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L’Inter liquida il Milan e si prende un pezzo di scudetto

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Un pezzo di scudetto si colora di nerazzurro. Per l’altro servirà confermarsi anche nelle prossime 15 giornate, ma questo derby ha tutta l’aria di poter lasciare un segno sul campionato, sia per chi l’ha vinto che per chi l’ha perso. Già, perché il 3-0 di San Siro ha un risvolto double-face: felicissimo per l’Inter, che puntella la sua leadership con un +4 in classifica, preoccupante per il Milan, costretto, a meno di una reazione immediata, a ridimensionare i propri obiettivi, tanto da dover cominciare a guardarsi le spalle dalle inseguitrici. Domenica prossima, infatti, mentre la capolista ospiterà il Genoa, dovrà affrontare la trasferta dell’Olimpico contro la Roma, anche se il pareggio giallorosso a Benevento la tiene ancora a distanza di sicurezza. A completare l’assembramento alle spalle dei rossoneri, poi, il successo dell’Atalanta sul Napoli, il tutto in attesa che Juventus faccia la sua mossa nel posticipo odierno contro il Crotone (ore 20.45).

Insomma, la domenica di Pioli è stata decisamente nera, mentre Conte può esultare a pieni polmoni: la sua Inter, nel giro di una settimana, è passata dal ruolo di inseguitrice a quello di stabile capolista. “Devo fare i complimenti ai ragazzi, sono stati gli assoluti protagonisti – le sue parole in conferenza stampa – La mia vittoria più bella in nerazzurro? Io mi auguro che sia sempre la prossima, ma sicuramente è stata una grande partita. Non so se può essere la spallata decisiva al Milan, a livello psicologico temo tanto le prossime due gare contro Genoa e Parma, sono ostiche e dovremo dimostrare di aver fatto lo step necessario per rimanere in vetta fino alla fine. Ci diranno tanto su cosa vogliamo fare da grandi”.

Umore opposto in casa rossonera, dove si può iniziare a parlare di crisi. Certo, la stagione del Diavolo, alla luce delle premesse estive, resta ottima, ma è evidente che il rendimento è clamorosamente calato: questa settimana, con il ritorno di Europa League con la Stella Rossa e la trasferta di Roma, rischia di diventare addirittura decisiva per le ambizioni europee di Gazidis e company. “Sicuramente ha pesato molto il gol subito dopo 5′, nel primo tempo abbiamo fatto fatica a trovare il ritmo, tutto ciò che abbiamo messo nel secondo – ha sospirato Pioli – Non siamo riusciti a fare gol nel nostro momento migliore quando meritavamo il pareggio, Handanovic era tanto tempo che non parava così tanto e così bene. La squadra ha messo in campo tutto, è stata una settimana difficile, però ci rifaremo”.

Derby vinto sin dai primi minuti per l’Inter, e non solo per la voglia di ricordare Mauro Bellugi, omaggiato dalla Curva Nord con uno striscione fuori dallo stadio e dalle squadre nel minuto di silenzio prepartita. Alla prima occasione i nerazzurri hanno fatto centro con Lautaro, lasciato libero di colpire di testa dalla colpevole difesa rossonera (5’), dopodiché hanno cercato più volte il 2-0, fino al risveglio del Milan. Tra gli ultimi 5’ del primo tempo e i primi del secondo i rossoneri hanno avuto cinque occasioni da gol nitide, in tre delle quali Handanovic si è dimostrato insuperabile, due volte su Ibrahimovic e una su Tonali. E quando l’Inter, con un contropiede magistralmente finalizzato da Lautaro (57’), ha raddoppiato, s’è capito che il derby si era ormai colorato di nerazzurro, cosa poi confermata dallo splendido gol di Lukaku (66’), che ha letteralmente mandato in archivio ogni discorso.

Il successo di Conte regala alla Juventus una ghiotta occasione di avvicinare il Milan: in caso di vittoria contro il Crotone, infatti, i punti in meno dei rossoneri diventerebbero 4, ma con una partita in meno. Ma la Signora deve vincere a prescindere e non solo perché i calabresi, tristemente ultimi in classifica, non possono rappresentare un ostacolo: di mezzo c’è la serenità di un ambiente abituato a vincere e invece costretto a fare i conti con un momento difficile, certificato dalle sconfitte di Napoli e Oporto, che hanno rimesso in discussione il lavoro di Pirlo.

“È una sfida importante per continuare il cammino per la lotta per lo scudetto, sappiamo che sarà una sfida molto difficile – ha spiegato il tecnico bianconero – Il Crotone è una squadra che gioca bene a calcio, nonostante non siano sempre arrivati i risultati ha sempre la propria filosofia di gioco, sta facendo vedere cose interessanti”. Dichiarazioni di circostanza, ma figlie pure di un momento complicato anzitutto in zona gol, con la Juve mostratasi improvvisamente sterile.

Anche stasera le premesse non sono il massimo, con Ronaldo costretto agli straordinari (nei piani di inizio mese poteva essere il suo turno di riposo) in virtù di un Dybala ancora non convocato e di un Morata non al meglio per via di un virus intestinale e destinato solo alla panchina. Pirlo poi dovrà rinunciare a Bonucci, Cuadrado, Chiellini e Arthur, anche se il suo 3-5-2 sarà ampiamente competitivo con Buffon in porta, Danilo, Demiral e De Ligt in difesa, Chiesa, Ramsey, Bentancur, McKennie e Alex Sandro a centrocampo, Kulusevski e Ronaldo in attacco. Classico 4-3-3 anche per Stroppa, che tenterà l’impresa storica con Cordaz tra i pali, Rispoli, Djidji, Golemic e Reca nel reparto arretrato, Molina, Petriccione e Vulic in mediana, Messias, Di Carmine e Ounas nel tridente offensivo.

Juventus che, in caso di vittoria, scavalcherebbe ben tre squadre e si porterebbe da sola al terzo posto in classifica, davanti a una Roma che ieri, in quel di Benevento, non è andata oltre al pareggio. Uno 0-0 piuttosto povero di occasioni quello del Vigorito, ma comunque intenso: basti pensare che al 95’ l’arbitro ha dato un rigore ai giallorossi, per poi toglierglielo dopo una segnalazione di fuorigioco da parte del Var.

Benevento non è un campo facile, ma il rammarico per Fonseca resta grosso, in virtù di una partita giocata all’attacco, specialmente dopo l’espulsione di Glik, che ha lasciato i campani in inferiorità numerica per gran parte del secondo tempo. Ma la Roma, nonostante un finale all’arrembaggio, non è riuscita a segnare, gettando al vento l’occasione di portarsi a ridosso del Milan, a una settimana dallo scontro diretto dell’Olimpico. “È stata una partita difficile – l’analisi del tecnico portoghese – Il Benevento si è chiuso bene, noi siamo arrivati negli ultimi 30 metri senza difficoltà, ma poi ci sono mancate le iniziative individuali: dovevamo essere più concreti”.

A un posto d’alta si classifica si candida anche l’Atalanta, vittoriosa sul Napoli con un pirotecnico 4-2. Successo pesantissimo per gli uomini di Gasperini, che si portano a quota 43 assieme alla Lazio, davanti alla Juve (che però gioca stasera), ma soprattutto a +3 sugli azzurri, costretti invece a fare i conti con la sesta sconfitta nelle ultime 12 partite. Per i bergamaschi questa vittoria firmata da Zapata (52’), Gosens (64’), Muriel (71’) e Romero (79’), oltre ai 3 punti pesantissimi in chiave Champions, è un ottimo viatico in vista del Real Madrid, prossimo avversario di mercoledì; il Napoli di Gattuso, dal canto suo, torna a casa con un ko che vale un misero settimo posto, nonostante una prova di cuore, ben oltre il gol di Zielinski (58’) e l’autorete di Gosens (76’), che sembravano poter riaprire la partita. L’Atalanta si presenta così agli ottavi con il morale a mille, gli azzurri, invece, continuano a perdere i pezzi (da segnalare la brutta caduta di Osimhen, oltre agli acciacchi di Insigne e Politano), il che non induce particolari sorrisi in vista del Granada, con cui servirà una partita decisamente diversa rispetto a quella di ieri.

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