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I gioielli di Stato finiscono nel mirino di Moody’s

Lo schiaffo, atteso, arriva al termine di una giornata nera, in cui la Borsa di Milano si è confermata la maglia nera dei listini del Vecchio Continente.
Moody’s, dopo il warning lanciato nei confronti dell’Italia,  ha messo sotto osservazione il rating delle principali società pubbliche italiane per un possibile downgrade. Le società coinvolte, si legge in una nota, sono Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e le Poste. 
In particolare, i rating posti sotto la lente sono quello a lungo termine A2 senior unsecured di Enel e le sue controllate garantite Enel Finance International N.V. and Enel Investment Holding B.V., e per Enel Finance International anche il rating a breve termine. Il rating Aa3 a lungo termine senior unsecured di Eni e il rating A1 senior unsecured di Eni Lasmo (Usa). E ancora, il rating A3 a lungo termine senior unsecured di Finmeccanica e quello Aa2 a lungo termine di Poste e il bond da 750 milioni garantito dal governo. Sotto osservazione anche il rating a lungo termine A2 senior unsecured e e issuer ratings e il P-1 a breve termine di Terna. Il rating Prime-1 a breve termine e di Poste non è stato posto sotto osservazione.

MANO TESA DI EADS PER FINMECCANICA
L’ENEL RESTA BUY PER MERRILL LYNCH

La decisione di Moody’s colpisce anche Finmeccanica (+0,63% a 7,99 euro) uno dei pochi titoli che ha chiuso in  attivo la seduta di ieri. Merito delle dichiarazioni da Le Bourget dell’ad di Eads  Louis Gallois che ha ventilato possibili collaborazioni con Finmeccanica, in particolare nel campo dei droni e nello spazio (oltre a quelle esistenti come i missili di Mbda e gli Atr). “Riteniamo sia poco probabile che a breve accada qualcosa”, frena Equita nella sua nota quotidiana. Più credito merita l’indiscrezione per cui Finmeccanica  è in lizza per acquistare da Bell il 51% della jv per lo sviluppo e produzione del convertiplano, al fine di accelerare il programma (attualmente ha ordini per 83 velivoli per circa 800 milioni di dollari). “Riteniamo abbia senso dal punto di vista strategico”, hanno fatto sapere da Equita  che ha mantenuto la raccomandazione d’acquisto (buy) sul titolo e prezzo obiettivo a 11,6 euro.
Doccia fredda anche per Enel (-1,2%) che Merrill Lynch in mattinata aveva gratificato del conferma  del giudizio buy  con un target price a 5,25 euro. Il gruppo sta esaminando la possibilità di una partnership sul nucleare con il governo russo ma una decisione  finale non è stata ancora presa, ha detto a Reuters l’ad Fulvio Conti. Seduta in calo anche per Eni e Saipem (-3,47%) nonostante l’annuncio di nuovi contratti nelle perforazioni mare e terra per un valore complessivo di 600 milioni di dollari

BORSE USA.  I PROFITTI HANNO LA MEGLIO SULLA PAURA GRECA
E LE BIG CORPORATION CHIEDONO UNO SCUDO FISCALE AD OBAMA

Gli investitori d’oltreoceano, più di quelli del vecchio continente, sembrano dar credito alle parole del presidente dell’eurogruppo Jean Claude Juncker, per il quale una soluzione alla questione greca verrà trovata. Dopo un inizio incerto, gli indici di Wall Street hanno virato in positivo. Le tensioni sul fronte greco non hanno impedito all’S&P di chiudere in attivo (+0,54%) al pari del Dow (+0,63%) e del Nasdaq (+0,50%) in una giornata in cui non è stato diffuso alcun dato economico.
Il mercato, in attesa di indicazioni dall’Europa, ha registrato senza emozioni anche il rimbalzo (+0,43% a 93,40 dollari). L’attenzione di Wall Street semmai, è concentrata sulla partita fiscale in corso a Washington, in cui gioca un ruolo importante la lobby delle multinazionali. Il “New York Times” dedica la sua apertura al pressing dei Big per ridurre dal 35 al 5,25 per cento la tassa sui profitti che, altrimenti, non saranno rimpatriati. Per avere un’idea delle cifre in gioco, basti dire che Google conta una cassa fuori dagli Usa di 17 miliardi di dollari, Microsoft di 29. Si calcola che la cifra complessiva dei profitti fuori Usa, arrivi a mille miliardi di dollari. La promessa, a fronte di questo maxi scudo fiscale, è di rimettere in circolo capitali destinati a far ripartire l’occupazione, Anche se un precedente accordo ai tempi della presidenza Bus si risolse soprattutto in una pioggia di buy back e di dividendi extra. Però, le multinazionali non disperano: un introito extra, seppur con lo sconto, è una merce preziosa per il Congresso alla ricerca di un modo per tenere sotto controllo il budget.
A fronte delle preoccupazioni per la sorte dell’euro e del rallentamento della congiuntura cinese, giocano i fondamentali dell’S&P a pochi giorni dall’inizio della campagna delle trimestrali. Secondo le previsioni, le società dello Standard & Poor’s 500, aumenteranno i profitti del 18 per cento, rispetto a dodici mesi fa, Se così fosse, date le attuali quotazioni, il price earning medio sarebbe ai valori più bassi dal 1985; 14,5 volte contro una media, dal 1991 di 20,5 volte.

BORSE. LISTINI ASIATICI IN RISALITA
E MIGLIORA ANCHE L’EURO

Le parole di Jean-Claude Juncker (“troveremo una soluzione per la Grecia”) hanno contribuito ad una seduta positiva, la quarta di fila, dei listini dell’Estremo Oriente, L’indice Nikkei 225 della Borsa di Tokyo registra un incremento dello 0,9%, l’indice Msci Pacific chiude con un incremento dello 0,5%. Si avvantaggia pure l’euro scambiato a 1,4332 contro il dollaro e 114,88 contro lo yen, Secca perdita, invece, per le azioni della China Construction Bank (-3%) alla Borsa di Hong Kong: si è diffusa la notizia che Bank of America, per rientrare nei parametri patrimoniali richiesti, dovrà mettere in vendita la sua partecipazione da 21 miliardi di dollari nel colosso del credito di Pechino.

STASERA IL VOTO DEL PARLAMENTO GRECO 
PREVISTO IL SI’ AL PACCHETTO AUSTERITA’

Stasera i riflettori dei mercati saranno tutti concentrati sulla riunione del Parlamento greco che dovrà dare il via libera al pacchetto di provvedimenti messi a punto dal premier Goerge Papandreou assieme agli esperti di Fmi, Ue e Bce. La previsione è per un’approvazione a larga maggioranza visto che l’opposizione, pur rifiutando l’ipotesi di entrare in un governo di unità nazionale, ha lanciato segnali in questa direzione.  
Ieri i ministri delle Finanze europei hanno chiesto ad Atene di introdurre nuove misure di austerità, come condizione per dare il via libera all’estensione del pacchetto di aiuti da 12 miliardi per la Grecia. L’Eurogruppo ha fissato una riunione straordinaria per il 3 luglio ed entro quella data il parlamento greco dovrà approvare il nuovo piano. I ministri europei si aspettano che i nuovi fondi (la prossima tranche nel quadro del piano di salvataggio da 110 miliardi di euro erogato dall’Unione Europea e Fondo monetario) verranno pagati entro luglio. La Grecia ha detto di aver bisogno dei prestiti entro quel termine per evitare il default.
Intanto i ministri finanziari dell’eurogruppo hanno deciso che i bond emessi nell’ambito del progetto di intervento a favore di Grecia, Portogallo ed Irlanda, in tutto 500  miliardi destinati all’Esm, non godranno dello status di credito privilegiato. Una scelta che, secondo il Financial Times, faciliterà il ritorno di questi tre Paesi sul mercato obbligazionario, una volta esaurita la fase di emergenza. Il fondo Esf, che sostituirà il meccanismo attuale dell’Esm, diventerà operativo dalla metà del 2013.

TREMONTI: SUBITO LA MANOVRA DA 40 MILIARDI
LA BORSA DI MILANO MAGLIA NERA D’EUROPA

 Per spegnere il combinato della miscela Moody’s- crisi greca  Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha annunciato già ieri mattinail prossimo via libera all’approvazione di un piano da 40 miliardi di euro. La reazione del mercato obbligazionario ieri mattina è stata immediata: il differenziale tra il rendimento del decennale italiano su quello tedesco stamattina è salito a 195 punti base ma sul finale è rientrato a 189 punti base, praticamente in linea con i 190 di venerdì. Recupera l’euro nei confronti del dollaro con cui è scambiato a 1,43.
Nulla però ha impedito una giornata nera per le Borse europee che hanno comunque chiuso in calo ma sopra i minimi toccati in giornata. Milano ha perso il 2% (-1,5% al netto dello stacco dividendi di alcuni dei principali titoli del listino: A2A, Enel, Terna), Londra -0,4%, Parigi -0,6%, Francoforte -0,2%. Piazza Affari, anche tenendo conto dell’effetto cedola, è il listino più colpito dalle turbolenze legate alla crisi greca. Dall’inizio di maggio il mercato ha ceduto il 12 per cento circa, il doppio del Dax tedesco. Oltre alla difficile situazione di Atene, ha pesato la decisione di Moody’s di mettere il trating  Aa2 dell’Italia in review in vista di un  un possibile downgrade.  Oggi, però, il presidente dell’Eurogruppo Juncker ha dichiarato che l’Italia non è in pericolo.

BPM SOTTO TIRO SI DIFENDE CON LE QUERELE
ESORDIO DIFFICILE PER L’AUMENTO DI MPS

Ancora una volta a guidare il ribasso è stato il comparto bancario. Ancora una volta. Si può aggiungere la protagonista negativa della giornata è stata la Popolare di Milano (-7,39% a 1,628 euro)  che ha quasi azzerato i guadagni messi a segno venerdì con un balzo di circa il 12%. Dopo la smentita dell’interesse da parte di Bnp Bnl, ieri mattina  Bper ha dichiarato di non avere allo studio “operazioni di carattere straordinario con la Popolare di Milano”. Il tutto alla vigilia di un appuntamento cruciale: il 25 giugno, infatti, l’assemblea straordinaria della banca milanese dovrà dare il via libera all’aumento di capitale da 1,2 miliardi di euro. Nell’attesa, ad agitare le acque, ci ha pensato anche la levata di scudi dei sindacati interni, che hanno ribadito di essere contrari all’aumento delle deleghe da 3 a 5 voti, cioè una delle indicazioni suggerite in seguito alle pressioni di Banca d’Italia per una nuova governance. Di fronte alle bordate in arrivo contro i sistemi di gestione dell’istituto,  il presidente Massimo Ponzellini ha dismesso i panni concilianti che gli sono propri, passando alla politica delle querele: ieri il cda ha dato mandato per procedere contro il vicedirettore  del “Giornale “ Nicola Porro e contro Luigi Zingales, autore di una durissima requisitoria sul “Sole 24 Ore” in cui si chiedeva il commissariamento della banca. 
Vendite anche sul Monte dei Paschi (-2,59% a 0,583 euro) nel primo giorno dell’aumento di capitale da 2,1 miliardi di euro, che permetterà alla banca senese di rimborsare gli 1,9 miliardi di euro di Tremonti Bond e rafforzare i coefficienti patrimoniali in vista delle nuove regole di Basilea 3. Il prezzo di emissione delle nuove azioni è stato fissato a 0,446 euro e il rapporto prevede 18 azioni nuove ogni 25 detenute. Il periodo per sottoscrivere i diritti terminerà il prossimo 8 luglio. Intanto dal prospetto informativo e’ emerso che l’istituto senese ha in corso un contenzioso da 1,08 miliardi di euro con il Fisco in relazione a operazioni di trading su azioni perfezionate a cavallo dello stacco dei dividendi e di operazioni di pronti contro termine su obbligazioni estere. E che La Consob ha “in corso approfondimenti” sugli impairment test (test finalizzati a verificare la perdita di valore durevole dell’avviamento contabilizzato in bilancio) svolti da Mps su Biverbanca e Banca Antonveneta. Gli avviamenti relativi alle due controllate di Mps ammontano a 1.624 milioni. Complessivamente Mps ha in bilancio avviamenti per 6.474 milioni, su un totale di attività immateriali pari a 7.539 milioni. Il valore rappresenta il 43,1% del patrimonio netto consolidato. Gli impairment test svolti in occasione dell’approvazione del bilancio 2010, spiega Mps, non hanno evidenziato alcuna perdita durevole degli avviamenti “e, conseguentemente, non si è proceduto ad alcuna rettifica di valore”. “Ai fini dell’ analisi – aggiunge però il prospetto informativo – non è stato considerato il prezzo di borsa di Bmps in quanto nell’attuale condizione di mercato, penalizzata da fattori non strutturali e dall’elevata incertezza prospettica, a giudizio dell’emittente non riflette pienamente il profilo di redditività strutturale e i benefici delle azioni industriali poste in essere”
Nel resto del comparto bancario sono scivolate in rosso anche Intesa SanPaolo (-0,82% a 1,804 euro), Unicredit (-2,30% a 1,488 euro) e il  Banco Popolare (-0,43% a 1,62 euro) che in serata ha annunciato di aver dato il via libera alla cessione degli assets nella repubblica Ceca, con un incasso di 48 milioni ed il deconsolidamento di cento. Ubi Banca, archiviato un tribolato aumento di capitale (“Non c’è da preoccuparsi – ha dichiarato il presidente del consiglio di gestione, l’ex presidente Abi  Corrado Faissola -. Abbiamo comunque  un ottimo consorzio di garanzia”) ha mostrato un progresso dello 0,76% a 3,99 euro.
Giornata difficile anche per Fonsai (-3,6%). Secondo Il Messaggero le banche del consorzio per l’aumento di capitale  punterebbero a uno sconto del 50%.

CITI PROPONE LO SPEZZATINO AUTOGRILL (+2%)
LA FIERA DI MILANO (+5,3%) FESTEGGIA LA PACE

Pochi i titoli in controtendenza. Tra questi Autogrill  (+2%) dopo che Citigroup ha confermato stamattina il giudizio Buy, limando il target price da 12,5 a 12 euro.
“Il valore creato da Autogrill non è stato incorporato nel prezzo delle azioni”, hanno spiegato gli analisti della banca Usa. Il rimedio? Uno scorporo dell’attività ristorazione da quella degli aeroporti da cui emergerebbe un maggior valore.
Sale del 5,3% a 4,93 euro Fiera Milano, sull’onda della notizia della prossima pace tra la società milanese e l’Aefi, l’associazione delle fiere italiane. Entro la prossima settimana Enrico Pazzali ad di Fiera Milano incontrerà Ettore Riello, presidente di Aefi, per definire il rientro della società nell’associazione. L’obiettivo è quello di costituire un soggetto rappresentativo degli interessi del settore nei confronti del governo e la protezione internazionale delle manifestazioni di successo

EDISON. SAGLIA DICE Sì AI FRANCESI
“QUELLO CON EDF E’ UN BUON ACCORDO”

Si allargano le crepe nel muro eretto da Giulio Tremonti contro l’accordo, raggiunto a marzo tra Edf e A2A che prevede la cessione del controllo di Edison alla società guidata da Henry Proglio. A schierarsi per la conclusione dell’intesa entro luglio è stato il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia che ha definito “un buon accordo” l’operazione che prevede la cessione ai parner italiani di un pacchetto di assets idroelettrici più una put sul 31% della società. In caso di mancata intesa si andrà a settembre alle buste, con Edf nettamente favorita su A2A, data la diversa consistenza patrimoniale.

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