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Le piccole imprese aprono alla sostenibilità

Tutte le volte che l’industria italiana si avvicina al tema della sostenibilità, le piccole e medie imprese si chiedono come fare. Perché se le grandi aziende affrontano l’argomento attingendo ai propri bilanci, le piccole molto spesso fanno fatica già a far quadrare i conti a fine anno. Figuriamoci se dagli utili devono detrarre anche somme per sostenere la produzione pensando agli impatti ambientali, al riciclo e al recupero dei materiali. Scopriamo, allora, che solo un’azienda su quattro (26%) ritiene che le pratiche ESG (Environmental, Social, Governaance) contribuiscano alla creazione di valore. C’è coscienza degli impatti delle loro attività sulla vita delle persone, sulle comunità, però si preferisce aspettare. Un approccio attendista, come lo definisce la Global Strategy, società di consulenza finanziaria e partner Equity Markets di Borsa Italiana, che ha curato l’ultimo studio su Sostenibilità e creazione di valore.

Grazie al lavoro svolto, sappiamo che sette aziende eccellenti su 10 adottano politiche di sostenibilità e diffondono comportamenti virtuosi. Quelle di media capitalizzazione – patrimonio e vanto della nostra economia – hanno conoscenza del valore della sostenibilità, della sua modernità, ma quando devono decidere come coniugarla con la produzione si fermano. Le 722 aziende selezionate tra oltre 10.000 di uguali dimensioni sono state valutate nella prospettiva di generare nuovo valore, guadagnare in competitività e gestire l’esposizione ai rischi. “Dallo studio il dato più evidente che emerge è che molti degli imprenditori eccellenti adottano già oggi, spesso in modo inconsapevole e poco gridato, comportamenti virtuosi – ha spiegato Antonella Negri-Clementi, Presidente e CEO di Global Strategy –La sfida sarà quella di integrarli nel loro modello di business e nelle strategie aziendali”.

L’analisi è stata fatta su imprese manifatturiere, dei servizi e del commercio, che negli ultimi cinque anni hanno registrato indici di crescita, redditività e solidità patrimoniale superiori alla media del proprio settore. Il modo di produrre, tuttavia, si sta trasformando sin dagli approvvigionamenti, coinvolgendo fornitori e gestori di servizi: il 44% delle aziende intervistate dichiara di aver già fatto una tale scelta. Sostenibilità non vuol dire solo il ciclo economico, ma una strategia che includa anche valori sociali, umani e culturali. È risaputo che senza condivisone e convinzione dei soggetti attivi, dei lavoratori, non si avranno buoni risultati. Le grandi multinazionali investono ore di lavoro per aumentatele la sensibilità dei dipendenti su temi globali. Nelle PMI è molto diverso. Per questo la situazione analizzata rimanda inevitabilmente a scelte politiche e di governo che si andranno a definire nelle prossime settimane. Due piani di intervento, a nostro parere: agevolazioni economiche e clima sociale favorevole. È palese, dicono i ricercatori, che comportamenti legati al corretto riciclo dei rifiuti, al ricorso alle energie rinnovabili e alla riduzione delle emissioni siano da dare quasi per scontate in un’azienda che ambisca all’eccellenza. Ma c’è bisogno di una spinta autorevole, da Stato lungimirante per “riconoscere l’ineluttabilità della sostenibilità in ottica ESG”. Le proprietà sono attente ed è già un passo avanti apprendere che non vogliono solo fare soldi a tutti i costi. In una scala da 1 (nulla) a 5 (molto alta) le convinzioni etiche dei proprietari delle microaziende sono l’elemento più importante, con un punteggio medio di 3.8. Ma il convincimento morale, di per sé significativo, non entra ancora nelle strategie e nelle policy di aggressione dei mercati. Rischiamo di parlarne ancora a lungo, se questi studi che a buon diritto sono parte di una green economy trasversale con piccole e grandi industrie non saranno tenuti nel giusto conto dai decisori politici.

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Categories: Economia e Imprese