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La Lazio stende il Milan dell’ex Pioli, che dà l’addio alla Champions

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La Lazio esulta, il Milan fallisce ancora. Dalla ruota di San Siro escono 3 punti per la squadra di Inzaghi, firmati dai “soliti” Immobile e Correa, mentre i rossoneri tornano a casa con una sconfitta che, a meno di clamorose (e improbabili, a questo punto) rimonte, sancisce la fine delle ambizioni Champions.

Il campionato è ancora lungo, certo, ma il Milan continua a mostrare fragilità inaccettabili che non autorizzano all’ottimismo, tanto più che domenica prossima se la dovrà vedere con la Juventus, non esattamente l’avversario ideale per rilanciarsi.

La Lazio, dal canto suo, si conferma in un buonissimo momento di forma, impreziosito da un successo che in campionato, sul prato del Meazza, mancava addirittura da 30 anni: allora Paolo Maldini era in campo a siglare, suo malgrado, l’autogol decisivo per lo 0-1 finale, ieri invece sedeva in tribuna d’onore, a fare i conti con una squadra evidentemente costruita male, a cui nemmeno il cambio d’allenatore ha dato una scossa, quantomeno a livello di risultati.

“Era importante vincere per tante cose ma la squadra l’ha prestazione l’ha fatta creando anche dei pericoli alla difesa avversaria – si è difeso Pioli. – La strada è quella giusta anche se abbiamo perso ancora, i ragazzi sono usciti a testa bassa ma con la convinzione di aver dato molto e di essere squadra”.

Indubbiamente la prestazione c’è stata ma il risultato, a questo punto del campionato, non può essere considerato un optional. Partita divertente sin dall’inizio, proprio come da previsioni, quella di San Siro, che il Milan sceglieva di affrontare con Krunic al posto di Kessié e un tridente offensivo composto da Castillejo, Piatek e Calhanoglu, a fronte di una Lazio che rispondeva con Immobile e Correa. Attacco bollente, protagonista già al 6’ con il capocannoniere fermato da Donnarumma e ancor più vicina al gol al 23’, quando Ciro, servito da un Luis Alberto in grande spolvero, stampava sulla traversa la palla dello 0-1.

Poco male, perché la zampata arrivava comunque al 26’, con Immobile a staccare di testa in barba a una marcatura imbarazzante di Duarte. Guai però a pensare a un monologo biancoceleste: la squadra di Pioli era più che presente, tanto da reagire subito allo svantaggio, seppur con un po’ di fortuna. Il tocco di Piatek infatti trovava la deviazione decisiva di Bastos, per l’immediato pareggio rossonero (28’). Lì arrivava la prima svolta del match con Castillejo, sorprendentemente uno dei migliori in campo assieme a Calhanoglu, Bennacer e Krunic, costretto a uscire per un problema muscolare. Al suo posto Rebic, chiamato a sfruttare la chance e invece autore di una partitaccia al pari di Leao, mandato in campo da Pioli al 54’ al posto di Paquetà.

Il tecnico, vista la vena della sua squadra, cercava di vincerla aggredendo la Lazio ma il risultato è stato l’opposto. Il tridente “pesante” ha pagato pochissimo, permettendo invece a Inzaghi di guadagnare campo e sfruttare gli spazi a disposizione. All’84’ Luis Alberto, indubbiamente uno dei migliori, ha visto il varco giusto per lanciare Correa e l’argentino, complice un altro errore di Duarte, ha sfruttato l’assist al meglio battendo Donnarumma e regalando così ai suoi una vittoria importantissima, come dimostra il quarto posto in classifica, seppur assieme ad Atalanta e Cagliari.

“Abbiamo vinto meritatamente una gara importante contro una squadra che ha disputato un buon match, giocato una partita buonissima e fatto di tutto per vincere, volevamo spezzare il tabù San Siro dopo 30 anni – il commento entusiasta di Inzaghi. – Fuori dalla crisi? Ero tranquillo dopo le sconfitte, le nostre prestazioni erano all’altezza. Classifica? È prematuro parlarne, ora però abbiamo l’obbligo di alzare l’asticella”.

La corsa alla Champions, dopo questo weekend, è più viva che mai, con Roma, Lazio, Atalanta e Cagliari compresse in un solo punto. Il Milan invece naviga tristemente all’undicesimo posto, staccato di ben 8 lunghezze dal suo obiettivo stagionale. Che, di questo passo, andrà decisamente rivisto al ribasso.

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