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Italia sotto stress e la Bce accelera la fine del Qe

Pixabay, Aichi8Seiran

Italia, ma non solo, ad agitare le acque dei mercati. Il rialzo dello spread, dopo l’esordio del premier Giuseppe Conte, che ha ottenuto ieri la fiducia del Senato, segnala l’inquietudine degli operatori sulla tenuta finanziaria del Bel Paese e di conseguenza sull’area euro. Di riflesso, riprende la corsa ai “porti sicuri”, a partire dai bond Usa.

Ma, a rendere possibile la riscossa dell’euro, è arrivata ieri sera l’indiscrezione di Bloomberg: nel prossimo riunione del board della Bce, fissato a Riga per il 14 giugno, i membri del direttorio discuteranno della fine della politica monetaria ultra espansiva. L’annuncio della fine del Quantitative Easing potrebbe essere già nel comunicato di fine riunione, ma se anche non si arrivasse a formalizzarlo, nel corso della conferenza stampa, Mario Draghi, dovrebbe fornire indicazioni precise sul prossimo stop agli acquisti dei bond. Immediata la reazione dell’euro, balzato a quota 1,172. Ma la fine degli interventi, pur ampiamente prevista, non è certo una bella notizia per i conti italiani.

VOLA LA TECNOLOGIA: AMAZON +82,5% DA SETTEMBRE

Ancora una volta a scacciare l’incertezza dai listini ci ha pensato la tecnologia. Il Nasdaq ha stabilito un nuovo record storico (7.637,86 in rialzo dello 0,41%) mentre il Dow Jones (- 0,06%) e l’S&P500 (+0,07%) hanno segnato il passo. L’indice FANG (Facebook, Apple, Netflix, Google) è salito per il quarto giorno consecutivo, ai massimi della sua storia. Secondo giorno da record per Apple (+0,7%), che ieri ha presentato alla conferenza degli sviluppatori i nuovi prodotti.

Vola Twitter (+5%) sull’onda dell’ingresso nell’indice delle 500 società più rappresentative di Wall Street, l’S&P500, ieri sera in rialzo dello 0,1%. Ma la performance più impressionante riguarda l’escalation di Amazon, ieri +1,9%: in settembre valeva 932 dollari per azione, 8 mesi dopo siamo a circa 1.700. Un progresso dell’82.5%. Non su uno stock di nicchia: anzi, un colosso che è passato da 450 e 820 miliardi di dollari di capitalizzazione in 8 mesi.

LA GUERRA DEI DAZI PESA SUL REAL E SUL PESO MESSICANO

Sul fronte geopolitico, a pochi giorni dal vertice di Singapore tra Kim e Trump continuano a tenere banco le dispute sui commerci. Le indiscrezioni su un prossimo ritiro degli Stati Uniti dal Nafta, l’accordo di interscambio con i paesi dell’America Latina, ha messo al tappeto le maggiori valute dell’area, a partire dal real brasiliano (3,81 su dollaro) e dal peso messicano.

In cambio, si segnala una possibile schiarita con la Cina. Washington e Pechino hanno raggiunto un accordo di principio: la cinese ZTE potrà tornare ad acquistare prodotti e servizi high tech dalle aziende statunitensi, previo pagamento di una multa da 1,7 miliardi di dollari.

LISTINI ASIATICI POCO MOSSI. IN RIPRESA IL PETROLIO

Poco mossi stamane i listini asiatici: la Borsa del Giappone sale dello 0,2%, quella di Hong Kong dello 0,3%, quella dell’India dello 0,2%. In calo il mercato azionario di Singapore (-0,2%) e l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen (-0,2%).

In ripresa stamane il petrolio a 75,63 dollari il barile. In Piazza Affari Saipem +0,1%; JP Morgan alza il target price a 4,30 euro da 3,80 euro, giudizio a Overweight da Neutral. Tenaris invariata. Eni -0,8%, Saras +2,5%.

RALLENTA LA RIPRESA EUROPEA: PMI AI MINIMI DAL NOVEMBRE 2016

Ancora una giornata contrastata per i mercati europei a partire da Milano. L’esordio del governo guidato dal premier Giuseppe Conte non ha tranquillizzato gli operatori né sulla gestione della finanza pubblica né sui rapporti con l’Europa. I listini europei hanno reagito in ordine sparso al caso Italia. Non ha aiutato la flessione degli indici Pmi del Vecchio Continente, scivolati ai minimi dal novembre 2016.

MILANO MAGLIA NERA AZZERA I GUADAGNI DEL 2018

L’indice principale di Milano ha chiuso in ribasso dell’1,18%, a quota 21.750 punti, ai minimi di giornata, dopo aver toccato in mattinata un massimo di 22.194 su volumi discreti (3,09 miliardi) ma inferiori a quelli toccati la scorsa settimana.

Dopo il ribasso di ieri, la performance da inizio 2018 del Ftse Mib si è azzerata, dal +13% di aprile, allineandosi così al resto dell’Eurozona.

In rosso, seppure in misura ridotta rispetto al listino milanese, anche le altre borse europee, eccetto Francoforte (+0,13%).

Londra e Madrid hanno ceduto rispettivamente lo 0,7% e lo 0,66%, mentre Parigi ha lasciato sul terreno lo 0,22%

IL SENATO DÀ LA FIDUCIA A CONTE. SALVINI: L’IVA NON SALIRÀ

In serata il governo ha ottenuto la maggioranza: hanno votato a favore 171 senatori, 117 i contrari, 25 gli astenuti. Ma dopo la fiducia le dichiarazioni del vice premier Matteo Salvini hanno aumentato, se possibile, l’incertezza. Il governo non consentirà l’aumento dell’Iva e delle accise, come previsto dalle clausole di salvaguardia sul bilancio, perché, ha detto il ministro dell’Interno e vice premier Matteo Salvini, “sicuramente non siamo stati eletti per aumentare Iva, accise e tasse, e quindi l’Iva non aumenterà”. Inoltre, ha aggiunto, l’Alitalia non va venduta, a costo di far intervenire lo Stato.

Suona sinistro il monito al Senato di Mario Monti: “Non è escluso che l’Italia possa dover subire ciò che ha evitato nel 2011, cioè l’umiliazione della troika. Mi auguro vivamente di no. Oggi lo spread è di 213 per l’Italia, 98 per la Spagna, di 143 per Portogallo, e questo in regime di Qe. Togliete quello, come fra un po’ avverrà, e questo 213 non è enormemente diverso da quel 575 che tanti qui ricordano”.

SPREAD OLTRE 240 PUNTI IN SERATA E OGGI OLTRE 250

Ma i numeri elencati dall’ex Premier sono stati presto superati. Lo spread, nelle ultime battute, è aumentato in maniera sensibile.

Intorno alle 17,20 il differenziale Btp/Bund a 10 anni, che una settimana fa si era allargato fino a 324 punti (massimo da maggio 2013), ha archiviato la seduta a 239 punti da 216 di lunedì, dopo un picco a 241. Ma stamattina lo spread è schizzato oltre 250 pb.

Il tasso del decennale italiano, salito fino a 3,20% martedì scorso, quando la crisi politica sembrava poter evolvere in un ritorno alle urne forse già in estate, ha archiviato la seduta a 2,75% da 2,57% della vigilia, dopo un picco a 2,77%.

BANCASSURANCE, AD EST NASCE L’ASSE UNICREDIT-GENERALI

A pesare sull’azionario è soprattutto il settore bancario che perde l’1,7% (-1% quello europeo).

Sotto tiro Intesa Sanpaolo (-3,8%), che starebbe per cedere la partecipazione nell’autostrada Brebemi al fondo F2i, ed Unicredit (-3,5%), in trattative con Generali (-2%). Pare stiano trattando un’alleanza nel bancassurance in Europa dell’Est. UnipolSai -0,8%.

POSTE VERSO L’ACQUISTO DI SIA. COSTAMAGNA LASCIA CDP

Poste italiane (-2,6%) potrebbe comprare il 35% di SIA da Cassa depositi e prestiti. Intanto Claudio Costamagna ha comunicato la decisione di non voler proseguire con un secondo mandato alla guida di Cassa Depositi e Prestiti.

Tra le utility, Enel (-1,8%) ha rilevato il 73,4% della brasiliana Eletropaulo per 1,61 miliardi di euro. Il compratore sottoscriverà anche un aumento di capitale da 343 milioni di euro. La società è stata comprata al multiplo Ev/Ebitda 11 volte. Enel diventa il primo operatore brasiliano della distribuzione.

Frena Italgas (-0,65%): Equita Sim ha limato il target price del titolo a 5,2 euro dai 5,4 euro precedenti, per riflettere l’effetto dello stacco della cedola.

Atlantia -1,5%. Abertis ha lanciato un private placement sul 4,1% di Cellnex.

STM SUPERSTAR, BANCA IMI PREMIA FERRARI

Spunti di rilievo tra gli industriali: la miglior blue chip è stata Stm (+4,43%) entrata nella lista dei preferiti di Socgen.

In grande evidenza nella scuderia Agnelli il titolo Ferrari (+3,14%). Banca Imi ha alzato il prezzo obiettivo a 135 da 121 euro, confermando la raccomandazione buy. Timido recupero anche di Fiat Chrysler (+0,9%) dopo due sedute in sensibile ribasso.

Leonardo (-0,3%) dovrebbe partecipare a una maxi gara dell’Air Force degli Stati Uniti sugli aerei da addestramento (vedi strategia turbo).

Acquisti sul Lusso: Brunello Cucinelli (+3,3%9 e Moncler (+3,7%) segnano nuovi massimi storici.

Da segnalare anche il balzo di Recordati (+3,65%) in scia al rally cominciato il 26 maggio.

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