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Inter-Toro decide la sorte di De Boer. Il Genoa spegne il Milan

Dopo il sogno, il risveglio. Il Milan cade malamente a Genova e dice addio alla possibilità di prendersi il primo posto in classifica, seppur in attesa delle partite odierne. Un 3-0 inappellabile quello di Marassi, maturato al termine di una prestazione sottotono proprio come temeva Montella. Le partite di sabato hanno avuto effetti molto diversi per Genoa e Milan: caricato a molla il primo, quasi scombussolato il secondo. Lo dimostrano, nell’ordine, l’inizio sconsiderato dei rossoneri, l’espulsione di Paletta, il tracollo finale.

“È stata una gara difficile, proprio come immaginavamo – ha sospirato Montella. – Nel primo tempo abbiamo giocato a ritmi bassi, poi nel secondo siamo migliorati, specialmente quando siamo rimasti in 10. Purtroppo poi è arrivato il 2-0 ed è finito tutto”.

Addio sogni di primato dunque, anche se in casa Milan nessuno aveva mai realmente preso in considerazione il sogno scudetto. Casomai ci si attendevano risposte sotto il profilo mentale, una sorta di “esame anti-vertigini” per ragionare sul futuro. A fallire poi sono stati gli uomini meno impiegati, quelli a cui Montella ha deciso di dare una chance.

Honda e Poli, le uniche novità rispetto all’undici anti-Juve, escono ulteriormente ridimensionati e con loro Bacca (avulso dal gioco) e Paletta (davvero inutile il suo fallo su Rigoni che ha lasciato i compagni in 10). D’altra parte il Genoa ha meritato la vittoria, legittimandola soprattutto all’inizio e alla fine del match.

I primi 20’ hanno letteralmente annichilito il Milan, tanto che il gol di Ninkovic ne è stata solo la logica conseguenza (11’). Poi tanta corsa, organizzazione tattica e cuore: tutte prerogative di Juric, sin qui una delle più belle scoperte (o conferme, a seconda dei punti di vista) del campionato.

Paradossalmente i rossoneri hanno fatto meglio una volta in superiorità numerica, ma una volta passata la paura ecco il raddoppio dei rossoblu: cross dalla destra di Lazovic e autogol di Kucka, intervenuto in scivolata per anticipare Pavoletti (80’).

Il centravanti, entrato a metà ripresa per Simeone, ha solo rinviato il proprio appuntamento con la rete. All’86 infatti s’è prima bevuto Romagnoli e poi infilato Donnarumma, per un 3-0 che ha mandato in estasi Marassi.

Questa sera i riflettori si sposteranno sull’altra sponda di Milano, per quella che, probabilmente, sarà la partita più delicata del mercoledì. Inter-Torino infatti stabilirà il futuro di De Boer, anche se per qualcuno è già stato tutto deciso.

“Io penso solo a vincere questa gara – ha glissato l’olandese. – Sento di avere in mano lo spogliatoio e anche con la dirigenza il rapporto è sereno, sono sempre presenti ad Appiano e parliamo molto. Ho la fiducia di tutti e continuo a credere in questo progetto nonostante le difficoltà”.

Sarà, i segnali dall’esterno però sembrano portare verso un’altra direzione. Nessuno, in questi giorni di bufera, s’è preso la briga di difendere pubblicamente il tecnico, nemmeno ora che lo stato maggiore di Suning e Thohir sono in arrivo a Milano.

Anche ieri l’olandese è andato in conferenza stampa da solo: la presenza di Ausilio o di Zanetti al suo fianco, probabilmente, avrebbe dato molta più credibilità alla sua arringa. Evidentemente la società sa di non potersi esporre troppo nel confermarlo, a testimonianza di quanto sia precaria la sua panchina.

La partita contro il Torino diventa dunque fondamentale, anche se tutt’altro che scontata: ad oggi i granata infatti partono addirittura favoriti. “È una squadra che pressa alto e gioca a calcio – ha spiegato De Boer. – Sono molto in forma e arriveranno a San Siro con fiducia. È la partita giusta per cambiare la nostra stagione, dobbiamo vincere”.

L’Inter ci proverà affidandosi al 4-3-3, con Handanovic in porta, Ansaldi, Miranda, Murillo e Nagatomo in difesa, Brozovic, Joao Mario e Banega a centrocampo, Candreva, Icardi e Perisic in attacco.

Mihajlovic sogna il colpaccio che avvicinerebbe il Toro alla zona Champions con lo stesso sistema, con Hart tra i pali, Zappacosta, Rossettini, Moretti e Barreca nel reparto arretrato, Acquah, Valdifiori e Obi in mediana, Iago Falque, Belotti e Ljajic nel tridente offensivo.

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