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La Fed spaventa la Turchia (e i Paesi immergenti): anche la lira crolla per paura di Bernanke

La Fed minaccia il tapering, e i Paesi emergenti soffrono. Soprattutto le loro valute, e soprattutto – ad oggi – quella della Turchia, la cui lira prima dell’annuncio di Bernanke era quotata circa 1,8 per dollaro mentre adesso per ottenere la moneta americana ne servono quasi 2 (e contro l’euro la lira turca quota oltre 2,65, ai minimi assoluti). Questo perché come e forse più di altri Paesi emergenti, anche l’economia turca è particolarmente sensibile alla direzione del flusso di capitali stranieri: anche Amkara ha infatti un deficit delle partite correnti che deve essere finanziato attraverso capitali non domestici, deficit che secondo Eurostat arriva al 10 per cento, risultando peggiore (anche se di poco) di quello greco. Dei circa 6,7 miliardi di euro entrati nel Paese fra gennaio e maggio, circa un terzo ne sono già usciti nei due mesi successivi.

La crescita economica è inoltre attesa in rallentamento rispetto agli anni precedenti: dopo l’8 per cento annuo del 2010-2011, il Pil è cresciuto di appena il 2,2 per cento nel 2012 e dovrebbe crescere del 3 per cento quest’anno. Ma potrebbe non essere così semplice: le proteste dei mesi scorsi hanno contribuito a far vacillare la fiducia degli investitori nel governo guidato da Recep Tayyip Erdogan, che negli ultimi tempi, a differenza che negli anni scorsi, quelli del boom, sembra essere più interessato ad attuare riforme sociali in senso islamista piuttosto che sostenere l’economia turca. 

E dunque ecco che mentre la Federal Reserve statunitense potrebbe decidere nelle prossime settimane di cominciare il cosiddetto tapering, ovvero la riduzione del piano di acquisti a sostegno dell’economia, che attualmente procedono al ritmo di 85 miliardi di dollari al mese, la banca centrale turca ha lei già deciso di alzare il tasso di interesse overnight di 50 punti base, portandolo al 7,75 per cento: l’obiettivo, comune ad altri Paesi “emergenti”, è sostenere la valuta locale, in questo caso la lira turca, che sta subendo gli ormai notissimi effetti del previsto cambiamento di politica monetaria negli Stati Uniti.

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