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Inter settima vittoria di fila, ma il Milan non molla e il Napoli cede

Inter FC

L’Inter continua la sua corsa, in scia resta solo il Milan. La diciannovesima giornata, l’ultima del 2021, si chiude con la vittoria dei nerazzurri sul Torino, che vale una virata alla maxi quota di 46 punti. I rossoneri di Pioli rimangono attaccati al treno grazie al successo di Empoli, mentre il Napoli cade clamorosamente contro lo Spezia, sprofondando così a meno 7 in classifica.

Da segnalare, inoltre, i passi falsi di Roma e Fiorentina, incapaci di approfittare del pareggio dell’Atalanta e di accorciare in zona Champions, dove invece si segnala la bella rincorsa della Juve, l’unica a sfruttare il calo di Gasperini assieme alla Lazio, vittoriosa a Venezia e un po’ meno staccata di prima.

Mercoledì ricco di colpi di scena, insomma, con una sola grande certezza: l’Inter di Simone Inzaghi vince per la settima volta consecutiva, la sesta senza subire gol. Rispetto alle ultime partite è stato un successo meno spettacolare, d’altronde il Torino di Juric non è il Cagliari o la Salernitana, ma paradossalmente sono proprio questi i punti che fanno la differenza tra vincere e prendersi solamente gli applausi.

In una serata fredda, con il mix potenzialmente letale di stanchezza e vacanze, i nerazzurri si sono presi la posta con una gara di sacrificio, nella quale hanno sofferto l’aggressività del Toro, senza perdere però la consueta solidità. Decisivi un bel gol di Dumfries (30’), al terzo centro nelle ultime quattro sfide, e la solita voglia di lottare su ogni pallone, tanto che i granata, nonostante un secondo tempo gagliardo, non hanno mai tirato in porta.

“Abbiamo fatto una partita importante, siamo stati bravi a prepararla, rischiando poco o nulla – l’analisi di Inzaghi -. Ci è mancato il secondo gol nel primo tempo, ma siamo molto soddisfatti per come abbiamo chiuso quest’anno, adesso riprendiamo energie fisiche e mentali prima di ripartire. È facile dire oggi che l’Inter è una corazzata ed è la favorita, ma ricordo che a luglio i giudizi non erano così…”. Chiude con un sorriso anche il Milan, che grazie alla rotonda vittoria di Empoli resta in scia alla capolista, sempre staccata di 4 punti.

Pioli può essere soddisfatto, perché la trasferta toscana faceva molta paura, alla luce di un avversario che gioca bene e fa punti, ma anche e soprattutto di un calo fisico e psicologico che sembrava difficile da arrestare. Invece i rossoneri hanno fatto di necessità-virtù, sopperendo al solito fiume di assenze (ieri mancava pure Ibrahimovic) con una bella prova di carattere, unita a una variazione tattica che, forse, potrebbe rivelarsi importantissima anche per il futuro.

L’avanzamento di Kessié sulla trequarti ha giovato alla pericolosità della squadra, tanto che l’ivoriano ha realizzato addirittura una doppietta (12’ e 42’) decisiva ai fini della vittoria. In mezzo il solito buon Empoli, capace di trovare il momentaneo 1-1 con Bajrami (18’) e spaventare Maignan con Pinamonti. Non solo: la squadra di Andreazzoli s’è resa pericolosissima anche a inizio ripresa, colpendo una clamorosa traversa (ancora Bajrami) che avrebbe potuto cambiare il corso del match. Il jolly invece lo ha pescato Florenzi su punizione (63’), prima che Hernandez (69’) e Pinamonti (84’, rigore per braccio di Bakayoko) fissassero il risultato sul 2-4 finale.

“Questa è una vittoria pesante, reagire così con carattere e decisione denota la giusta mentalità – il commento di Pioli -. Qui contava solo tornare a vincere, ne avevamo bisogno per la classifica e per la nostra fiducia: abbiamo sofferto, stretto i denti e giocato da squadra, ottenendo il risultato con grande voglia. Che voto ci meritiamo per il 2021? Uno alto, stiamo dimostrando di essere tornati competitivi, poi l’ultimo step è sempre quello più difficile”.

Ne sa qualcosa il Napoli, protagonista di alti e bassi addirittura sconcertanti, che stanno compromettendo il sogno scudetto. Gli azzurri cercavano continuità dopo il successo di Milano e la partita con lo Spezia al Maradona sembrava proprio l’ideale, invece a gioire è stato Thiago Motta, nonostante rumors insistenti diano ormai per scontato il suo esonero (sarebbe clamoroso, ma Maran è in pole per sostituirlo).

Spalletti invece non ha di questi problemi, ma è chiaro che dovrà sfruttare questa sosta per capire cosa stia mancando alla sua squadra: gli infortuni sono una risposta, ma non possono essere l’unica, alla luce di una differenza di rendimento clamorosa tra le prime 11 giornate (10 vittorie e un pareggio) e le restanti 8 (2 vittorie, 2 pareggi e ben 4 sconfitte).

Restringendo ulteriormente il cerchio alle ultime 4 partite si evince come gli azzurri ne abbiano perse addirittura 3, tutte al Maradona: e se con l’Atalanta ci poteva stare, così non è per Empoli e Spezia, dove il Napoli aveva il dovere di vincere al di là delle assenze. Ieri, per assurdo, è riuscito a soccombere nonostante i liguri non abbiano fatto neanche un tiro in porta: già, perché il gol decisivo è un’autorete di Juan Jesus, sciagurato nel battere Ospina con un colpo di testa nella porta sbagliata (37’).

“Abbiamo perso una brutta partita, perché l’abbiamo condotta per lunghi tratti, ma non siamo stati così bravi a chiudere alcune azioni – ha spiegato Spalletti -. Ora si va a casa e ci si riposa un po’, perché ultimamente abbiamo sofferto un po’ di stanchezza, dopodiché si tenta di tirar su il morale della squadra, perché è effettivamente un po’ abbattuto, in questo finale di girone siamo incappati in qualche risultato storto di troppo. La classifica? Guardiamo sia davanti che dietro, perché se non vinci le partite che devi vincere poi gli altri ti saltano addosso…”.

Effettivamente il rischio c’è, basti pensare che il 6 gennaio, subito dopo la sosta, gli azzurri andranno a Torino ad affrontare una Juve staccata di appena 5 punti, desiderosa di accorciare addirittura a 2: scenario clamoroso se si pensa a com’era la classifica appena due o tre settimane fa e divenuto invece realtà. A dare un po’ di respiro a Spalletti, oltre all’Atalanta, ci hanno pensato anche Roma e Fiorentina, incapaci di vincere contro Sampdoria e Verona.

È soprattutto la squadra di Mourinho ad aver deluso, perché il match coi blucerchiati sembrava il trampolino di lancio ideale per rientrare in corsa Champions, specialmente dopo il bel successo di Bergamo. Invece i giallorossi sono incappati in un pareggio scialbo, per giunta vanificando il vantaggio strappato da Shomurodov (72’) per via di un corner mal gestito, con il solito Gabbiadini lesto a buttare la palla in rete (80’) e fare 1-1.

Copione opposto per la Fiorentina, che ha invece agguantato il pari con Castrovilli (81’) dopo essere stata a lungo sotto, punita agli albori del match da un bel gol di Lasagna (17’).

A conti fatti dunque, oltre alla sopraccitata Juve, in quella zona di classifica può festeggiare solo la Lazio, che vincendo a Venezia può nuovamente sentirsi in corsa, seppur con un distacco che non le consente ancora di fare proclami. A trascinare la squadra, in assenza di Immobile, ci hanno pensato il solito Pedro (9’), Acerbi (48’) e Luis Alberto (95’), regalando così 3 punti a Sarri, nonostante il gol del momentaneo 1-1 di Forte (30’).

Ora due settimane di pausa, dopodiché sarà di nuovo ora di scendere in campo, con un mese di gennaio che, tra campionato, Supercoppa, Coppa Italia e mercato, si preannuncia caldo, anzi bollente, come non mai. 

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