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Generali, Donnet: “2018 punto di partenza, cresceremo ma senza azzardi”

Imagoeconomica

Un 2018 che ha superato tutti i target, portando l’utile a crescere dei quasi il 10% a 2,3 miliardi, il dividendo a superare i 5 miliardi di euro e la raccolta netta del settore Vita a 11,4 miliardi, a testimonianza di una crescita anche nell’asset management, che nell’ultimo anno solare ha contribuito all’utile del gruppo per 235 milioni, il 24% in più rispetto all’anno precedente. Generali archivia così l’ultimo anno del precedente piano industriale e si lancia con ottimismo nel nuovo triennio disegnato dal CEO Philippe Donnet: “Abbiamo registrato ottimi risultati sia finanziari che industriali – ha commentato il manager francese in conferenza stampa alla Torre Generali di Citylife a Milano – ma questo non è un punto di arrivo, bensì il punto di partenza per la nuova strategia al 2021″.

La nuova fase inizia con fiducia – non per caso SocGen è salita al 5% nel capitale del Leone – anche perché Generali “non ha fatto scommesse”, come tiene a ribadire Donnet in relazione sia alla situazione economica dell’Italia, sia al contesto geopolitico internazionale, sia in merito ai tassi d’interesse fissati dalla Bce o all’esposizione sui Btp italiani. “E’ un piano a medio-lungo termine, quindi non siamo preoccupati ad esempio dal rallentamento dell’economia italiana. Col Governo c’è una costante e normale interlocuzione, ma non abbiamo fatto scommesse sull’andamento economico: in qualsiasi scenario, purché normale, restiamo fiduciosi”, ha detto il CEO del Leone, aggiungendo che “l’Italia ha una forza, e ce l’avrà sempre, che è quella delle Pmi, cioè delle imprese medie e piccole che però per la qualità sono grandi. Ragionando sul lungo termine a noi interessa quello e dunque non siamo preoccupati”.

Anche perché, come hanno dimostrato gli stessi risultati e le strategie del prossimo triennio, il business è molto diversificato e lo sarà sempre di più, “sia geograficamente, visto che siamo presenti in 50 Paesi in tutto il mondo, sia come linee di business. Ad esempio, se l’economia rallenta, rallentano ovviamente consumi e investimenti e questo è un male per il settore Danni, ma in compenso aumento la propensione al risparmio e questo giova invece al settore Vita e all’asset management”. Proprio l’asset management è stato uno dei protagonisti dell’anno appena chiuso, con la raccolta cresciuta del 5,2% a 11,4 miliardi: “L’asset management prosegue bene – ha commentato Donnet – secondo le intenzioni del nuovo piano, per il quale prevediamo un miglioramento del 15-20% annuo da qui al 2021. Il suo apporto è importante perché significa più masse e più masse gestite direttamente da noi, quindi più margine operativo”.

Il “tesoretto” nel piano iniziato il 1° gennaio 2019 è stimato in 10 miliardi, “di cui circa 6 da destinare ai dividendi e alla riduzione del debito, e circa 4 alla crescita e allo sviluppo”. Anche attraverso acquisizioni? “Non ne abbiamo programmate perché non è possibile farlo, ma valuteremo con grande attenzione tutte le opportunità. Posso solo ribadire – ha spiegato il manager corso – che il nostro piano 2021 non è basato sull’M&A e che non siamo dipendenti da eventuali operazioni di acquisizione”. Uno degli spiragli più interessanti potrebbe tuttavia essere quello sulla Germania, dove già oggi Generali è la seconda compagnia assicurativa dietro ad Allianz e che per il Leone è il secondo mercato dopo quello italiano: “C’è grande attenzione sulle opportunità in Germania, dove vogliamo crescere”, ha confermato Donnet dopo che i conti, nel settore Danni, hanno evidenziato un risultato operativo al +26,5% nel 2018 in Germania, a fronte del -22% della Francia e del -8,5% dell’Italia.

A proposito di Francia, il numero uno di Generali è stato interpellato anche sulle tensioni tra Roma e Parigi, e non si è sottratto alla domanda: “Quello che ci interessa è che l’Italia abbia buone relazioni con tutti i 50 Paesi dove siamo presenti, e al momento è così. Non mi è mai capitato di avere problemi per il fatto di essere una compagnia italiana. Il nostro è un gruppo italiano ma anche internazionale, indipendente e quotato”. Ecco perché, oltre a quelle con la Francia, le tensioni internazionali non preoccupano. A patto che l’Europa sia coesa e che l’Italia continui convintamente a farne parte: “Siamo il primo gruppo assicurativo in Europa, per noi l’Europa è importante. Non vedo minacce sulla sua coesione, a parte Brexit, ma bisogna capire che non si può più tornare indietro: non c’è futuro fuori dall’Europa”.

E nemmeno lontano dalla Cina: se ne sta parlando in questi giorni con l’accordo della Via della Seta, che Donnet vede di buon grado, ricordando l’importanza del mercato asiatico nel piano di Generali: “Abbiamo iniziato con delle joint venture 15 anni fa. Le relazioni non sono sempre semplici, ma questo capita un po’ dappertutto. Oggi in Cina abbiamo una partnership con CNPC e un fatturato sempre più rilevante“, ammette Donnet ricordando che nella sua carriera vanta un’esperienza di 8 anni in Asia, di cui quattro in Giappone

Nessuna scommessa, infine, nemmeno sul fronte finanziario: l’esposizione di Generali sui Btp ad oggi è di 59 miliardi, pari al 12% degli asset gestiti, e quella soglia è pienamente soddisfacente per Donnet. “E’ una esposizione che non ci crea alcun tipo di problema e va bene così come è, non pensiamo né di diminuirla né di aumentarla”, conferma rispondendo alle domande dei giornalisti. Sul fronte dei tassi d’interesse, “Generali è pronta fino al 2021 per un regime di tassi bassissimi come quelli attuali: se poi la Bce li rialzerà, per noi sarà un bonus. Ma abbiamo fatto una valutazione prudente, senza nessun azzardo”.

I risultati e anche le parole di Donnet stanno al momento convincendo gli investitori, visto che a metà pomeriggio il titolo Generali fa meglio del Ftse Mib, guadagnando l’1% a quasi 16 euro per azione. E a breve termine ne beficieranno anche i 71 mila dipendenti del gruppo ai quali verranno distribuite azioni Generali secondo modalità che saranno presto definite.

 

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