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Le pagelle della A: Lazio e Milan sugli scudi, Juve così così, male la Roma, pessime Inter e Napoli

LAZIO, IL TABU’ DERBY E’ FINITO!
DECIDE KLOSE ALL’ULTIMO RESPIRO.
REJA SFATA LA CABALA: “NON CREDEVO PIU’ ALLA VITTORIA”.

VOTO: 7

Ha vinto la Lazio, all’ultimo respiro di un match bello e vibrante, realizzando quello che è il sogno di tutti i tifosi. Perchè avere la meglio sui rivali di sempre con un gol al 94esimo è semplicemente il massimo. Esulta la Lazio ed esulta soprattutto Edy Reja, che sfata la cabala derby (ne aveva persi 4 su 4) e risponde a Totti nel modo più perfido possibile. Al gol di Klose, il tecnico biancoceleste è letteralmente esploso di gioia, con una corsa sotto la curva Nord che gli è costata perfino un’espulsione (a proposito, qualcuno ci spiega a cosa serve una regola come questa!?). Sfatato il tabù, Reja potrà finalmente godersi gli elogi della piazza laziale, e forse chissà, ricominciare da capo un rapporto fin qui molto complicato: “Mi auguro che sia così – ha detto il tecnico nel dopo gara – anche se devo dire che i tifosi ci sono sempre stati vicini”. Sarà, ma qualche tempo fa, parlando dell’ambiente biancoceleste, parlò di “cornice marcia”…
Chissà che cosa avrà pensato Reja quando Osvaldo, dopo pochi minuti, aveva scherzato con la difesa della sua Lazio, festeggiando il gol con una maglia con su scritto “Vi ho purgati anch’io”, remake di quella indossata da Totti tanti anni fa (quella del capitano recitava “Vi ho purgati ancora”). Sembrava l’ennesimo derby storto per i biancocelesti, poi il vento è cambiato a inizio ripresa, quando un fallo di Kjaer (peraltro discutibile) ha regalato un rigore alla Lazio, oltre che la superiorità numerica. A quel punto, sull’uno a uno (Hernanes) e con l’uomo in più, in campo c’è stata solo una squadra. La porta di Stekelenburg sembrava stregata: traversa di Klose, palo (meraviglioso!) di Cissè, destro a giro di Lulic tolto dall’incrocio. Sembrava finita, poi il panzer tedesco, che fino a pochi giorni fa sembrava addirittura non poter giocare, ha sfruttato un grande assist di Matuzalem e ha fatto quello per cui è stato preso. Entrando di diritto nella storia della Lazio.

JUVE, ANCORA UNO STOP IN PROVINCIA!
A VERONA L’UNICA EMOZIONE E’ IL PALO DI DEL PIERO.
L’ARBITRO DE MARCO SCONTENTA TUTTI.

VOTO:  5,5

“Non sbaglieremo l’approccio alla gara, ne sono sicuro”. Aveva parlato così Antonio Conte alla vigilia della partita contro il Chievo, forse perché sentiva il bisogno di esorcizzare quello che in casa Juventus è diventato un problema. Grande con le grandi e piccola con le piccole si diceva l’anno scorso della squadra di Delneri, e non era certo un complimento. Perché se batti Inter e Milan e poi perdi punti in provincia non fai molta strada. Conte lo sa bene, ecco perché sta lavorando molto sulla mentalità dei suoi, e in questo senso qualche miglioramento a Verona si è visto. Al Bentegodi la Juve ha cominciato bene, carica, grintosa e motivata. Poi, sono venuti fuori i limiti di una squadra ancora imperfetta, come ammesso da Conte nel post – partita: “Qui c’è ancora molto da lavorare – ha detto il tecnico bianconero – io lo so bene, l’importante è che se lo ricordino anche gli altri, giornalisti compresi”. Il problema della Juve è stato nella mancanza di guizzi dei suoi campioni: male Vucinic, Pepe e Vidal, malissimo Krasic (dove sono finiti quelli che lo chiamavano “il nuovo Nedved”!?), le uniche emozioni le ha date l’eterno Del Piero. Entrato nel finale, Alex ha colpito un palo clamoroso, che avrebbe potuto regalare alla Vecchia Signora tre punti pesantissimi. Sarebbe stato troppo per un ottimo Chievo, che non può più essere considerato una sorpresa. Compatta, tignosa e tatticamente perfetta, la squadra di Di Carlo ha imbrigliato la Juve, rischiando addirittura di vincere la partita. A dire il vero, un gol il Chievo lo stava per fare già nel primo tempo, ma un errore dell’arbitro De Marco (il fallo di Thereau su Pirlo non c’era) ha fermato tutto. Da lì in poi, il direttore di gara ne ha combinate di tutti i colori, scontentando padroni di casa (che recriminano anche su due rigori) e ospiti (Cesar andava espulso nel primo tempo). Onore al Chievo, da rivedere la Juve, che conferma ancora una volta di avere dei limiti lontano da Torino (nelle 3 trasferte disputate finora, ha raccolto solo una vittoria).

ROMA, E’ AMARO IL PRIMO DERBY DELLA “NUOVA ERA”.
I GIALLOROSSI PAGANO UNA GROSSA INGENUITA’ DI KJAER.
LUIS ENRIQUE INCREDULO: “MAMMA MIA, CHE PECCATO!”

VOTO: 5

Quando un derby finisce così, non c’è solo la gioia (sfrenata) del vincitore. L’altra faccia della medaglia è la delusione feroce di chi ha perso, e si trova a dover ripartire dopo una mazzata non indifferente. A Roma il derby vale doppio, nel bene e nel male. E così, sarà interessante capire come reagirà la squadra di Luis Enrique, già dalla prossima partita contro il Palermo. E pensare che il match contro la Lazio era cominciato bene, anzi benissimo. Neanche nei sogni della vigilia il tecnico spagnolo aveva immaginato di trovarsi in vantaggio dopo pochi minuti (Osvaldo, al 4°gol consecutivo in campionato) con la possibilità di gestire la partita. Ma il punto forse è proprio questo: questa Roma non è fatta per controllare una gara, semplicemente non è nel suo dna. E così i giallorossi hanno cercato il raddoppio, sfiorandolo più volte nel primo tempo ma lasciando spazi invitanti agli avversari. Che a inizio ripresa hanno colpito. L’episodio che ha cambiato la gara è stato senza dubbio il rigore fischiato a Kjaer, con conseguente espulsione. A rivedere le immagini, si percepisce un tocco (leggero) su Brocchi lanciato in velocità, quel tanto che basta per concedere il tiro dal dischetto e mostrare il cartellino rosso allo sbadato danese. Perchè mai Luis Enrique ha scelto lui e non Burdisso, che fino a ieri aveva sempre giocato con Heinze? Ma la coppia di centrali difensivi, non andrebbe cambiata il meno possibile? Interrogativi che restano tali, visto anche l’ostracismo di Luis Enrique a rispondere sulle questioni tecniche. Intendiamoci, una partita persa al 94esimo ha sempre una componente di sfortuna, ma la Roma di ieri ha fatto un passo indietro rispetto a quella vista prima della sosta. Fare allarmismi ora sarebbe deleterio, ma è chiaro che questo derby azzera il credito accumulato fin qui da Luis Enrique. Che dopo appena due settimane sugli allori, sarà costretto a tornare in trincea. 

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