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Il Milan perde a Bergamo e saluta l’Europa

La corsa è (quasi) finita. Il Milan perde a Bergamo e abbandona i sogni d’Europa. Se per la matematica infatti il sesto posto è ancora possibile, così non è per la logica. La qualificazione all’Europa League passa da un successo sul Sassuolo ma soprattutto dalla speranza che Torino e Parma non vincano le rispettive partite. Difficile che ciò accada, visto che i granata se la vedranno contro una Fiorentina già certa del quarto posto e che i ducali riceveranno al Tardini il Livorno già retrocesso in Serie B. Insomma, il sesto posto è un miraggio bello e buono e forse è giusto che sia così. Perdere a Bergamo è stato imperdonabile per un Milan che doveva vincere a tutti i costi, tanto più nella domenica in cui Torino e Parma hanno pareggiato nello scontro diretto. Gli uomini di Seedorf avrebbero potuto festeggiare un doppio sorpasso, invece si leccano le ferite di una stagione disastrosa. 

E ora anche l’olandese, già sull’orlo del baratro, perde le residue speranze di riconferma. “Eravamo venuti qui per vincere, invece è arrivata una sconfitta pesante – ha dichiarato nel post partita. – Potevamo evitare di concedere il rigore, e poi nel recupero abbiamo sfiorato due volte il gol con Balotelli. Ad ogni modo rimando ogni valutazione a fine campionato, ma io ho la coscienza pulita perché sto facendo bene”. Quasi un commiato quello di Seedorf, le cui scelte tecniche e tattiche hanno suscitato più di una perplessità, rivelandosi poi sbagliate. Perché puntare su Honda dal primo minuto lasciando in panchina Taarabt? E perché non dare spazio prima a Pazzini, invece di lasciare nuovamente Balotelli senza supporto? E ancora, come giustificare la ritardata sostituzione di un Kakà ai minimi storici? Tanti interrogativi, che hanno portato a un labiale di Galliani inequivocabile (“questo è matto” ha detto l’ad al nipote durante l’intervallo, prima di coprirsi la bocca con la mano). 

“Non commento questa cosa – ha glissato Seedorf. – Taarabt era stanco, ho preferito Honda. Quella di Balotelli e Pazzini è una storia che va avanti da tanto e che ci porteremo dietro ancora per una settimana, poi andremo in vacanza. Siete voi che volete vederli a tutti i costi assieme, io ho già spiegato perché non li metto”. Già, ma questa volta la scelta si è rivelata sbagliata. Troppo brutto il Milan del primo tempo per essere vero, fotografato alla perfezione dalla prova di Honda. Lento, svagato, mai in partita: pur se schierato nel ruolo preferito il giapponese è stato disastroso, come ha certificato la sostituzione nell’intervallo. 

Dopo i primi 45 minuti, poveri di emozioni sotto tutti i punti di vista, Seedorf tenta di sparigliare le carte cambiando uomini e modulo. Fuori Honda dentro El Shaarawy, addio al 4-3-1-2 “presidenziale” e spazio al 4-3-3. La mossa sembra funzionare e al 51’ il Milan va in vantaggio: il Faraone recupera palla, Montolivo verticalizza, Muntari mette in mezzo e Bellini, nel tentativo di anticipare Balotelli (in fuorigioco) fa autogol. Il vantaggio sembra l’ideale per i rossoneri, che invece riaprono clamorosamente il match. Colpa di Constant, che al 67’ stende in area Carmona inducendo Rizzoli a fischiare un rigore sacrosanto: Denis spiazza Amelia e fa 1-1. L’episodio scatena il pubblico di Bergamo che si rende protagonista di gesto odioso, lanciando una banana verso il difensore rossonero. 

Il pareggio non serve a niente e Seedorf tenta il tutto per tutto inserendo anche Taarabt e Pazzini al posto di Muntari e Kakà. Il vecchio 4-2-3-1 non produce spettacolo, ma qualche occasione degna di nota sì. Al 91’ Balotelli colpisce un palo clamoroso con un destro imparabile, poi, un minuto dopo, ci riprova ma il suo tiro viene deviato. Sembra finita, invece c’è spazio per l’ultima emozione targata Atalanta. Al 95’ Brienza s’inventa il gol della domenica battendo Amelia con un sinistro spettacolare dalla distanza: 2-1! Giocata d’autore, che vale la vittoria della Dea. Oltre che l’addio ai sogni d’Europa rossoneri, legati ormai soltanto alla matematica. 

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