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Golf: Open d’Italia da record, in palio 7 milioni di dollari

Il campionato europeo di golf si avvicina al gran finale e questa settimana fa tappa a Monza, da giovedì a domenica, per uno degli appuntamenti più prestigiosi e ricchi del tour, parte del mini circuito di élite delle Rolex Series: il 74esimo Open d’Italia, con un montepremi da 7 milioni di dollari, una cifra record per il nostro paese. In campo ci sono 4 dei migliori golfisti d’Europa: il leader della Race to Dubai Tommy Fleetwood, il campione Masters Sergio Garcia, il numero 5 del mondo Jon Rham e il numero 18 Francesco Molinari. Francesco è anche campione in carica e l’anno scorso il finale fu da brivido, un testa a testa con Danny Willett avvincente e sofferto. Una replica sarebbe davvero un sogno. 

Un bel field dunque, ma non stellare come si poteva sperare viste le premesse. Mancano all’appello tutti gli americani di alto livello come Dustin Johnson, Justin Thomas (impegnato in Malesia) o Jordan Spieth, ma anche pesi massimi europei come Rory McIlroy, Justin Rose, Henrik Stenson. 

Per la piccola federazione tricolore d’altra parte quella che comincia domani è una scommessa, una sfida lanciata due anni fa con l’aggiudicazione incredibile e imprevedibile della Ryder Cup 2022, uno degli eventi sportivi più importanti del mondo. 

L’Italia, per prevalere sulle altre candidature, si è impegnata non solo a ospitare l’appuntamento ciclopico del 2022 a Roma, ma anche a organizzare 11  Open ai massimi livelli, con un montepremi top da 7 milioni di dollari, più uno, quello dello scorso anno, da 3 milioni, per un totale di 80 milioni di dollari. Davvero tanta roba, se si pensa che fino a qualche anno fa si faceva fatica a trovare anche un solo milione per la gara italiana. 

Mettere sul piatto tanti soldi però non basta a rendersi appetibili per atleti molto richiesti e molto ricchi, ci vuole anche la data giusta, quella che non si sovrappone ad altri eventi importanti, il giusto appeal del tracciato, la copertura televisiva internazionale che soddisfi gli sponsor. Benché l’Open d’Italia sia uno dei più antichi del circuito, non è mai stato, come invece è oggi, in cima alla lista dell’European Tour. I grandi giocatori devono abituarsi a prenderlo in considerazione, a riscrivere le loro agende decidendo che fare tappa nel Belpaese è più vantaggioso, per tanti motivi, che andare altrove. Insomma, siamo solo all’inizio di un percorso che vedremo dove porterà.

Al momento le previsioni del tempo sono favorevoli, l’entrata per il pubblico ancora una volta è gratuita e la sfida sportiva dovrebbe risultare interessante, soprattutto per chi si colloca nelle prime posizioni della Race to Dubai, in vista delle tre gare finali di novembre.

Gli iscritti sono 132, ma dopo i primi due round il taglio lascerà in gara solo i primi 65 classificati e pari merito. Il vincitore porterà a casa 1,667 milioni di dollari.

Fra i papabili al podio ci sono sei vincitori di major: oltre a Garcia, Josè Maria Olazabal, Danny Willett, Graeme McDowell, Martin Kaymer e Padraig Harrington; 24 dei primi 100 giocatori del ranking mondiale, nove tra i top 50. Ventidue sono i giocatori che hanno difeso i colori europei nella Ryder Cup e tra di loro il danese Thomas Bjorn, che guiderà il team continentale nella prossima sfida di Parigi (2018) contro la formazione statunitense. Cinque sono i past winners. Su 132 partecipanti, 87 hanno vinto almeno un torneo del circuito. Fra i nomi da ricordare lo svedese Alex Noren, numero 15 mondiale,  Matthew Fitzpatrick, Tyrrell Hatton, vincitore domenica scorsa dell’Alfred Dunhill Links, Lee Westwood e Luke Donald, ex numeri uno del mondo, Shane Lowry, vincitore di un WGC, Bernd Wiesberger,  Jamie Donaldson, David Lingmerth, Andres Romero, Miguel Angel Jimenez, Victor Dubuisson, George Coetzee, Matthieu Pavon, a segno nello Scottish Open e Paul Dunne, che si è imposto nel British Masters; i thailandesi Thongchai Jaidee e Kiradech Aphibarnrat, i coreani Byeong Hun An e Jeunghun Wang, il cinese Ashun Wu. Folta la schiera italiana: oltre a Francesco, c’è il fratello Edoardo Molinari e poi Matteo Manassero, Renato Paratore, Nino Bertasio, solo per citarne alcuni.

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