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I 20 anni di Eurotunnel, da bidone a macchina da soldi

Sono le 10.50 di martedì 29 aprile. L’aria diventa elettrica nel salone dello sport di Coquelles, Pas de Calais. Qui si svolge l’assemblea annuale di Eurotunnel. Dopo i discorsi ufficiali, un piccolo azionista si avvicina al microfono, visibilmente teso, e racconta come ha perso tutto a causa delle sue azioni comprate tra il 1987 e il 1990, quando il tunnel nella Manica non era ancora stato costruito. L’amministratore delegato Jacques Gounon tenta di salvare la situazione: “Sappiamo che è doloroso, ma la invito a guardare al futuro”. Ma l’uomo non ha intenzione di calmarsi: “Voi ve ne fregate della gente! Ci avete imbrogliato con l’aiuto di Goldman Sachs!”. “Siamo nel 2014 – replica Gounon – non possiamo riscrivere la storia”. Il vecchio azionista è ormai infuriato: “Avete tre cadaveri sulla coscienza!”, urla, mentre i responsabili del gruppo cercano con gli occhi gli uomini della sicurezza.

Le Monde decide di celebrare i 20 anni dell’Eurotunnel partendo da questo aneddoto. Il quotidiano francese racconta luci e ombre del tunnel nella Manica, inaugurato il 6 maggio del 1994, attraverso le voci di chi ricorda i momenti di gloria – l’arrivo in Rolls Roice della regina Elisabetta e di Mitterand -, quelle di chi pensa piuttosto al crollo delle azioni nei primi anni Novanta e dopo, con il quasi fallimento del 2007, e, infine, quelle – gioiose – di chi ha investito dopo, una volta finita la tempesta. Perché, per quanto incredibile possa sembrare, il vecchio pozzo senza fondo si è trasformato in una macchina da soldi. Dimenticate la catastrofe finanziaria, “oggi il nostro margine operativo è già migliore di quello di LVMH!”, sentenzia trionfale Gounon.

In realtà, il livello di traffico è ancora lontano rispetto alle previsioni iniziali. Nel 2013, poco più di 10 milioni di passeggeri hanno viaggiato in treno da un capo all’altro della Manica, contro i 30 milioni previsti 20 anni fa. Ma il numero non smette di crescere. Per la prima volta, il giro d’affari di Eurotunnel ha superato il tetto del miliardo di euro nel 2013 e ha registrato un +8% nel primo trimestre dell’anno. I profitti sono ancora al minimo. La società non è uscita dal rosso prima del 2007 e l’incendio del settembre 2008, che ha reso la galleria parzialmente impraticabile per sei mesi, ha frenato la crescita. Ma l’utile netto, pari a 20 milioni di euro nel 2013, verrà moltiplicato per 7 nei prossimi 3 anni, secondo le stime di Natixis.

Eurotunnel ha anche cominciato a distribuire dividendi. Partendo dal minimo, si sono duplicati nel 2012, sono aumentati del 50% nel 2013 e ancora del 25% nel 2014. Il titolo ha segnato un +145% in cinque anni e attualmente viaggia al livello più alto dall’estate 2008. In Borsa, il gruppo vale ormai oltre 5 miliardi di euro. E questo potrebbe essere solo l’inizio.

“A 20 anni, siamo all’inizio di una nuova era”, ha assicurato l’amministratore delegato dell’azienda. A breve termine, l’obiettivo fissato in assemblea è portare l’azione a 11,50 euro, il 17% in più rispetto al livello di venerdì 2 maggio.

Il piano di salvataggio finanziario sembra aver funzionato. In questo modo, è stato possibile ridurre il debito da 9 a 4 miliardi di euro, grazie ai fondi arrivati dalla banca americana Goldman Sachs, ormai primo azionista di Eurotunnel con il 16% del capitale. 

 E poi c’è stato l’effetto Olimpiadi. Tra i Giochi di Londra del 2012 e la ripresa economica britannica, il tunnel ha beneficiato nel giro di qualche anno di una crescita abbastanza sostenuta. Nel 2013, la progressione è stata del 4% per i passeggeri del treno Eurostar, del 2,6% per le auto e del 4,7% per i camion.

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