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Il petrolio zavorra le Borse, banche e Tim spingono Milano

FIRSTonline - Giuseppe Baselice

Il petrolio va a picco e trascina con sé i titoli dell’energia, ma telecomunicazioni e banche sostengono Piazza Affari, che chiude in rialzo dello 0,6%,18.715 punti, facendo meglio delle altre piazze europee. Francoforte +0,46%; Parigi +0,18%; Madrid +0,12%; Londra -0,06%. Wall Street è poco mossa, in una seduta semi festiva (chiuderà alle 19, ora italiana), dopo il Ringraziamento. Viaggia in rosso il Dow Jones, mentre il Nasdaq galleggia attorno alla parità. Sull’azionario pesa l’involontario “Black Friday” del petrolio, che sta lasciando dietro di sé una lunga scia di denaro per la settima settimana di fila: Brent 59,07 dollari al barile, -5,64%; Wti 51,23 dollari al barile, -4,88%. Il mercato prezza forse il rischio che l’Arabia Saudita possa cedere al pressing degli Stati Uniti facendo retromarcia sui tagli alla produzione nella riunione Opec del 6 dicembre.

Sullo sfondo restano anche le tensioni commerciali con la Cina, in attesa dell’incontro fra i due presidenti, la settimana prossima, a margine del G20 argentino. Nell’attesa Washington starebbe facendo pressione sui paesi alleati, Italia inclusa, perché gli operatori di reti wireless e i provider internet non utilizzino le componenti fabbricate dalla cinese Huawei.

L’euro s’indebolisce contro le altre principali valute, a causa di nuovi segnali di rallentamento economico. La stima flash IHS Markit del Pmi composito di novembre dell’Eurozona scende a 52,4 punti, performance peggiore da fine 2014. Preoccupa inoltre il dato finale sul Pil tedesco del terzo trimestre, che conferma la flessione congiunturale dello 0,2% e la crescita annua dell’1,1%. Il cambio fra moneta unica e dollaro si muove in area 1,134.

Nel pomeriggio si riaffacciano anche lievi tensioni sull’obbligazionario italiano, alla viglia dell’incontro sulla manovra fra Conte e Juncker, mentre il commissario Ue Pierre Moscovici tende la mano e garantisce: “La nostra porta resta aperta”. In mattinata il differenziale fra decennale italiano e tedesco era sceso sotto la soglia dei 300 punti, poi ha invertito la rotta e recuperato quota 307.10 punti base, in linea con la chiusura di ieri (+0,2%). La volatilità resta alta e le incertezze permangono sull’esito della trattativa fra Roma e Bruxelles, mentre Bankitalia segnala che il calo sui titoli di Stato “ha determinato una riduzione del valore della ricchezza finanziaria delle famiglie” del 2% (poco meno di 85 miliardi) nei sei mesi a giugno.

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Moody’s osserva che in questa fase il contributo dei risparmiatori italiani sarà molto importante, ma a vedere com’è finita la collocazione del Btp Italia c’è da chiedersi se ne abbiano voglia. L’agenzia di rating sottolinea inoltre che le crescenti tensioni tra governo e Ue manterranno probabilmente elevati i costi di finanziamento e aumentano i rischi per l’economia. Sulla stessa lunghezza d’onda la Banca d’Italia, secondo la quale il forte rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato è dovuto all’incertezza sull’orientamento delle politiche economiche e può vanificare gli effetti positivi sull’economia della manovra di bilancio.

In Piazza Affari le banche, cioè le più esposte a bond governativi, dopo aver sorretto il listino per quasi tutta la seduta, cedono nel finale la corona di regina a Telecom +3,12%. In ogni caso Unicredit, +2,01%, è fra i titoli migliori, mentre Banco Bpm (-0,57%) chiude in calo frazionale dopo i guadagni delle ultime sedute. Brilla ancora il risparmio gestito con Banca Generali +2,26%. Si apprezzano Moncler +2,28% e Buzzi +2,03%. Proseguono le vendite sui titoli petroliferi, Saipem -2,53%; Eni -1,93%; Tenaris -1,69%. Ancora in ribasso Unipol -0,83%. In calo frazionale Snam -0,49%. Il titolo più scambiato per numero di azioni è Tiscali, che, fuori dal paniere principale, chiude con un tonfo del 20,99% dopo la presentazione dei conti.

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Categories: Finanza e Mercati