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La Roma degli obelischi: tutto quel che c’è da sapere in “Manifesto12”

Il 30 aprile del 1586, al suono della tromba, oltre 900 uomini e 75 cavalli cominciarono a tirare le corde dell’argano per spostare un obelisco alto 25 metri del peso di 330 tonnellate dal lato sinistro della Basilica di San Pietro al centro della Piazza. Fu un’impresa di grande impegno quella di trasportate il monolite di 28 metri fino a Roma dal lontano Egitto – 15 secoli prima. Posizionare l’obelisco non fu cosa facile nemmeno per Domenico Fontana, l’architetto scelto tra 500 concorrenti, determinato a portare a compimento l’impresa. Durante i lavori uno scricchiolio si levò dall’impalcatura che gemeva sinistramente, ecco, allora, che la campana suonò per arrestare il lavoro e lo stesso Fontana ispezionò immediatamente l’obelisco, ma ad eccezione di un disco di ferro tutto il resto era a posto, e l’opera pote’ proseguire.

Il 26 settembre l’obelisco viene eretto nel punto prestabilito, ma per Papa Sisto V che ha voluto l’operazione un solo obelisco non basta. Egli ben sapeva che in città vi erano molti altri di questi blocchi di pietra, trasportati dagli imperatori dall’Egitto come simboli della potenza imperiale e della popolarità di cui godevano a Roma i culti egizi, specialmente quello del sole a cui erano consacrati gli obelischi.
 
L’ultimo di questi monoliti era stato collocato dentro il Circo Massimo nel 357 d.c. dal secondo imperatore cristiano – Costanzo II. Nei secoli successivi vandali e devoti cristiani, desiderosi di estirpare dalla città santa i simboli del paganesimo, abbatterono tutti gli obelischi – a eccezione di quello posto a Piazza san Pietro.
 
Desideroso di ricreare la grandiosità dell’antica Roma, Sisto V incaricò ancora il Fontana di dissotterrare, e spostare l’obelisco di Costanzo dalle macerie del Circo Massimo per montarlo di fronte alla basilica di San Giovanni in Laterano. Un lavoro di grande impegno per Domenico, perché il monolite egizio era stato rotto in tre pezzi quando lo avevano abbattuto. 
 
I sedici obelischi di Roma continuano ad affascinarci, e nonostante la loro origine oggi sono diventati un simbolo importante della Città Eterna. Continua su MANIFESTO12

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