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Il Milan e i cinesi, film horror del closing che non c’è

C’è una vecchia battuta di Woody Allen che dice più o meno così: “Oggi l’umanità ha di fronte a sé due grandi possibilità: l’olocausto nucleare [erano anni di guerra fredda], o una tragedia ambientale che ci farà sparire dalla faccia del pianeta. Preghiamo Dio che ci illumini e ci faccia scegliere la strada migliore”. Un’alternativa molto simile si offre di questi tempi alla tifoseria rossonera.

Scenario A, il più probabile. Berlusconi incassa la caparra da 200 miIioni che la fantomatica cordata cinese gli ha sventatamente anticipato senza avere il resto dei quattrini. Con quei soldi annuncia che va avanti da solo, che farà una grande campagna acquisti, che riporterà il Milan agli antichi splendori e naturalmente che è lui il candidato del centrodestra per le prossime elezioni quando mai si faranno. Grazie ai poteri paranormali dei quali disponiamo, siamo già in grado di anticipare con sufficiente chiarezza i successivi sviluppi.

Ci sono almeno 30 procure della Repubblica pronte a dimostrare che quei 200 milioni sono in realtà soldi in nero che il medesimo Berlusconi ha inguattato in qualche paradiso fiscale, che d’altronde nessuno è così cretino da dare 200 milioni di caparra su un deal di 600, che si tratta di un evidente reato di autoriciclaggio a fronte del quale gli effetti della legge Severino sono uno scherzetto e questa volta il Cav, altro che Palazzo Chigi, rischia di vedere il sole a scacchi. A quel punto il gruppo Fininvest sbanda vistosamente, i figli manager (Marina e Piersilvio) forti degli strepitosi successi ottenuti alla guida di Mondadori e Mediaset, assumono i pieni poteri e il Milan finisce al primo che passa, pure gratis, basta farla finita.

C’è però uno scenario B, che è anche peggiore. Esso si basa su quella che in letteratura scientifica si chiama assunzione eroica, ovvero un’ipotesi altamente improbabile. Assumiamo quindi per un momento che i cinesi esistano davvero. Già vedo l’incredulità dipingersi sul volto di chi sta leggendo questo articolo. Ma come si fa a scambiare Li Yonghong e Han li – che le foto opportunity con Berlusconi ci restituiscono con quelle teste enormi, con quelle facce da pupazzi di cartone – per dei finanzieri capaci di comprare e rilanciare il club più titolato del mondo?

E infatti, da quanto va avanti la grottesca colletta della cordata Sino Europe? Da quasi un anno, con quattro, cinque, sei appuntamenti per il closing che sono andati regolarmente deserti perché i soldi non arrivavano mai, e di sicuro non da loro che non figurano neppure nelle classifiche dei 500 (ma probabilmente neppure dei 500mila) cinesi più ricchi. Più o meno la stessa storia del fantomatico mr. Bee, il broker thailandese che nel febbraio 2015 Berlusconi presentò come il capofila di un’altra cordata esotica destinata a comprare il Milan (allora addirittura per un miliardo di dollari).

Febbraio 2015: sono ormai più di due anni che il Milan è in vendita, la società è sotto due diligence, nessuno progetta o lavora per il futuro ed è davvero un miracolo che la squadra riesca ancora a combinare qualcosa. Comunque, si diceva, immaginiamo che i cinesi esistano davvero: lo scenario B. Lo scenario B è un film horror del quale abbiamo visto le prime inquadrature e proprio perché le abbiamo viste vorremmo ci fossero risparmiate le successive.

Come prima mossa i tycoon di Sino Europe nominano i loro uomini di fiducia per il loro Milan. E scelgono due dirigenti come Fassone e Mirabelli noti non solo per le loro non memorabili imprese, ma soprattutto per essere entrambi di provenienza interista. Verranno pure dalla Cina, ma come gli può venire in mente di mettere il Milan, l’aristocrazia del calcio mondiale, in mano a esponenti di una squadra che si è resa ridicola in tutti gli stadi del mondo?

Seconda mossa. Poiché si rende conto di aver esagerato, Sino Europe cerca di riequilibrare la situazione inserendo al vertice una bandiera rossonera, anzi la bandiera delle bandiere, vale a dire Paolo Maldini. Il quale, però, al secondo colloquio con Fassone e Mirabelli li manda a stendere. Per ragioni, come si dice oggi, di governance: in caso di divergenze tra Fassone e Maldini avrebbe deciso Fassone. In caso di divergenze tra Mirabelli e Maldini ancora Fassone, e cioè Mirabelli che di Fassone è il fiduciario. Insomma, la bandiera più amata della tifoseria rossonera avrebbe dovuto mettersi agli ordini di quei due.

Terza mossa. All’appuntamento con il mercato di gennaio il Milan si presenta in una situazione che nessun tifoso avrebbe osato immaginare. Umiliata la Juventus nella finale di Supercoppa, la squadra in viaggia in campionato nei quartieri alti della classifica, quelli che danno l’accesso alla Champions league.

Una situazione insperata perché, se si va a guardare la rosa di giocatori, il Milan non va oltre la decima posizione preceduto non soltanto dai vari Juve, Roma, Napoli e Inter, ma anche da Lazio, Fiorentina, Torino e probabilmente anche dal Sassuolo. Un mezzo miracolo, il cui merito  va in gran parte ascritto all’allenatore Montella. In queste condizioni, e visto che gli aspiranti proprietari hanno dichiarato ai quattro venti che sono pronti a investire 100 milioni l’anno per i prossimi tre (cifra che ai valori attuali del calcio non è neanche ‘sto granché) un cinese col cervello pensa: poiché l’accesso alla Champions vale decine di milioni, perché non rafforzare la rosa adesso, nel mercato di gennaio, sotto l’ovvia condizione che gli investimenti effettuati ora andranno sottratti da quelli futuri?

Il problema, purtroppo, è che i soldi per spenderli bisogna averli e il povero Milan, o se volete il Milan dei poveri, senza rinforzi è così scivolato al settimo posto. Fin qui le prime scene dell’horror movie. Ma ancora una volta, grazie ai poteri paranormali dei quali disponiamo siamo in grado di anticiparvi la prossima. Poiché in termini di pericolosità sociale i procuratori di calcio se la battono con gli scafisti del Mediterraneo, e poiché tra i procuratori una delle figure più inquietanti è il pizzaiolo Mino Raiola, agente dell’unica vera star che oggi indossa la maglia rossonera, Donnarumma, quante sono le chance che Gigio resti al Milan?

Non osiamo neppure pensare a un’eventualità del genere, figuriamoci metterla nero su bianco. Ma allora Berlusconi, che due anni fa si era impegnato a mettere il Milan in mani solide e capaci di rinnovare la storia di successi del club, deve sapere una cosa. Deve sapere che è stato il miglior presidente del Milan per quello che ha fatto e il peggior presidente della storia ultracentenaria del Milan per quello che sta facendo. Che il popolo rossonero è stufo di essere preso in giro, perché la riconoscenza resta, ma la pazienza è davvero finita.

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