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Il Venezuela si spacca tra Maduro e Guaidò e spacca il mondo

FIRSTonline

L’esercito con Maduro e la Costituzione con Guaidò. Dopo l’autoproclamazione del leader dell’opposizione democratica Juan Guaidò a guida del Paese, il Venezuela è diviso in due ed è sempre di più invischiato in una guerra civile che fa morti e feriti. Il presidente Nicolas Maduro, forte dell’appoggio dell’esercito, ridicolizza la portata della rivolta di Guaidò (“E’ una pagliacciata”) ma è sempre più solo: in casa e all’estero. In casa perchè la gente non ne può più della abolizione dei diritti costituzionali e democratici ma soprattutto della miseria in un Paese ricco di petrolio che costringe migliaia e migliaia di suoi cittadini a cercare di sfamarsi e di mettersi in salvo nei Paesi più vicini dell’America Latina.

Ma Maduro è più solo anche sul piano internazionale: dalla sua ha la Russia di Putin, la Cina di Xi, la Turchia di Erdogan, la Siria di Assad ma tutto l’Occidente – Trump in testa – non vede l’ora che cada Maduro e il suo insostenibile regime dittatoriale. Molto importante è anche l’isolamento che Maduro vive in America Latina perchè tutti i principali Paesi – dal Brasile all’Argentina – sono, al di là della diversità dei loro regimi, dalla parte dell’opposizione venezuelana e contro Maduro. Fa eccezione, ovviamente, Cuba, da sempre con Chavez e i suoi epigoni.

Gli Usa sono dalla parte di Guaidò anche se non è chiara la strategia per il futuro e contro Maduro c’è l’Europa, dalla Germania della Merkel alla Francia di Macron e alls Spagna di Sanchez. L’Italia ondeggia tra le spinte terzomondiste dei Cinque Stelle e la difficoltà della Lega di conciliare la vocazione trumpista con la fedeltà a Putin, che sostiene da sempre Maduro in cambio del petrolio. Ieri però il leader della Lega, Salvini si è espresso contro il regime di Caracas: “Sto con il popolo venezuelano e contro regimi come quello di Maduro, fondato su violenza, paura e fame: prima cade e meglio è”

La crisi del Venezuela, che allarma la comunità internazionale, è in piena evoluzione e saranno decisivi i prossimi giorni. Maduro giura che non cederà mai lo scettro del comando e l’esercito gli fa da scudo ma, finora, le forze armate non hanno osato toccare Guaidò e la magistratura non s’è mossa malgrado il Procuratore generale sia  un esponente chavista. Colpisce soprattutto il fatto che l’ultima manifestazione popolare promossa qualche giorno fa da Maduro, con il discorso dal balcone dal Palazzo presidenziale di Miraflores come usano tutti i dittatori, sia stata molto meno partecipata del solito, malgrado le intimidazioni del regime.

Gli scontri di piazza violenti e hanno già fatto 26 morti, centinaia di feriti e 360 arresti. Il consenso a Guaidò cresce nei quartieri popolari ma finora un chiaro piano per gestire la transizione democratica non c’è e il rischio di una guerra civile sempre più aspra è dietro l’angolo. Il leader dell’opposizione ha offerto a Maduro l’aministia in cambio dlle sue dimissioni ma per ora il dittaore non molla.

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