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Klarna, le famiglie non ripagano le rate dei prestiti e le perdite raddoppiano: perché il “compra ora, paga dopo” non funziona più 

Imagoeconomica

Compra ora, paga dopo. Ma non sempre tutto va come deve andare. Per Klarna, infatti, quest’anno (tra gennaio e marzo) le perdite risultano più che raddoppiate perché i clienti non riescono più a ripagare le rate del prestito. A quanto ammontano le perdite? Nel primo trimestre 2025 hanno raggiunto i 99 milioni di dollari. E dunque, la principale fintech europea nel settore dei pagamenti dilazionati – con 100 milioni di utenti attivi in tutto il mondo – si trova oggi alle prese con un fenomeno che non è più marginale: le difficoltà di rimborso, via via più ampie, da parte dei consumatori che optano per un sistema di pagamento dilazionato anche per beni di stringente necessità. Un problema particolarmente serio negli Usa dove Klarna ha una fetta di utenza consistente.

Klarna, compra ora e paga dopo: come funziona

Il servizio “buy now, pay later” di Klarna – che permette al consumatore di pagare in tre rate senza interessi l’acquisto di un prodotto – negli anni ha agevolato l’incremento dei consumi mentre l’azienda forniva l’accesso al credito ai propri clienti. Per la compagnia svedese, i guadagni derivano sia dalle commissioni dei negozianti che accedono al servizio per le proprie attività sia dalle “more” derivate dai pagamenti in ritardo dei consumatori che non riescono a pagare le rate in tempo. La macchina però ora ha smesso di funzionare.

Klarna, perché le perdite sono raddoppiate

Secondo i dati che emergono, la fintech svedese ha registrato perdite da 99 milioni di dollari nel primo trimestre di quest’anno. Sempre stando alle informazioni, il 41% degli utenti di Klarna non riuscirebbe a pagare le rate nel tempo stabilito e questo dato è aumentato del 34% rispetto allo stesso periodo del 2024. Del crescente debito americano, peraltro, si continua a discutere: la Federal Reserve ha dichiarato che l’indebitamento delle famiglie è aumentato di 167 milioni di dollari nel primo quadrimestre del 2025, e la crisi di Klarna può essere uno dei tanti indicatori dell’aumento generale del debito statunitense. 

Klarna e la Borsa: perché tanti ritardi

Le perdite registrate nel primo trimestre, insieme alle incertezze derivanti dai dazi annunciati dall’amministrazione Trump hanno portato ad una ritardo notevole per la valutazione in Borsa dell’azienda. È dal 2023 che la compagnia svedese intende quotarsi a Wall Street ma per il momento non sembrano esserci segnali concreti. Negli ultimi anni la sua valutazione è passata dal 46 miliardi (nel 2021) ai 15 miliardi di dollari attuali. 

Il tentativo di ricorso all’intelligenza artificiale

In un’ottica di riduzione dei costi, nel 2023 l’ad di Klarna aveva annunciato di voler collaborare con ChatGpt per incrementare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle operazioni dell’azienda. Così, era stato tagliato il 40% della forza lavoro, e l’azienda era passata da 5.000 dipendenti a 3.000. Nel 2024, l’ad ha però dichiarato che la digitalizzazione e lo stop alle assunzioni non aveva sortito gli effetti sperati. Al centro delle motivazioni, ci sarebbe il fatto che l’intelligenza artificiale non è ancora pienamente in grado di gestire le complicazioni in relazione ai mancati pagamenti o ai pagamenti in ritardo dei clienti.

Trump e le regole sull’accesso al credito negli Usa

In tema di regolamentazione dei servizi “Buy Now, Pay Later”, l’amministrazione Biden si era posta verso un controllo maggiore dell’operato di queste aziende. La normativa – introdotta dall’ex presidente – classificava queste compagnie come delle emittenti di carte di credito. Le aziende dovevano attenersi a controlli più stringenti, specialmente in termini di protezione dei consumatori e protezioni legali. La regola, applicata dall’agenzia governativa Consumer financial protection bureau (Cfpb), non era stata accolta positivamente dalle aziende stesse. Affirm, un’altra azienda che opera con servizi bnpl, aveva rilasciato un comunicato dove affermava che regolamentare i servizi bnpl come emittenti di carte di credito, non avrebbe fatto altro che confondere il consumatore che avrebbe dovuto fornire dati di fatturazione e altre specifiche che non riguardano il “buy now, pay later”.

L’amministrazione Trump sembra aver fatto un passo indietro in questo senso, affermando che non classificherà più i fornitori di servizi bnpl come emittenti di carte di credito. In una nota, l’agenzia ha confermato che manterrà le risorse di supervisione esclusivamente nei confronti dei contribuenti americani, valutando inoltre la possibilità di abrogare completamente la regola dell’amministrazione Biden per i servizi bnpl.

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