X

Il petrolio salva la Borsa ma la Lega affonda Mps

“Il sistema politico italiano è un ostacolo insormontabile per l’affermazione del populismo”. È la conclusione cui è giunto James Politi, corrispondente da Roma del Financial Times. “Di Maio e Salvini – si legge – se la dovranno vedere con i freni istituzionali e l’inerzia della burocrazia”. Insomma, un invito a non sopravvalutare la portata delle iniziative della maggioranza giallo-verde. Anche Les Echos parla di “impasse”, sottolineando la fragilità di un programma irrealizzabile. Anche così, gli osservatori esorcizzano il rischio Italia dopo lo shock suscitato mercoledì dalla pubblicazione della prima bozza di programma.

E gli operatori intanto cercano di trovare una chiave di lettura profittevole. Paul Brain di Mellon Bank suggerisce che si profila una “buying opportunity”: finché funziona lo scudo della Bce, è la sua tesi, i tassi non possono sfuggire di mano. Alessandro Fugnoli fa notare che “fino a oggi i populismi di destra, come da manuale, hanno fatto bene all’azionario e male all’obbligazionario e al cambio. L’esperienza che abbiamo da Stati Uniti e Regno Unito è tuttavia troppo breve per trarre conclusioni certe. Se l’Italia del cambiamento si accontenterà di un punto di spazio fiscale in più, la reazione della Borsa non sarà negativa e lo spread resterà sui livelli attuali. Se si vorrà andare oltre dovremo allacciare le cinture di sicurezza”.

IL GREGGIO ANCORA SOPRA 80 DOLLARI, IN SALITA ENI E SAIPEM

La vicenda italiana si inscrive in una situazione internazionale in grande movimento. A partire dal petrolio, schizzato ben al di sopra di 80 dollari per la prospettiva di sanzioni nei confronti dell’Iran e del collasso del Venezuela. Anche il Wti ha raggiunto i massimi da fine 2014, sopra quota 72 dollari al barile, dopo i dati Eia sulle scorte americane, ancora in calo. Si moltiplicano le previsioni di nuovo rialzo fino a 100 dollari. L’ultima arriva da Total.

Il settore energia (+1,3%) è stato il più vivace a Wall Street. A Piazza Affari la spinta dei titoli oil ha consentito la chiusura dell’indice in terreno positivo: Saipem ancora in salita (+1,2%) sempre sull’onda della promozione di Bernstein. Eni +0,4% in chiusura (dopo un massimo fino a +0,7%). Barclays ha promosso il titolo a Equal Weight da Underperform, il target price passa a 18,50 euro da 17 euro.

PECHINO- WASHINGTON VERSO UN’INTESA DA 200 MILIARDI

A garantire un fine settimana più disteso potrebbero essere i sostanziali progressi nei colloqui sui dazi tra Cina e Stati Uniti. L’eliminazione dei dazi cinesi sulle importazioni del sorgo statunitense, annunciata stanotte dal ministero del Commercio di Pechino, si ripercuote stamattina positivamente sui mercati finanziari cinesi: Hong Kong +0,2%, indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +0,1%.

Il gesto distensivo della Cina è arrivato a poche ore dall’incontro fra Donald Trump e il vicepremier cinese, Liu He, avvenuto in tarda serata a Washington. Bloomberg riferisce che la seconda economia del pianeta avrebbe offerto una riduzione dell’avanzo commerciale annuo di circa 200 miliardi di dollari, da ottenere con un aumento delle importazioni di merci statunitensi.

È in rialzo anche la Borsa del Giappone: indice Nikkei +0,4%. Lo yen si indebolisce ulteriormente su dollaro a 110,95, minimo degli ultimi quattro mesi. Piatti i mercati azionari della Corea del Sud e dell’India.

Euro in lieve ripresa su dollaro stamattina a 1,180, dopo quattro giorni consecutivi di flessione.

CONTINUA LA MARCIA DEL T BOND: 3,12% IL DECENNALE

Su Wall Street ha pesato la costante ascesa dei tassi d’interesse di mercato: il rendimento del Treasury a dieci anni ha raggiunto quota 3,12%, mentre si fa sempre più ripida la curva dei tassi: il differenziale due anni – dieci anni è arrivato a 55 punti base: l’indice Dow Jones +0,22%, S&P 500 + 0,09%, Nasdaq -0,21%. Continua però la marcia del Russell 2000, il listino delle piccole e medie imprese, che ha segnato per il secondo giorno di fila il primato assoluto.

Chiusura in rosso dopo la trimestrale per Cisco (-3,8%) e Wal-Mart (-1,9%).

ANCHE MILANO POSITIVA, MA IN FONDO AL PLOTONE

Giornata positiva per i listini europei sull’onda del rally del petrolio. Anche Piazza Affari si è accodata al trend. I futures prevedono una partenza positiva per i mercati. Ma con un’eccezione: Milano è vista a -0,4%

Ieri la Borsa italiana non ha recuperato che in minima parte le perdite della seduta di mercoledì. L’indice Ftse Mib riduce il rialzo allo 0,29% a quota 23.801 al termine di una seduta volatile, segnata dalle vendite nel primo pomeriggio in arrivo da oltre Atlantico. Ma il guadagno dell’indice da inizio anno resta il migliore.

Più effervescenti ieri le altre piazze del vecchio Continente: Francoforte +0,9%, Parigi +0,98%, Madrid +1,05% e Londra +0,7%.

DBRS: “DELUDENTE” IL QUADRO ITALIANO

Gli sviluppi politici italiani degli ultimi giorni sono stati “deludenti”. È l’opinione di Nicholas James, co-resposabile globale rating sovrani di Dbrs, l’agenzia che ha assegnato in questi anni ai titoli della Repubblica Italiana la tripla B high, requisito necessario per accedere allo sportello della Bce. James sottolinea comunque il fatto positivo che l’ultima bozza del contratto non metta più in discussione l’appartenenza dell’Italia alla zona euro e non contenga più la proposta di cancellazione del debito pubblico del paese presente nel bilancio dell’Eurosistema. “Ma è inverosimile – commenta – che le nuove politiche fiscali possano autofinanziarsi e quindi potrebbero mettere a rischio la prosecuzione della riduzione del rapporto debito/Pil alla base dell’attuale rating”.

BTP SULLE MONTAGNE RUSSE, SPREAD CON LA SPAGNA A 71 PUNTI

Giornata all’insegna della massima volatilità per il reddito fisso. I Btp hanno chiuso in forte recupero (le scadenze più brevi in rialzo) dopo le vendite della mattinata. Il momento più critico si è avuto attorno a metà giornata: lo spread Btp/Bund è salito a 159 punti, ai massimi dal 10 gennaio, superando dunque i livelli toccati all’indomani delle elezioni del 4 marzo.

Il rendimento decennale italiano si è spinto fino al 2,19%, massimo da inizio ottobre. È stata così sfondata la parte alta del canale decrescente che ha accompagnato il movimento dell’ultimo anno. La prossima soglia critica è intorno a 2,45-2,50% oltre cui, secondo gli esperti, potrebbe scattare l’allarme rosso sul debito.

Lo spread con il Bono spagnolo si è allargato a 71 punti base, massimo da giugno 2017. In giornata ha superato i 75 punti base, massimo dal 2012.

SOFFRONO LE BANCHE, DIKTAT POLITICO A MONTE PASCHI

Sotto tiro in Piazza Affari il comparto bancario, il più esposto alle tensioni sul debito. Ma ad aggravare le tensioni è stato il tonfo di Monte Paschi Paschi (-8,86%, su scambi per 13 milioni di pezzi) dopo la scoperta che nel programma del governo M5s – Lega c’è un preciso riferimento al futuro dell’istituto.

“Lo Stato azionista – si legge – deve provvedere alla rifocalizzazione della mission e degli obiettivi dell’istituto di credito in un’ottica di servizio”. A decodificare il messaggio ci ha pensato lo stesso Claudio Borghi, responsabile economico della Lega: “La Banca deve essere ripensata in un’ottica di servizio”. L’obiettivo, ha aggiunto, è “abbandonare l’idea di farci profitti vendendola a chissacchì”, ma mantenerla “come patrimonio del Paese”. Niente ritorno al privato, blocco del piano di chiusura delle filiali. “Ho il dovere di ricordare – ha detto il ministro uscente Pier Carlo Padoan – che la fiducia si costruisce poco per volta, progressivamente, ma basta poco per distruggerla, tirandosi dietro i risparmi degli italiani”.

L’indice del settore bancario ha lasciato sul terreno l’1,3%: Ubi-2,7%, Unicredit -1,5%, Banco Bpm -1%, Intesa -0,8%. Contrastate, ma con minori pressioni, assicurazioni e risparmio gestito: Generali +0,1%, Poste italiane -0,3%, UnipolSai +0,9%, Banca Mediolanum -0,6%.

TELECOM, GENISH CANCELLA I PIANI DI ELLIOTT

Sotto i riflettori ieri anche Telecom Italia, -0,65% nella prima uscita dopo l’assemblea che ha sancito l’uscita dalla posizione di comando di Vivendi. Ma il consiglio di amministrazione di ieri ha offerto l’occupazione all’ad Amos Genish per archiviare ufficialmente buona parte del piano originario del fondo Elliott: non ci sarà la cessione della controllata delle torri Inwit, bisogna mantenere il controllo della rete fissa (“ma siamo aperti a ragionare su una possibile quotazione”) e, per quanto riguarda la cedola, le risorse vanno utilizzate prima per gli investimenti.

BOOM RECORDATI, VOLA PIAGGIO

In evidenza il settore industriale.

Il miglior titolo è stato Recordati (+6,8%) su volumi oltre quattro volte la media giornaliera. Il balzo è legato alla notizia dell’interessamento del fondo private Cvc Capital Partners, che avrebbe studiato un’offerta per rilevare il controllo della società farmaceutica, valorizzandola 8 miliardi di euro, vale a dire il 25% in più dell’attuale capitalizzazione dell’azienda. Tuttavia, l’attuale situazione politica italiana avrebbe portato a uno stallo sull’operazione.

Ancora acquisti su Stm (+1,3%): Goldman Sachs ha confermato la raccomandazione neutral e il prezzo obiettivo a 21,5 euro. Barclays ha spinto il prezzo obiettivo a 26 euro da 25 euro, rafforzando il giudizio Overweight.

Continua anche la marcia di Pirelli (+1,86%) dopo che Deutsche Bank ha alzato il target price a 7,4 euro da 6,7. Cnh Industrial +1,8%. Fiat Chrysler (+0,6%) ha diffuso i dati delle vendite in Europa: +2,3% a 91.300 autovetture. Ancora forte la crescita di Jeep. Ferrari +0,8%.

Seduta brillante per Piaggio (+3%): è stato sottoscritto con la cinese Foton Motor il contratto definitivo per lo sviluppo e la realizzazione di una nuova gamma di veicoli commerciali leggeri a quattro ruote. I modelli saranno lanciati sul mercato nei prossimi anni a partire dal 2020.

Bene il lusso. Moncler (+2,3%) ha toccato l’ennesimo record storico: Goldman Sachs ha deciso di rafforzare la raccomandazione Buy, alzando il target price a 42 euro da 37 euro. Ferragamo +1,6%. Luxottica +1,8%.

ASTALDI E PANARIA LE DUE MAGLIE NERE

Nel resto del listino due tonfi pesanti.

Astaldi cade in ribasso del 10%, a 2,35 euro. Kepler-Cheuvreux ha tagliato il target price a 1,70 euro da 1,90 euro. Il ribasso potenziale sulla quotazione odierna è intorno al -30%.

Ancora peggio ha fatto Panaria Group (-12%), il peggior titolo di giornata. Il gruppo che opera nel settore delle ceramiche ha chiuso il primo trimestre 2018 con una perdita di 0,3 milioni rispetto a +4 milioni dell’anno precedente.

Related Post
Categories: Finanza e Mercati