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Il flop della Popolare Vicenza fa tremare banche e Borsa

FIRSTonline

Chiusa la Borsa giapponese per la vacanza della “Settimana d’oro”, il poco invidiabile titolo di mercato a rischio tocca a Piazza Affari, bersaglio di vendite sul comparto bancario dopo la notizia che Borsa Italiana ha negato l’ammissione al listino della Popolare di Vicenza. Olimpica la flemma di Giuseppe Vegas, presidente della Consob: “Dal male può anche venire una cosa buona, è una decisione del mercato e noi siamo per il mercato, ovviamente”. Oltre al flop dell’Ipo pesa la delusione per il decreto sulle banche. La non retroattività delle misure (a meno di accordi tra le parti) e l’istituzione di una tassa sui Deferred Tax assets hanno messo pressione gli istituti nostrani.

L’indice Ftse Mib, unico tra i listini europei a chiudere in ribasso (Francoforte +0,8%, spinta dai conti di Allianz, Parigi +0,2%, chiusa per festività Londra, impegnata celebrare l’incredibile vittoria del Leicester in Premier League, ha accusato il colpo, scivolando dell’1% a quota 18.420 punti, nonostante i buoni dati in arrivo dalla produzione industriale: l’indice Pmi manifatturiero è salito in aprile per il secondo mese consecutivo, portandosi a 53,9 punti, al di sopra delle attese. Secondo la classifica di Deloitte sulla competitività, il Bel Paese ha guadagnato quattro posizioni salendo al 28° posto (su 49 Paesi).

Oggi la Commissione Europea pubblicherà le previsioni economiche di primavera. Previsto un miglioramento anche per l’Italia, ma la ripresa, visto il malessere del credito, rischia di poggiare su basi d’argilla.

A WALL STREET VOLA AMAZON, BENE I LISTINI CINESI

Banche italiane a parte, i listini azionari hanno aperto il mese di maggio con il piede giusto. Sale Sidney (+0,8%) in attesa del taglio dei tassi che dovrebbe arrivare al termine della riunione della banca centrale. Arretra Hong Kong (-0,6%), ma avanzano le Borse cinesi: Shanghai +1,6%, Shenzhen +2,2%, galvanizzate dal dollaro debole. La Borsa di Tokyo è chiusa finto a venerdì, ma non si ferma l’ascesa dello yen, trattata a 106,05 sulla valuta Usa.

Anche la Borsa americana avanza, sotto la spinta del dollaro debole (oltre 1,15 sull’euro ai massimi da agosto): Dow Jones +0,66%, S&P 500 +0,78%. Torna a salire, dopo sette sedute negative, anche il Nasdaq (+0,88%).

Il dollaro perde quota nei confronti dell’euro, che sale oltre 1,15, da 1,145 di venerdì. La valuta unica europea si apprezza per il sesto giorno consecutivo, massimo da agosto. Sul mercato obbligazionario il Treasury Bill decennale è stato scambiato a un rendimento dell’1,87%, +4 punti base rispetto a venerdì.

Il rallentamento dell’attività manifatturiera (indice Ism a 50.8 contro 51,8 di marzo) non ha guastato la festa. A rincuorare Wall Street ci ha pensato Amazon (+3,7%), mentre Apple (-0,1%) accusa l’ottavo ribasso consecutivo, come non capitava dal 1998.

Affonda intanto al Nasdaq il colosso cinese Baidu (-7,5%). La autorità cinesi hanno avviato un’indagine dopo la morte di uno studente che aveva usato il motore di ricerca per cercare una cura contro il cancro che l’aveva colpito.

Il mancato matrimonio nei servizi petroliferi fa bene ad Halliburton (+1,8%), ma non a BakerHughes (-2%): le due società hanno annunciato la rinuncia al progetto di una fusione da 28 miliardi di dollari a causa dell’opposizione delle autorità antitrust Usa ed europee.

DRAGHI: NON CI SONO ALTERNATIVE AI TASSI BASSI

I bassi tassi d’interesse sono un sintomo ma non la causa delle difficoltà nell’economia globale. Perciò, ha detto ieri Mario Draghi, “semplicemente in questo momento non ci sono alternative”. I bassi tassi d’interesse non sono innocui, ha riconosciuto il presidente della Bce intervenendo ad un convegno a Francoforte, ma la politica monetaria, ha aggiunto, non può alzare i tassi reali nel lungo termine, cosa che può essere raggiunta solo attraverso le riforme strutturali.

La settimana scorsa, intanto, la Bce ha acquistato nell’ambito del Qe titoli per 17,5 miliardi. Grazie alla mano della Banca centrale tiene il mercato obbligazionario, per ora immune dalla tempesta di vendite sul settore bancario in avvio di un mese impegnativo. L’ufficio studi Unicredit prevede per il mese di aprile un’offerta lorda tra 50 e 57 miliardi di euro, mentre i rimborsi ammontano a circa 14 miliardi di titoli cui sommare un’altra decina da cedole.

SOTTO TIRO BANCO POPOLARE, MPS E UNICREDIT

L’indice del comparto bancario italiano ha lasciato sul terreno il 3,5%. La tempesta ha preso velocità, come si è già detto, dopo la notizia che le autorità di Borsa avevano negato la quotazione alla Popolare di Vicenza. Di conseguenza, alcuni investitori che avevano sottoscritto parte dell’aumento di capitale a condizione che la società arrivasse sul listino, hanno ritirato l’investimento: fra questi Mediobanca, che si era impegnata per un 5%.

A questo punto il Fondo Atlante avrà una partecipazione nel capitale della banca vicentina pari al 99,33%, per un esborso di 1,49 miliardi di euro, più di un terzo dei mezzi propri a disposizione (4,2 miliardi) da destinare anche a rivitalizzare il mercato dei non performing loans.

Di qui una nuova iniezione di sfiducia che ha investito i titoli più esposti. Cade il Banco Popolare (-7,3%), che ha in programma un aumento di capitale da 1 miliardo di euro, propedeutico alla fusione con Banca Pop Milano. Ai giornalisti l’ad Pier Francesco Saviotti ha detto: “Perché dovremmo essere preoccupati? Gli advisor ci hanno coperto e abbiamo un sacco di banche che vogliono partecipare”.

Pesante anche Monte Paschi (-5,5%): l’istituto conta su Atlante per disinnescare la mina degli Npl. Giù Unicredit (-3,6%) e Ubi (-4,9%). Mediobanca perde il 2,8%. Calo più contenuto per Intesa Sanpaolo (-1,9%), che ha annunciato l’accordo per la cessione di Setefi e Intesa Sanpaolo Card a Mercury, azionista di Icbpi e controllato da un consorzio formato da Advent, Bain Capital e Clessidra. Il valore dell’operazione è pari a 1,035 miliardi di euro e la plusvalenza netta per Intesa è pari a 895 milioni. Perdite superiori al 5% anche per Bpm (-5,7%) e Carige (-5,3%).

FIAT-CHRYSLER AVANZA CON LE VENDITE. FERRARI FRENA

La nota più positiva in una giornata difficile attiva dal mondo dei motori. Le immatricolazioni di auto sono cresciute ad aprile dell’11,53%, quelle dei veicoli a due ruote del 10%. Nel periodo gennaio-aprile la Motorizzazione ha immatricolato 687.021 autovetture: +18,59%. “Il mercato italiano – nota il centro studi Promotor – cresce per il ventitreesimo mese consecutivo”.

Bene Fiat Chrysler (+2,1%): le vendite ad aprile, pari a 48.700 immatricolazioni, sono cresciute del 12,5%, tasso lievemente superiore rispetto all’andamento medio del mercato. Alfredo Altavilla, responsabile della regione Emea ha dichiarato di essere decisamente soddisfatto dalle vendite della Tipo 4 porte in Europa (circa 22 mila unità).

Scende invece Ferrari (-0,8%), che pure ha annunciato “la trimestrale migliore di sempre”, come attesta la nota ufficiale in cui si comunica che Sergio Marchionne ha cumulato la carica di presidente della Rossa assieme a quella di ad, già detenuta. L’obiettivo per quest’anno è un numero di auto vendute superiore a 7.900, ricavi a 3 miliardi di euro e un Ebitda adjusted di almeno 800 milioni.

Nel resto della scuderia Agnelli, Cnh Industrial +0,7% (Mediobanca Securities ha mantenuto la raccomandazione outperform, il target price a 8 euro) ed Exor +1,8%.

Chiude in calo Piaggio, -1% (-17% da inizio anno), dopo aver archiviato il primo trimestre 2016 con un utile netto in lieve crescita a 1,3 milioni di euro su ricavi per 307,1 milioni: si tratta nel miglior trimestre dal 2008.

Nel resto del comparto industriale Finmeccanica -0,3%: Kepler Cheuvreux ha confermato il rating buy e il prezzo obiettivo di 16 euro in attesa dei conti in agenda per il 5 maggio. StM perde l’1,9%.

OGGI LE AZIONI RCS +4,8% DISTRIBUITE AI SOCI FCA

Fiat Chrysler ha comunicato di aver portato a termine alcuni passaggi necessari alla distribuzione agli azionisti della sua partecipazione, pari al 16,7% in Rcs (+4,8%). Al socio di controllo Exor andrà circa il 5% e anche questa quota è destinata ad essere venduta sul mercato.

La “record date” della distribuzione sarà oggi, 3 maggio 2016, per le azioni ordinarie FCA depositate presso il sistema Monte Titoli, domani 4 maggio 2016 per le azioni ordinarie FCA depositate presso il sistema DTC, in conseguenza dei differenti diversi periodi standard di regolamento vigenti per Borsa Italiana e per il New York Stock Exchange, dice la nota del gruppo auto. 

PETROLIO DEBOLE, NORTH STREAM SPAVENTA SAIPEM

Battuta d’arresto nel rialzo del petrolio: il Wti è arretrato a 44,78 sollari al barile (-1,14 dollari) , il Brent a 45.83 (-1.54 dollari). Arretra di riflesso Eni (-1,7%): Société Générale ha tagliato il giudizio a Hold dal precedente Buy. Target price invariato a 15,50 euro.

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Ben più pesante il tonfo di Saipem (-5,1% dopo varie sospensioni), nonostante la notizia del raggiungimento di nuovi record nel settore dei servizi per l’industria petrolifera, con i lavori di installazione di due Free Standing Hybrid Riser per l’esportazione del gas. Equita Sim ha riportato le dichiarazioni di stampa secondo cui Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo di centro-destra, ha lanciato un attacco contro la realizzazione del gasdotto Nord Stream 2, un progetto che potrebbe coinvolgere la società. Tenaris -1,3%.

Prevale il segno meno tra le utility: A2A -1,36%, Hera -0,61%, Terna -0,41%. Enel chiude invariata. Telecom Italia -0,4%.

RISCOSSA DI LUXOTTICA. MONCLER +13% NEL 2016

Exploit di Luxottica +3,8%, miglior blue chip di Milano. Dopo sei mesi consecutivi di calo (aprile -2%), maggio è partito con un fuoco d’artificio. Il broker Bryan Garnier ha annunciato di avere avviato la copertura con un giudizio Buy e un target price di 61 euro. L’ad Massimo Vian ha confermato per il 2016 le previsioni di ricavi in miglioramento del 5-6% e di un utile netto in crescita.

In rialzo gli altri titoli del lusso: Moncler +2,9%, consolidando la posizione di leadership da inizio anno tra le blue chip di Piazza Affari con un progresso del 13% circa. Stamattina il broker Bryan Garnier ha avviato la copertura con Buy, target 17 euro. Ferragamo +0,6%, Tod’s +1,5%.

TECHNOGYM OGGI IN BORSA: VALORE 650 MILIONI

È saltata la quotazione della Popolare di Vicenza. Consoliamoci con Technogym, matricola oggi al debutto. La società, sulla base del prezzo fissato in sede di Ipo, parte con una capitalizzazione di 650 milioni di euro. Tra i soci figurano 63 fondi di investimento tra cui 44 fondi esteri e 19 investitori italiani per 25,3 milioni di azioni (il 12,7%).

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