X

La Juve rivede il paradiso, il Milan torna all’inferno

Juventus FC

Tre gol per dare l’assalto al settimo scudetto di fila, tre gol per dare l’addio a qualsiasi velleità di rimonta, sempre che ancora ce ne fossero. I primi sono quelli che la Juve ha rifilato al Bologna, i secondi quelli che il Milan ha preso dal Verona penultimo in classifica. Situazioni agli antipodi, eppure collegate da questo numero tre che, per una domenica, ha unito due big del nostro calcio che, al momento, vivono in due mondi diametralmente opposti.

Altri punti di vicinanza infatti non ce ne sono, come del resto dimostrano i 17 punti in classifica che dividono bianconeri e rossoneri. La Juve ha finalmente trovato la strada giusta e il successo di Bologna non fa che alimentare il sogno di vincere l’ennesimo scudetto, fino a qualche settimana fa in dubbio per via di un rendimento troppo altalenante.

Ora però il film è tornato a seguire il solito copione: la Signora entra in campo con la cattiveria giusta indipendentemente dall’avversario e il risultato, di conseguenza, la vede vincere e convincere. La resistenza del Bologna di Donadoni è durata meno di mezz’ora: al 27’ infatti Pjanic, seppur con la gentile collaborazione di Mirante, l’ha spezzata con una punizione delle sue.

E quando pochi minuti dopo (36’) Mandzukic ha raddoppiato con un bel sinistro al volo, s’è capito che il match era bello che indirizzato verso il successo della Juventus e il conseguente secondo posto in classifica, a meno uno dal Napoli capolista ma davanti a Inter e Roma, quest’ultima avversaria del prossimo turno.

Il gol di Matuidi al 64’ è servito solo ad arrotondare un risultato già deciso, tanto che l’aspetto più interessante del finale è stato osservare Dybala, entrato a un quarto d’ora dalla fine e capace di sprecare la rete del 4-0 per troppa ansia da prestazione (Higuain, libero a centro area, aspettava il pallone ma lui ha preferito calciare in porta senza però trovarla).

“La panchina gli fa bene, piano piano si sta ritrovando – ha glissato Allegri – Il merito della ritrovata compattezza è di tutti, di chi gioca e di chi sta fuori. Ciò che conta è continuare così e lottare alla pari contro grandi avversari, della Roma per esempio si parla poco ma è molto migliorata e può lottare fino alla fine”.

Chi invece non fa passi in avanti ma anzi deve fare i conti con l’ennesima sconfitta è il Milan, alle prese con un vero e proprio tracollo in quel di Verona. Il 3-0 subito dalla penultima in classifica dimostra come l’effetto Gattuso sia già finito e come i rossoneri siano ancora lontanissimi dall’essere la squadra che in estate era stata costruita per le zone di vertice.

“Abbiamo fatto una figuraccia pessima, non ci sono scusanti – ha sospirato il tecnico calabrese – Per 25’ abbiamo creato tanto e giocato bene, poi alla prima difficoltà ci siamo persi. Dobbiamo capire perché succede questo, i margini di miglioramento sono enormi ma purtroppo non riusciamo ad esprimerli, a volte sembra che ognuno ragioni con la sua testa e non da squadra”.

Parole dure, sincere, di chi si rende conto che il compito affidatogli, probabilmente, è davvero troppo difficile. Questo Milan infatti è da psicanalisi: dopo essere partito bene, ha incassato il gol dell’1-0 su palla inattiva (24’ aut. Donnarumma) e non ci ha più capito niente, specialmente nella ripresa.

Fallita l’ennesima occasione con Kalinic infatti c’è stato solo il Verona, che prima ha trovato il 2-0 col giovane Kean (55’), poi il 3-0 con Bessa (77’), ancora in contropiede. Un disastro, senza alcuna giustificazione. Nel calcio si può vincere o perdere con chiunque, ma sempre con dignità. E quella, il Milan, sembra davvero non sapere più cosa sia.

Related Post
Categories: Sport