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L’Inter stravince il derby e resta in testa davanti a una Juve sbiadita

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Provate a fermarla, se ci riuscite. L’Inter vince anche il derby e mantiene così il primato in vetta alla classifica, per giunta a punteggio pieno con 9 gol fatti e uno solo subìto. Il Milan invece si lecca le ferite per l’ennesima stracittadina persa (l’ultima vittoria in campionato risale al 31 gennaio 2016, da allora 3 pareggi e 4 sconfitte) e, soprattutto, fa i conti con un’altra partita sbagliata, l’ennesima di questo deludente  inizio di stagione. Al di là degli episodi, infatti, sono state le idee di Conte, nette e precise, ad avere la meglio su quelle confuse di Giampaolo, senza però far passare in secondo piano il rendimento individuale di alcuni giocatori nerazzurri, clamorosamente superiore a quello dei rossoneri.

Il risultato è che l’Inter ha vinto 2-0 e il risultato, al netto delle occasioni avute, sta addirittura stretto, a dimostrazione di un lavoro che sta funzionando alla grande, oltre ogni più rosea aspettativa. Per il Milan invece è il momento di fermarsi un attimo e riflettere sui propri limiti tecnici e di personalità, ma anche sul lavoro di un allenatore che, per il momento, è lontanissimo dal quel “testa alta e giochiamo a calcio” enunciato a pieni polmoni nel giorno del raduno. Le sue idee faticano a vedersi e la squadra, nonostante le parole cariche d’ottimismo di ogni vigilia, non riesce a trovare un’identità precisa a cui affidarsi, nei momenti buoni e in quelli più complessi. 

Giampaolo ha provato a spiazzare tutti lasciando in panchina sia Rebic che Paquetà e affidandosi a Leao, per un 4-3-3 ibrido con il portoghese e Suso a supporto di Piatek. Conte invece ha confermato il 3-5-2 delle prime uscite, avanzando però D’Ambrosio a centrocampo e scegliendo Barella al posto di Vecino. Mosse apparse azzeccate sin dai primi minuti, con la sua Inter più volte vicina al gol a fronte di un Milan impaurito e sperduto. All’11 Rodriguez ha sfiorato l’harakiri con un retropassaggio folle, al 18’ Donnarumma ha fermato Lukaku con una gran parata, al 21’ D’Ambrosio ha colpito un clamoroso palo a porta vuota, al 36’ Lautaro Martínez s’è visto annullare un gol per un fuorigioco di pochi centimetri dello stesso D’Ambrosio. 

Tante occasioni sbagliate hanno però ridato un minimo di coraggio ai rossoneri, che al 39’ hanno fatto venire i brividi ai rivali con una cavalcata di Suso (provvidenziale l’intervento di Asamoah) e al 43’ hanno prodotto la miglior palla-gol del (loro) match con Piatek, sciagurato nello sprecare un colpo di testa su assist di Leao. A inizio ripresa però l’Inter è tornata a macinare gioco e al 48’ ecco il gol spacca-equilibrio con Brozovic, il cui tiro, deviato da Leao, ha battuto l’incolpevole Donnarumma: minuti di tensione per via dell’iniziale annullamento di Doveri per fuorigioco di Martinez, prima che il Var dimostrasse la passività dello stesso e dunque la regolarità della rete.

Inter in vantaggio e partita totalmente in discesa, tanto più al cospetto di un Milan incapace di reagire con logica e idee. Al 61’ Lautaro ha nuovamente impegnato Donnarumma, poi, al 77’, ecco la zuccata di Lukaku a far esplodere la Nord e con lei tutto il popolo nerazzurro. Da lì in poi è stata solo un’esibizione, con la goleada Inter fermata solo dai legni di San Siro, fatali sia per Politano (80’) che per Candreva (93’). Il Milan? Solo un palo esterno del neo entrato Hernandez (86’) e un preoccupante mix di confusione e rassegnazione, quasi non si aspettasse altro che il fischio finale dell’arbitro. “C’è molta soddisfazione, i ragazzi hanno disputato una buonissima partita – il commento di Conte. – Venivamo da un gara in Champions che ci aveva lasciato l’amaro in bocca e dato ancora più carica. E’ una vittoria meritata, sono contento per i ragazzi e per i nostri tifosi. Era il mio primo derby, ci tenevo a fare bella figura”.

“Abbiamo iniziato la gara con qualche titubanza, poi ci siamo ripresi e abbiamo giocato alla pari nel primo tempo – la replica di Giampaolo. – Poi il gol ha rotto l’equilibrio e ci siamo disuniti, reagendo in maniera disordinata, emotiva, non matura. L’Inter ha qualcosa in più in termini di esperienza…”. Sarà, intanto però la classifica vede già un divario di 6 punti, troppi in sole 4 giornate.

Il trionfo dei nerazzurri sarebbe stato ancor più completo se la Juve, poco prima del derby, non avesse battuto il Verona, seppur al termine di una partita molto più combattuta del previsto. La prima versione del turnover “sarriano” si salva solo per il risultato, un 2-1 firmato dall’inedita coppia Ramsey-Ronaldo, non certo per il gioco espresso, ancora lontano dai desideri della casa madre. La Juve, schierata con Buffon in porta, Demiral in difesa, Ramsey e Bentancur a centrocampo, Dybala in attacco, ha faticato a battere un Verona coriaceo e deciso a giocarsi le sue chance. Anche perché, complici 17” di follia, è stata proprio la squadra di Juric a passare in vantaggio per prima, nonostante Di Carmine abbia sprecato un rigore (fallo di Demiral) sul palo: sulla ribattuta Lazovic ha colpito la traversa, poi, sul proseguo dell’azione, Veloso ha trovato l’1-0 con un fantastico tiro sotto l’incrocio (21’).

Juve in difficoltà ma capace di tirar fuori le solite qualità individuali, anche con un pizzico di fortuna: il tiro di Ramsey infatti sarebbe finito tra le braccia di Silvestri ma la deviazione di Gunter l’ha mandato in rete, per l’immediato 1-1 (31’). A inizio ripresa l’episodio decisivo con Gunter, ancora lui, a commettere fallo su Cuadrado per un rigore che Ronaldo, a differenza di Di Carmine, ha scaraventato in porta (49’). Da lì in poi ci si sarebbe aspettata una Signora sul velluto, invece è stato il Verona a sfiorare più volte il gol, prima con Di Carmine (69’, salvataggio di Bonucci), poi con la doppia occasione Lazovic-Veloso al 90’, sventata da Buffon e dal palo esterno.

“È importante aver fatto punti, siamo stati bravi a ribaltare una partita che si era fatta difficile contro una squadra in salute – l’analisi di Sarri –. Siamo in fase di costruzione, si perde la tendenza a difendere in avanti e per una squadra che vuole giocare come noi questo è pericoloso. Serve tempo, a Empoli abbiamo preso 25 gol nelle prime nove partite, a Napoli abbiamo sofferto i primi due-tre mesi: la squadra non ha serenità nell’uscire dietro quando ci pressano”.  

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