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Italia, editoria debole: ecco la classifica di quotidiani e gruppi

Pixabay

Continua il periodo nero d’editoria italiana, ancora alle prese con vendite in calo e con le novità del digitale che hanno rivoluzionato questo ancor più di altri settori.

I principali gruppi editoriali del Paese, cui fanno capo i principali quotidiani nazionali, viaggiano in affanno e mostrano segni di debolezza più evidenti rispetto a quelli di Germania, Francia e Regno Unito con ricavi, occupazione e investimenti ancora in calo nel 2017. In questo contesto una nota positiva arriva dalla redditività industriale che nel corso dell’anno passato ha mostrato segnali di miglioramento.

Questi i dati più eclatanti dell’indagine sull’editoria pubblicata da R&S Mediobanca. Lo studio si focalizza sui conti 2013-2017 – arrivando anche ai primi nove mesi del 2018 – dei principali otto gruppi editoriali nostrani, facendo un confronto con i maggiori editori di quotidiani in Europa e un’analisi delsettore editoriale a livello mondiale.

QUOTIDIANI: QUANTE COPIE VENDONO IN ITALIA?

Anche lo studio di Mediobanca conferma una tendenza che sembra ormai inarrestabile: nel 2017 la diffusione cartacea dei quotidiani in Italia è diminuita di circa 400mila copie al giorno, passando da 2,6 milioni a 2,2 milioni (-15,4% sul 2016 e -40,5% sul 2013) secondo i dati ADS.

Va un po’ meglio a livello mondiale, dove la diffusione cartacea è rimasta sostanzialmente stabile (-0,1% rispetto al 2016). Oggi la diffusione dei quotidiani italiani vale lo 0,4% di quella mondiale, meno di quella del primo quotidiano tedesco e britannico insieme.

Lo studio fa poi una classifica, basata proprio sulla diffusione cartacea, dei primi 10 quotidiani d’informazione. Sul primo gradino del podio troviamo il Corriere della Sera, con 227mila

copie giornaliere nel 2017. Al secondo posto c’è La Repubblica (191mila copie), seguita da un altro quotidiano del Gruppo GEDI, La Stampa (146mila). Entrano nella top ten:

  • Avvenire (102mila),
  • Il Messaggero (101mila),
  • QN-Il Resto del Carlino (99mila),
  • Il Sole 24 ORE (91mila),
  • QN-La Nazione (73mila),
  • Il Giornale (60mila)
  • Il Gazzettino (51mila).

Per quanto riguarda i prezzi, Mediobanca sottolinea come i quotidiani italiani siano mediamente meno cari rispetto a quelli europei e nel periodo 2013-2017 hanno registrato l’aumento di prezzo più contenuto.

Piccola curiosità: “Bild, Sun e Daily Mail costano meno della metà e hanno una diffusione mediamente di quasi sei volte superiore a quella dei primi due quotidiani d’informazione dei principali paesi europei”, sottolineano i ricercatori di Piazzetta Cuccia.

EDITORIA ITALIANA: ECCO LA CLASSIFICA DEI RICAVI

Come anticipato, continua il trend negativo dei ricavi aggregati dei primi otto gruppi editoriali italiani, nonostante alcuni miglioramenti. A livello complessivo, l’editoria italiana ha registrato ricavi per 3,5 miliardi di euro, una cifra che rappresenta un calo del 6% rispetto al 2016 e addirittura del 20,2% rispetto al 2013.

A livello societario, nel 2017 i primi tre gruppi italiani – insieme – valgono l’83% del giro d’affari dei maggiori otto operatori nazionali. Quali sono? Mondadori con 1,268 miliardi di fatturato, RCS con 896 milioni (cui si aggiungono altri 89 milioni di Cairo Editore) e Gedi con 634 milioni di euro.

“L’ingente calo delle vendite – sottolinea Mediobanca – si riflette sull’occupazione. Tra il 2013 e il 2017 la forza lavoro è diminuita di 3.301 unità, -21,7% sul 2013 e -8,8% sul 2016, attestandosi a 11.886 unità a fine 2017”.

Dai ricavi alle perdite: complessivamente le perdite nette del periodo 2013-2017 ammontano a 1,2€ miliardi di euro. In positivo solo Cairo Editore con 38 milioni di euro di utile.

In questo contesto nel 2017 ci sono alcuni segnali di miglioramento: in particolare, RCS ha fatto registrare un utile netto di 71 milioni (rispetto ai 4 milioni del 2016), Mondadori 30,4 milioni di euro dai 22,5€ milioni nel 2016 e Il Sole 24 ORE 7,5 milioni di euro di utile da -92,6 milioni nel 2016.

Buone notizie sul versante redditività industriale che a livello aggregato segna un’inversione di tendenza nel quinquennio: ebit margin 4,1% nel 2017 rispetto al -5,7% del 2013. Nel 2017 spiccano le performance di Cairo Editore (12,4%), RCS (10,8%) e GEDI (5,8%). In coda Il Sole 24 ORE (-19,5%) e Class Editori (-25,2%).

Analizzando la struttura finanziaria “se Cairo Editore, che non ha debiti finanziari, è la società più solida del 2017 seguita da Caltagirone Editore (debiti finanziari pari all’1,8% del capitale netto), sono invece fragili Monrif e Class Editori (debiti finanziari pari, rispettivamente, a 3,7 e 4,8 volte i mezzi propri). Le difficoltà economiche dell’editoria sono evidenti anche nel drastico calo degli investimenti: sono 13 i milioni di euro investiti in meno rispetto al 2013 (-40%)”, conclude Mediobanca.

L’EDITORIA ITALIANA NEL 2018

La classifica sopra riportata cambia se si tengono in considerazione anche i primi nove mesi del 2018. Si modifica in particolare la struttura del podio con Rcs che schizza in vetta alla classifica con un fatturato di 713 milioni di euro, superando Mondadori che si ferma a 658 milioni “fortemente ridimensionata in seguito agli accordi di dismissione della divisione Periodici Francia”, si legge nel report.

I grandi gruppi editoriali non sono riusciti a fermare la flessione del fatturato nei tre trimestri considerati, anche se RCS (-0,3%) e Class Editori (stabile) hanno limitato i danni.

L’EDITORIA IN EUROPA E NEL MONDO

Il trend discendente registrato in Italia non si è visto invece negli altri principali Stati europei. Nel dettaglio, in Francia il giro d’affari è salito del 7,5% rispetto al 2016, in Germania del 2,6% e nel Regno Unito dell’1%.

A livello europeo si allarga il divario tra le testate d’informazione e quelle economiche, con quest’ultime che registrano un incremento dei ricavi (+3,9% rispetto al -0,5% delle prime).

Per quanto concerne i maggiori gruppi editoriali europei per fatturato nel 2017, la prima posizione spetta alla divisione News Media del Gruppo Axel Springer, editore dei quotidiani Bild e Die Welt con 1,5 miliardi di euro, cui seguono le britanniche Associated Newspapers (762 milioni) e News Group Newspapers (478 milioni), editrici rispettivamente del Daily Mail e del Sun.

Allargando ancora di più lo sguardo, nel mondo il giro d’affari è sceso del 2,2% rispetto al 2016, attestandosi a 150 miliardi complessivi.

“Nonostante la crescita del digitale – sottolinea Mediobanca – nel 2017 l’89,5% del giro d’affari mondiale proviene ancora dalla carta stampata, segno di come a livello globale la gran parte degli investimenti pubblicitari e delle vendite si concentri ancora sui canali tradizionali”.

Gli ultimi anni hanno dimostrato inoltre come i ricavi pubblicitari, minacciati dalle BigWeb companies, producano margini di guadagno esigui per gli editori. Il mondo dell’editoria si trova dunque davanti a nuove sfide che porteranno i grandi gruppi a diversificare i flussi di entrata. In particolare, l’attenzione degli editori si sta spostando su attività non necessariamente tradizionali, sulla qualità del prodotto versus la proliferazione di fake news e sull’utilizzo dei big data per offrire ai lettori un’esperienza sempre più personalizzata.

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Categories: Economia e Imprese