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Juve, il Festival di CR7 continua a Verona? Roma sprofonda col Bologna

FC Juventus

E dopo le luci di Sanremo, ecco quelle del Bentegodi. La Juve cerca 3 punti pesantissimi in chiave scudetto sul campo del Verona (ore 20.45), sin qui rivelazione del campionato, e si aggrappa, come di consueto, ai gol di Ronaldo, protagonista di una settimana piuttosto insolita, quantomeno per lui. A dispetto dell’enorme alone mediatico che lo accompagna, infatti, il portoghese non ci ha abituati a far parlare molto di sé per ciò che fa fuori dal campo, ligio com’è alla vita quasi “monastica” dell’atleta tipo. Logico dunque che la sua presenza al Festival abbia suscitato curiosità e qualche (piccola) polemica, tanto più a soli due giorni da una gara delicata come quella di Verona.

“Non ho visto Sanremo, ho preferito guardare un film – ha ribattuto Sarri in conferenza stampa. – Conoscendo Cristiano però sono sicuro che abbia dormito le ore giuste e che sia in splendida condizione come sempre”. I numeri in effetti parlano per lui e rendono difficile qualsiasi tipo di illazione: cosa dire, infatti, a uno che nelle ultime 9 partite ha segnato 14 gol? Ma la Juve non può e non deve limitarsi al solo CR7, altrimenti il lavoro di Sarri, con tutto il rispetto, avrebbe davvero poco senso. La sua mano si vede a sprazzi e tende ad accentuarsi dopo le sconfitte, come ribadito dalla prestazione (al netto delle polemiche) con la Fiorentina. La curiosità dunque sta nel capire se la squadra darà seguito ai progressi, oppure tornerà a balbettare come a Napoli: all’appuntamento Champions col Lione mancano ancora 20 giorni, d’accordo, ma è il caso che la Juve cominci davvero ad accelerare. 

A innescare la marcia giusta potrebbe essere Douglas Costa, l’ultima arma sganciata da Sarri nel tentativo di rendere più ficcante il 4-3-3 bianconero, senza però perdere gli equilibri difensivi. “C’è un doppio pensiero su questo: potrebbe essere utile avere un attaccante che attacca la profondità come uno che viene incontro – ha glissato Sarri. – C’è da decidere quale delle due soluzioni privilegiare, ma è chiaro che con Douglas è più facile fare il 4-3-3. Ci aspetta una partita difficile, contro una squadra pericolosissima e ben allenata, come si è visto anche contro la Lazio. Avere l’approccio giusto sarà fondamentale ma non mi sembra neanche il caso di ripeterlo, sarebbe come sottovalutare l’intelligenza dei ragazzi…”. Massima attenzione insomma, anche perché l’Hellas è effettivamente in un ottimo momento ed è pronta a tutto pur di regalarsi lo scalpo per antonomasia. 

Ad ogni modo la Juve resta nettamente superiore, come dimostrano i dilemmi tattici di Sarri, alle prese con il solito grande dubbio: Dybala o Higuain? Quasi certamente questa sera toccherà al primo, in un 4-3-3 che vedrà Szczesny in porta, Cuadrado, De Ligt, Bonucci e Alex Sandro in difesa, Bentancur, Pjanic e Rabiot a centrocampo, Douglas Costa, Ronaldo e, appunto, Dybala in attacco. Il dubbio di Juric invece è se affidarsi a una punta di ruolo (Borini) o privilegiare i “falsi nueve” delle ultime partite: gli ultimi exit poll propendono per questa soluzione, dunque 3-4-2-1 con Silvestri tra i pali, Rrahmani, Gunter e Kumbulla nel reparto arretrato, Faraoni, Amrabat, Veloso e Lazovic in mediana, Zaccagni e Pessina alle spalle di Verre. Un successo sulla Juve, tra l’altro, avrebbe anche il sapore dell’Europa, specialmente dopo la sconfitta della Roma di ieri.

Il 2-3 dell’Olimpico contro il Bologna di Mihajlovic infatti rischia di cambiare radicalmente gli equilibri in quella fascia della classifica, con tutta una serie di squadre pronte ad approfittarne per rientrare in gioco non solo per l’Europa League ma addirittura per la Champions. Certo, se i giallorossi dovessero andare avanti così uscirebbero presto da qualsiasi discorso di questo tipo: basti pensare che il loro 2020, Coppa Italia a parte (dove sono comunque stati eliminati), vede il misero bottino di 4 punti raccolti in 6 partite. Un disastro insomma, che rischia seriamente di compromettere tutto il buono fatto prima, quando la Roma veniva additata addirittura come possibile sorpresa in chiave scudetto. Poi s’è rotto qualcosa e non solo in senso metaforico: è evidente, infatti, che i numerosi infortuni (Zaniolo su tutti) hanno creato diversi problemi, anche se le cause vanno cercate anche altrove.

La sensazione è che Fonseca conosca solo uno spartito, peccato però che questo, senza determinati giocatori, non si può fare: il risultato è che la squadra fatica a costruire, ma soprattutto subisce gol inaccettabili per chi ha ambizioni d’alta classifica. “La squadra ha accusato molto la sconfitta col Sassuolo – ha sospirato il tecnico. – Abbiamo fatto molte cose buone in questa stagione, il mio compito è lavorare sui giocatori e fargli credere che possiamo fare molto meglio di così. Il problema è prima di tutto emotivo, ma facciamo anche tanti errori difensivi. Sono io il primo responsabile e devo pensare a cosa cambiare e migliorare”. Che non sarebbe stata una serata facile lo si era capito sin dall’inizio, con il Bologna di Sinisa più volte pericoloso, fino all’inevitabile gol del vantaggio firmato Orsolini, lesto a sfruttare una dormita di Smalling e a battere Pau Lopez per la prima volta (16’).

Non sarebbe stata l’ultima, perché dopo il momentaneo (e piuttosto casuale) pareggio della Roma su autorete di Denswil (22’), sono stati ancora i rossoblù a trovare la via del gol, grazie alla serata semplicemente strepitosa di Barrow. Il 21enne gambiano, arrivato nel mercato invernale dall’Atalanta per 19 milioni, si è preso la scena con il tiro a giro del 2-1 (26’, decisiva la deviazione di Santon), ma soprattutto con la splendida azione personale che ha dato ai compagni la terza rete (51’). I giallorossi, alle corde come un pugile suonato, hanno provato a rialzarsi più con l’orgoglio che con le idee, trovando comunque il punto del 2-1 con Mkhitaryan (72’), prima che Cristante (espulso per fallo su Orsolini) e Skorupski (due parate decisive su Dzeko) decretassero la fine dei giochi. Al fischio finale di Guida l’Olimpico è esploso in una selva di fischi, figli di rabbia, certo, ma soprattutto di paura per una crisi del tutto imprevista e dunque ancora più difficile da risolvere. A Fonseca il compito di riuscirci, prima che sia troppo tardi… 

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