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Gaming, un mercato da 219 miliardi di dollari. Le nuove regole che cambiano il mondo dei videogiochi

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Il mercato dei videogiochi continua a correre. Nel 2024 ha toccato i 219 miliardi di dollari, in crescita del 5% sull’anno precedente, e le previsioni parlano di un +4% annuo fino al 2028. A trainare non sono però i nuovi titoli, ma i soliti noti. Oggi i primi dieci giochi di ogni piattaforma generano oltre metà dei ricavi complessivi, con un peso che tra i più giovani, dai 2 ai 17 anni, supera il 70%. Una polarizzazione che fotografa un settore in cui pochi brand dominano, mentre gli altri faticano a emergere.

Come osserva Bain & Company, che ha intervistato oltre 5.000 gamer in sei Paesi, i videogiochi non sono più soltanto intrattenimento. Sono diventati spazi sociali, creativi e narrativi, capaci di catalizzare comunità globali e alimentare fenomeni culturali che travalicano lo schermo.

L’ascesa dei giochi piattaforma e il declino dei colossi AAA

La trasformazione del mercato passa dai cosiddetti giochi piattaforma: mondi aperti che offrono strumenti di creazione e funzioni social, veri hub digitali che attraggono giocatori, sviluppatori e brand. Questi titoli crescono a doppia cifra, con utenti attivi in aumento del 10-20% l’anno, e stanno diventando il nuovo centro di gravità del settore.

Di contro, i grandi giochi AAA – classificazione informale che indica le produzioni realizzate da editori di medie o grandi dimensioni, con budget di sviluppo e marketing particolarmente elevati – affrontano margini ridotti, costi sempre più alti e una concorrenza spietata. A guadagnare terreno sono invece gli sviluppatori indipendenti, capaci di muoversi con agilità e senza i vincoli delle major. Dal 2018 al 2024, i titoli Pc indie hanno registrato un tasso annuo di crescita del 22%, contro l’8% dei blockbuster tradizionali.

“Stiamo assistendo a un cambiamento generazionale nel modo in cui si vive il videogioco”, osserva Daniel Hong, responsabile globale Media & Entertainment di Bain. “I titoli di maggior successo non sono più solo intrattenimento: sono piattaforme di creatività, socializzazione e narrazione. Gli studi che sapranno abbracciare questo ruolo guideranno la prossima era del gaming, chi non lo farà resterà indietro”.

Boom dei contenuti generati dagli utenti

Il dato più dirompente della ricerca riguarda i contenuti generati dagli utenti. L’80% dei gamer ha provato almeno un titolo con livelli, oggetti o modalità create dalla community, e quasi la metà dei creator dedica più tempo alla produzione rispetto all’anno precedente. È un fenomeno che coinvolge soprattutto i giovanissimi, ma che cresce anche tra i trentenni e oltre.

Il modello free-to-play ha accelerato questa dinamica. Milioni di giocatori accedono gratuitamente a ore di intrattenimento, mentre una minoranza finanzia il sistema attraverso acquisti in-game e contenuti extra. La contraddizione è evidente: si gioca di più ma si spende di meno.

Il prezzo dei giochi tradizionali è fermo da vent’anni a 60-70 dollari, ma in termini reali oggi vale molto meno che negli anni ’90. Intanto, la pubblicità nel mobile gaming diventa fonte di ricavi, mentre su Pc e console resta un terreno controvers: il 64% dei gamer la considera un fastidio, ma il 46% ammette di aver comprato qualcosa proprio grazie a un annuncio.

Dal videogioco alla cultura pop

Il futuro del settore non si gioca più soltanto davanti allo schermo. Le grandi saghe si espandono oltre i confini del videogioco, conquistando spazio tra serie TV, merchandising e musica. Secondo Bain, un quarto del tempo che i gamer dedicano ad altri media è speso proprio su contenuti collegati a brand videoludici. Le produzioni crossmediali hanno un effetto diretto anche sul business e le trasposizioni di successo fanno crescere fino al 69% gli utenti attivi nei giochi originali.

La prossima sfida è orchestrare esperienze coerenti e autentiche, rispettando la fedeltà della community e scegliendo con cura i media su cui espandere i franchise. Perché oggi i giocatori non si limitano a consumare: vogliono partecipare, creare, condividere. Chi saprà intercettare questa energia guiderà la nuova era del gaming.

“Il mercato dei videogiochi – spiega Mauro Colopi, Partner e responsabile italiano Telecommunications, Media & Technology di Bain & Company – si sta concentrando sempre di più nelle mani di pochi titoli già affermati. I top manager del settore sanno che le regole del gioco sono cambiate. Oggi gli utenti non vogliono soltanto giocare: vogliono contribuire a creare l’esperienza. Chi saprà dare spazio alla creatività degli utenti, costruire vere comunità e ripensare i modelli di monetizzazione guiderà l’industria verso la sua prossima era”.

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Categories: Economia e Imprese