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Governo: gli esami non finiscono mai

Il Governo prova a ricominciare dal Parlamento. Oggi infatti l’aula di Montecitorio si pronuncerà sulla fiducia chiesta per il decreto sviluppo e subito dopo sul provvedimento. Intanto nel pomeriggio Berlusconi aprirà al Senato la verifica e si pronuncerà così sulle richieste poste solennemente dalla Lega sul pratone di Pontida. Richieste, per la verità attenuate dopo che ieri, a tarda sera Carroccio e Pdl avrebbero trovato un accordo sul fatto che al Nord si sposterà tutt’al più qualche sede di rappresentanza. Il tutto dopo che Alemanno e la Polverini avevano dato il via ad una raccolta di firme popolare per stoppare sul nascere l’iniziativa leghista e mentre le opposizioni in Parlamento preannunciano un ordine del giorno sull’inamovibilità delle sedi ministeriali.

Ma intanto è stato il capo dello Stato Giorgio Napolitano a ribadire con fermezza che l’Italia per quanto riguarda la Libia, secondo quanto sancito dal Parlamento, resta schierata con gli alleati nell’intervento chiesto dall’Onu. Anche il ministro degli Esteri Frattini ha spiegato che ogni nostra decisione non potrà essere unilaterale, ma andrà presa nelle opportune sedi internazionali. Interventi questi che non hanno convinto il Carroccio, tant’è che il ministro dell’Interno Maroni ha confermato punto per punto le richieste arrivate dal prato di Pontida.

Anche e soprattutto su questo oggi il premier dovrà dire qualcosa nel discorso con il quale aprirà la verifica a palazzo Madama. Insomma per Berlusconi e per il Governo (lambiti anche dall’inchiesta giudiziaria sul caso Bisignani) gli esami non finiscono mai. Si comincia oggi da quelli parlamentari. Ma intanto continuano ad essere sotto esame delle agenzie di rating e dell’Europa anche i nostri conti e quelli delle nostre aziende. Visto che ieri Moody’s ha messo sotto osservazione anche alcune società più rappresentative, come Enel, Eni, Poste, Finmeccanica e Terna. Il tutto, mentre il ministro dell’economia Tremonti potrebbe anticipare i contenuti della manovra da 40 miliardi, secondo quanto richiesto da organismi europei e dalla Confindustria.

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Categories: Politica