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Lazio-Inter e Milan-Frosinone tra rimpianti e rivincite

Doveva essere un big match decisivo per la zona Champions, invece rischia di essere utile per lo spettacolo e poco più. Lazio-Inter non inciderà sull’alta classifica: colpa dei biancocelesti, confinati al nono posto in classifica, ma soprattutto dei nerazzurri, staccati di 7 punti dalla Roma e ormai prossimi ad abbandonare i sogni di gloria. Solo la matematica infatti dice che il gradino più basso del podio è ancora raggiungibile: la logica, invece, rende impossibile pensare a un crollo totale dei giallorossi in sole 3 giornate.

“Noi ci proveremo fino alla fine – ha sospirato Mancini. – Dobbiamo chiudere bene il campionato anche per non inficiare il lavoro fatto, questa non è stata una stagione disastrosa e voglio che i tifosi lo sappiano. Siamo quarti dietro a squadre più attrezzate di noi e per 20 partite siamo andati alla grande, poi purtroppo abbiamo avuto un calo fisiologico. Io continuo a darmi un voto insufficiente perché sono esigente e volevo riportare l’Inter in Champions, il giudizio complessivo però resta ottimo”.

Il tecnico di Jesi sa bene che il popolo nerazzurro è diviso e da buon condottiero cerca di compattarlo sotto un’unica visione. Ma il mancato raggiungimento del terzo posto sa tanto di fallimento e l’imputato principale, ça va sans dire, è proprio lui. Molti interisti sognano Simeone (che l’anno prossimo non si muoverà da Madrid), Mancini fa spallucce e pensa già a lavorare per la stagione successiva. “Il Cholo ha costruito una squadra importante, posso solo fargli i complimenti – il suo pensiero. – Noi dobbiamo migliorare la rosa attuale ma è difficile parlare di mercato adesso, non sappiamo ancora cosa potrà accadere”.

Meglio restare concentrati sulla Lazio allora, avversaria nel posticipo dell’Olimpico (ore 20.45). Mancini, ex della partita e grande amico di Simone Inzaghi (fu proprio lui a convincere Cragnotti ad acquistarlo nell’estate del 1999), dovrebbe optare per un 4-2-3-1 con Handanovic in porta, Nagatomo, Miranda, Murillo e D’Ambrosio in difesa, Medel e Kondogbia a centrocampo, Brozovic, Jovetic e Perisic sulla trequarti, Icardi in attacco. La Lazio, all’ultima chiamata per provare a raggiungere l’Europa League, risponderà con un 4-3-3 con Marchetti tra i pali, Basta, Bisevac, Gentiletti e Konko nel reparto arretrato, Onazi, Cataldi e Lulic in mediana, Candreva, Klose e Keita là davanti.

Ma la domenica delle milanesi comincerà qualche ora prima, quando il Milan riceverà a San Siro il Frosinone (ore 15). Partita delicatissima per entrambe le squadre, seppur per motivi differenti. Se i ciociari si giocano le residue speranze di salvezza e devono vincere soprattutto per la classifica, i rossoneri sono chiamati a salvare la faccia dopo le bruttissime figure con Carpi e Verona.

Il sesto posto conta, è chiaro, ma a questo punto il Milan deve rialzarsi a prescindere dai punti, senza se e senza ma. “Il primo pensiero è vedere una squadra vogliosa e concentrata, proprio come in allenamento – ha spiegato Brocchi. – La speranza è che tutto questo esca fuori anche in partita, purtroppo in questo periodo ci disuniamo facilmente e troviamo molte difficoltà”.

Il tecnico non molla anche se ormai è chiaro che, a meno di clamorosi colpi di scena, non sarà lui a guidare la rivoluzione del prossimo anno. I nomi che circolano (Lippi su tutti) sono la logica conseguenza di una sfiducia generale nei suoi confronti, per quanto le responsabilità non possano certo essere addossate a lui, strappato dalla Primavera in fretta e furia e chiamato a un compito quasi impossibile.

Il 4-3-1-2 infatti, come già sperimentato da Mihajlovic, non è la panacea di tutti i mali ma Brocchi non ha nessuna intenzione di alzare bandiera bianca. “Non penso affatto di cambiare modulo – ha spiegato in conferenza stampa. – Qui è tutta questione di equilibri, non di numeri: gli errori che facciamo noi sono individuali, non di sistema. Purtroppo i ragazzi cercano di risolvere da soli e non attraverso i compagni, è su questo che dobbiamo lavorare”. Si andrà dunque avanti così, almeno fino al termine della stagione. In difesa, davanti a Donnarumma, ci saranno Abate, Alex, Romagnoli e De Sciglio, a centrocampo Kucka, Montolivo e Josè Mauri, sulla trequarti Honda (uno dei pochi a salvarsi dal disastro di Verona), in attacco Bacca e Balotelli.

Stellone, chiamato a vincere per tenere viva la speranza salvezza, risponderà con il consueto 4-4-2: Leali in porta, Matteo Ciofani, Russo, Blanchard e Crivello nel reparto arretrato, Frara, Gori, Sammarco e Paganini in mediana, Daniel Ciofani e Dionisi in attacco.

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