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Lula vola in Russia e in Cina: doppia missione per parlare di pace e dazi

Imagoeconomica

Mentre in Europa continuano a spirare venti di guerra, un leader del mondo sudamericano si accinge a una doppia visita ufficiale in Russia e in Cina, dal grande significato geopolitico. È il presidente brasiliano Lula, sbarcato ieri a Mosca e che rimarrà in Russia fino a sabato, per poi volare verso Pechino all’inizio della prossima settimana. Lula incontra Vladimir Putin per parlare di affari (tra i due Paesi nel primo trimestre 2025 è intercorso uno scambio commerciale di 12,4 miliardi di dollari) ma soprattutto per cercare di essere più convincente di Donald Trump come mediatore per la pace in Ucraina.

Lula, missione di pace in Russia e Cina: perché

Il tentativo del presidente del Brasile è significativo perché da un lato la prima economia del Sudamerica è alleata di Russia e Cina nel gruppo Brics (e infatti sulla strategia diplomatica per l’Ucraina gli fa sponda pure il presidente cinese Xi Jinping), ma fa pure parte a tutti gli effetti del blocco occidentale per legami politici, economici e culturali. Il Brasile infatti è membro del G20 (di cui ha avuto la presidenza di turno l’anno scorso, accogliendo i leader a Rio de Janeiro) e alla fine di quest’anno ospiterà la COP30 a Belem, in Amazzonia. Il ruolo di Lula può dunque essere il trait d’union tra l’asse euro-atlantico, che con Putin ci parla al massimo al telefono e ha imposto severe sanzioni alla Russia, e il fronte Brics di cui il Cremlino fa parte e con cui Brasilia continua a intrattenere rapporti commerciali come se niente fosse.

Lula e i legami tra Brasile e Russia

“Il Brasile vuole la pace e un dialogo costante con la Russia”, ha anticipato l’ambasciatore Eduardo Saboia alla vigilia della visita fortemente simbolica. I legami tra Brasile e Russia sono solidi al punto che il viaggio di Lula è stato preceduto dalla missione della first lady Janja da Silva, che a San Pietroburgo ha ricevuto la proposta di laurea honoris causa per il marito dalla storica Università Statale, fondata nel 1724, dicendosi “piena di orgoglio”. Il presidente brasiliano la ritirerà in questi giorni, in mezzo agli altri impegni tra cui spiccano le celebrazioni per gli 80 anni dalla vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale. Per l’evento Putin ha invitato 29 leader mondiali ma l’unica presenza confermata, dal mondo occidentale, è proprio quella di Lula, mentre pare difficile che arrivi qualcuno dagli Stati Uniti, sebbene l’invito sia stato regolarmente recapitato all’ambasciata.

Lula e la Cina

Ci sarà invece Xi Jinping, che a seguire riceverà l’omologo sudamericano a Pechino il 12 e 13 maggio. In quella occasione si parlerà del vertice Brics in programma a luglio e che ancora una volta sarà ospitato in Brasile, a Rio de Janeiro. E poi di affari, ma non solo. La Cina è il Paese al quale i lusofoni destinano oltre un quarto di tutto ciò che esportano, in particolare soia, carne bovina, carne di pollo, caffè e tanto altro. In tempi di dazi, Pechino si sta organizzando per accaparrarsi le preziosissime materie prime sudamericane, fondamentali per nutrire la sua popolazione di oltre un miliardo di persone e per avvantaggiarsi nella sfida tecnologica con gli Usa.

Lula, il Brasile e le materie prime “critiche”

Il Brasile infatti, e tutta l’America Latina, è un pozzo di commodities alimentari e minerarie, comprese le famose materie prime “critiche” che servono per la transizione energetica. La Cina già vi attinge (già oggi ad esempio compra dal Sudamerica il triplo della soia che compra dagli Stati Uniti) e lo vuole fare ancora di più per proteggersi dalle tariffe commerciali o comunque dall’atteggiamento ostile della Casa Bianca. Lula e Xi però si accingono a firmare accordi strategici che non riguarderanno solo il commercio. Mentre infatti sembra che gli Usa facciano di tutto per rendersi antipatici, la Cina tesse tele e potenzia la sua sfera di influenza nel mondo, per fare sì che le nuove generazioni del pianeta non solo continuino a comprare cinese ma sostituiscano, perché no, il “sogno americano” con il “sogno cinese”.

C’è un mondo fuori dall’Occidente?

Ecco perché i due leader parleranno anche di scambio di conoscenze, dando seguito a partenariati che già coinvolgono 39 università nei due Paesi per diffondere ad esempio l’insegnamento della lingua portoghese in Cina, o le competenze per ridurre il gap digitale in Brasile, fino a costituire un Istituto sino-brasiliano di Ingegneria avanzata per rafforzare la collaborazione sulle auto elettriche, che aziende cinesi come Byd già producono e vendono in Sudamerica, mentre in Europa e Nordamerica gli si prova a fare il solletico con i dazi. C’è un mondo fuori dall’Occidente.

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