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Goldman Sachs più pessimista sull’azionario europeo: inflazione record e rischi per la crescita

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Peggiora la view di Goldman Sachs sulle azioni europee. In un nuovo report pubblicato all’indomani del primo giorno di guerra, gli analisti della banca d’affari americana hanno rimesso mano sulle loro previsioni per il 2022 riducendo le stime di crescita e rivedendo al rialzo quelle dell’inflazione. L’inflazione è vista ora raggiungere un picco del 6,5% a maggio, prima di rallentare al 5,4% entro la fine dell’anno, mentre per la crescita si stima un calo di 0,2 punti percentuali pur sottolineando che “lo slancio della crescita dell’area euro rimanga solido quest’anno, dato il forte rimbalzo dopo la debolezza dell’inverno della variante Omicron, il sostegno fiscale sostenuto e la possibilità di crescita nei servizi”.

Il conflitto ha esacerbato una crisi energetica in Europa, che dipende pesantemente dalle importazioni russe, proprio mentre le banche centrali si preparano a stringere la politica per affrontare le pressioni sui prezzi già elevate. L’Europa dovrebbe anche essere colpita più duramente degli Usa, a causa dei suoi legami economici più stretti e della vicinanza geografica al conflitto. “L’aumento dei prezzi dell’energia spingerà probabilmente l’inflazione verso l’alto e qualsiasi restrizione o interruzione della fornitura di energia, specialmente il gas, in Europa avrebbe anche implicazioni per la produzione e il Pil”, hanno scritto gli analisti di Goldman Sachs guidati da Sharon Bell in una nota ai clienti.

E che proprio “alla luce del conflitto, dell’aumento dell’avversione al rischio (che probabilmente si protrarrà) dell’impatto sul mix crescita/inflazione, abbassiamo i nostri target di prezzo”.

L’Europa rischia di pagare il conto più alto del conflitto: target 2022 al ribasso

Adesso la banca d’affari statunitense indica per l’indice Europe Stoxx 600 – l’indice che raggruppa i titoli delle 600 maggiori società in Europa che coprono circa il 90% del mercato azionario europeo – un obiettivo a 490 punti in un anno, dai 530 indicati in precedenza, e la loro aspettativa per l’indice Euro Stoxx 50 delle blue chip a 4.300 da 4.800, mentre hanno aumentato la loro previsione per l’indice FTSE 100 del Regno Unito a 8.100 da 7.900.

L’indice britannico a grande capitalizzazione “si è dimostrato più resistente sia agli aumenti dei tassi che alle preoccupazioni per l’aumento dei costi energetici”, hanno detto. “L’indice non ha quasi nessuna esposizione al settore tecnologico e ha un forte peso nei titoli di valore e in quelli finanziari”.

Goldman Sachs: deterioramento del mix crescita/inflazione

La recente escalation in Ucraina ha peggiorato il mix di crescita e inflazione nei mercati degli asset europei. I mercati azionari sono scesi fino al 6% oggi, e gli swap sull’inflazione europea a 2 anni hanno raggiunto i massimi storici intorno al 3,5% sulla scia dei prezzi più alti delle materie prime.

Gli economisti della banca hanno detto che lo “shock dell’aumento dei prezzi dell’energia” potrebbe abbassare la crescita della zona euro di 50 punti base. A pesare sulla crescita dell’area euro ci sarebbero tre canali. In primo luogo, potrebbe pesare sull’attività europea il calo degli scambi con Russia e Ucraina: le esportazioni dell’area euro verso Russia e Ucraina ammontano solo all’1% circa del suo Pil. “Stimiamo che un calo del 10% della domanda in Russia abbasserebbe il Pil dell’area euro solo di circa lo 0,1% attraverso il canale commerciale”, sottolineano gli analisti di Goldman Sachs.

Il secondo, la banca d’affari americana ritiene che a pesare sulla crescita saranno gli effetti sui mercati energetici europei. Con la rigidità del mercato del lavoro e il potenziale shock negativo sul reddito per i consumatori derivante dall’aumento dei prezzi dell’energia, si stima un freno sul livello del Pil nell’area euro di circa lo 0,1% entro la fine del 2022 e dello 0,4% nello scenario di rialzo energetico del 30%.

Infine, l’impatto potrebbe essere maggiore se le sanzioni occidentali spingessero il presidente russo a interrompere le forniture di gas. Nel breve termine, un’interruzione dei flussi di gas attraverso l’Ucraina potrebbe comportare un calo del Pil dell’1% in Germania e Francia mentre arrivare fino al 3% in Italia. “L’entità di questi contraccolpi è significativamente maggiore del freno alla spesa dei consumatori dovuto ai prezzi del gas più elevati di cui sopra, sebbene l’impatto sulla produzione sarebbe probabilmente temporaneo e la produzione si riprenderebbe una volta ripristinata la normale fornitura di gas”, sottolineano gli esperti. 

Allarme spread e tassi Btp

Allo stesso modo, il peggioramento delle prospettive di crescita, e di conseguenza lo spazio limitato per il sostegno politico della Bce e la probabile maggiore pressione sui bilanci statali a causa delle pressioni sul costo della vita, sono tutti elementi che puntano a un allargamento degli spread sovrani a breve termine, con un declino dei rendimenti dei bund di 10-15 punti base.

Gli analisti si aspettavamo Btp-bund a 10 anni a 175 punti base dalla “normalizzazione” della politica monetaria, ma dato che ora affrontiamo ulteriori rischi di crescita al ribasso dell’ordine di 0.5% del Pil, ritengono che questo dovrebbe implicare spread più vicini a 185 punti base con un possibile superamento a 200 pb.  

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