu Zhijie alla Fondazione Querini Stampalia

La mostra di Qiu Zhijie resterà aperta fino al 18 agosto ed è la prima tappa di New Roads, un progetto triennale di collaborazione internazionale tra Cina e Italia, nato dalla volontà di creare una piattaforma di dialogo multiculturale attraverso l’arte contemporanea.

Tre sono le istituzioni coinvolte: Fondazione Querini Stampalia di Venezia e il Museo Aurora di Shanghai che, attraverso il fondamentale intervento di mediazione interculturale e artistica di Arthub Asia, mettono a confronto la loro storia e le loro collezioni, analizzandole e espandendole attraverso progetti commissionati ad artisti contemporanei.

Considerato nel panorama artistico cinese come un vero e proprio intellettuale, nel senso rinascimentale della parola, Qiu Zhijie è un pensatore, un poeta e, attraverso le sue cartografie, un archivista del sapere. Come artista Qiu Zhijie definisce il suo modo di operare come “arte totale”, la presa di coscienza che la creazione artistica non può essere sradicata e sottratta al contesto storico e culturale che la circonda e che l’ha provocata.

Le opere specifiche di Qiu Zhijie, così come tutti i precedenti progetti di arte contemporanea del programma Conservare il Futuro, sviluppati a partire dal 2000 alla Fondazione Querini Stampalia, sono state pensate in relazione agli oggetti della collezione permanente.

In questo caso, il confronto e l’analisi si estendono oltre, costruendo dei ponti concettuali e stilistici tra le opere della Fondazione veneziana e la preziosa collezione asiatica d’arte antica del Museo Aurora di Shanghai. Una selezione di immagini provenienti dalle due collezioni, proiettate in una delle sale, aiuta lo spettatore a ripercorrere le suggestioni formali che hanno guidato ed ispirato l’artista.

Tra queste la mappa di Venezia di Jacopo de’ Barbari, di cui una delle undici copie cinquecentesche esistenti al mondo appartiene proprio alla Fondazione Querini Stampalia, qui esibita in un dialogo aperto con l’opera di Qiu.

Guardando le mappe dell’artista diventa intuitivo il rimando all’organicità e alla fluidità della mappa di Venezia, sinuosa e densa, e curiosamente zoomorfa. Qiu Zhijie costruisce le sue mappe individuando un sistema di cellule tipologiche e simboliche che si aggregano l’una all’altra, come nel tessuto urbano della Serenissima, dando vita a straordinarie e organiche cartografie che come grandi arazzi capovolti, raccontano dei molti nodi e fili che le tengono insieme.

Attraverso le sue mappe, eseguite tramite la tecnica della tamponatura ad inchiostro – tradizionalmente utilizzata per riprodurre le scritture lapidarie su supporti cartacei – o semplicemente dipingendo a china sulle pareti dell’area espositiva, Qiu Zhijie ci parla di come nascono le tradizioni, le religioni, gli oggetti da cui siamo, talvolta inconsciamente, circondati.

Nella Mappa degli Dei Indaffarati, immagini iconografiche sono raggruppate in paradigmi privi di spazio e tempo. Un fiume attraversa i territori di tutte le divinità. Cominciando dalla creazione e scendendo verso il Caos incontriamo la terra e gli elementi naturali. Oltre le montagne a nord, le divinità astrali sovrastano le faccende umane; l’Agricultura, la Protezione e la Guerra. Sulla sponda meridionale l’Amore, il Vino e l’Arte.

Poco più ad est l’Inferno, mentre la foce è governata dagli dei marini e sulle sponde che vi si affaccia la maternità è preceduta dalla saggezza. Eludendo la distanza geografica e smascherando quei pregiudizi secolari accumulati nel corso degli scambi culturali tra Oriente e Occidente, l’approccio cartografico di Qiu Zhijie traccia, scopre ed evidenzia le connessioni tra i due musei ma anche tra Shanghai e Venezia, accomunate da molteplici aspetti tra cui l’innata indole all’apertura e allo scambio, propria delle città che si affacciano sul mare.

La serie inedita di mappe di Qiu Zhijie illustra i bizzarri equivoci nati dai rapporti di scambio culturale tra Italia e Cina e, in senso allargato, tra Occidente e Oriente. Attraverso molteplici referenze storiche, filosofiche e figurative, l’artista non solo ci guida nella storia ed evoluzione di queste mistificazioni, ma ci aiuta a scoprire come tali interpretazioni fuorvianti possano rivelarsi basilari nella rivelazione di nuove e inaspettate analogie transculturali. Il titolo della mostra L’Unicorno e il Dragone.

Una cartografia delle collezioni della Fondazione Querini Stampalia, Venezia e del Museo Aurora, Shanghai trova ispirazione nella conferenza di Umberto Eco – “Cercavano gli unicorni” – tenuta all’Università di Pechino nel 1993. Lo studioso, in un’analisi dei meccanismi che scaturiscono dal confronto e dalla scoperta di culture diverse, puntualizza una certa tendenza, protratta attraverso i secoli, a classificare simboli, nozioni e concetti estranei, adattandoli ai propri sistemi di referenze culturali.

L’esempio più clamoroso citato da Eco è proprio quello secondo il quale Marco Polo, vedendo un rinoceronte durante i suoi viaggi in Oriente, lo identificò subito come un unicorno, seguendo l’unica possibile classificazione che la tradizione occidentale gli aveva messo a disposizione per definire una creatura con un corno.

È molto facile identificare l’errore palese di Marco Polo, ma quello che Qiu Zhijie ci sa rivelare è che in realtà, anche nella tradizione cinese è sempre stato presente un unicorno, che non è né un cavallo con un corno in fronte, né un rinoceronte. L’unicorno cinese è infatti una figura mitologica chiamata Bixie o Tianlu che, in alcune raffigurazioni appartenenti alla collezione Aurora, è sorprendentemente simile al leone alato di San Marco.

Nella Mappa degli Animali Mitologici, l’artista identifica i meccanismi che definiscono la creazione di entità zoomorfe in tutte le culture. Le ramificazioni del grande albero che domina la mappa ci conducono alla scoperta di categorie straordinariamente limitate e ricorrenti: combinazioni di uomini, animali e motivi vegetali, creature policefale e con molti corpi, posizioni e ruoli definiti.

Il leit motif di tutte le opere spinge a rimuovere la geografia e cronologia per scoprire una concreta comunanza tra tutte le culture ed i meccanismi che le governano. Ognuna di queste mappe è infatti, secondo l’artista, un’allusione alla definizione più etimologica e letterale del concetto alla base del taoismo: il Tao, ovvero il corso delle cose.

Le mappe ci mostrano quindi l’unica forma possibile, l’universalità ed i limiti della creazione ed immaginazione cui tutte le culture giungono invariabilmente. Da questo la presenza sia in Asia che Europa dell’unicorno, creatura che seppur con forme diverse rappresenta la stessa ricerca di purezza e sensibilità. L’opera dell’artista si vuole focalizzare anche sul processo di trasformazione di quelle immagini che, seppur strutturate già da antichi innesti di forme, vengono poi “contaminate” e trasformate dall’interazione e comunicazione tra culture.

Nella sua pratica Qiu Zhijie conserva uno stretto rapporto tra la creazione e la manualità, e nel suo lavoro di mappatura delle culture ha esplorato le tecniche artigianali di cui parlano le tre sculture in mostra: i due unicorni, la cui iconografia ricorre nella cultura cinese, sono infatti realizzati con tecniche e materiali tipicamente asiatici quali il bamboo e il legno di canfora, mentre l’unicorno concepito dalla tradizione occidentale, è stato eseguito in vetro di Murano dal maestro Pino Signoretto. Qiu Zhijie Nasce nella provincia di Fujian, Cina nel 1969.

Nel 1992 si laurea presso il Dipartimento di Incisione della National Academy of Fine Art di Hangzhou. Vive a Pechino. È artista, critico e curatore. È conosciuto per i suoi lavori di calligrafia, fotografia e video installazione. Le sue opere sono state presentate in tutto il mondo: Inside Out: New Chinese Art, PS1 Museum, New York e San Francisco Museum of Modern Art, 1998; Beijing in London, ICA, Londra 1999; Power of the Word, Faulconer Gallery, Grinnell College, Iowa, USA 2000; Translated Acts, Haus Der Kulturen der Welt, Berlin e Queens Museum, New York, 2001; 25. Biennale di San Paolo in Brasile.

A metà degli anni 90 scrive inoltre di Conceptual Art e Performance Art, arrivando alla così detta controversia del significato, il più importante dibattito teorico nel mondo dell’arte cinese.Nel 1996 Qiu Zhijie è co-organizzatore di Phenomena&Image, la prima mostra di video arte all’Accademia Cinese di Belle Arti a Hangzhou e pubblica due libri che comprendono i documenti più importanti della storia della video arte nel mondo, diventando un importante punto di riferimento nel campo dell’arte e delle nuove tecnologie in Cina.

Nel 1999 cura nel seminterrato di un palazzo residenziale a Pechino la mostra Post-sense Sensibility – Alien Bodies & Delusion, dedicata alle opere estremamente sperimentali della nuova generazione, diventando così una personalità di spicco e portavoce delle nuove avanguardie artistiche nazionali.Nel 2001 è stato uno dei direttori capo dell’importante rivista “Next Wave” e nel 2002 è divenuto co-curatore della collettiva artistica pechinese Long March Project. Fondazione Querini Stampalia Santa Maria Formosa Castello 5252, 30122 Venezia

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