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Fondazione Golinelli: è “U.Mano”, l’evento-mostra all’Opificio

Fondazione Golinelli

Nell’allestimento al centro Arti e Scienze dell’Opificio, in via Nanni Costa a Bologna, la lente d’ingrandimento per guardare il mondo è la “mano”, simbolo e arto, perfetta sintesi della visione della Fondazione creata da Marino Golinelli. Nella complessa articolazione della mano infatti, come in quella della Fondazione, ci sono il saper fare e il voler fare, la necessità di capire per poi agire, la miscela unica ed esplosiva di arte e scienza, come propellente per viaggiare in un futuro altrimenti difficile da immaginare.

La mostra accoglie letteralmente il visitatore nella mani di Marino Golinelli, chiuse e aperte, a significare interiorità e conoscenza. Le mani del filantropo sono riprodotte in grandi dimensioni, intagliate da artigiani del legno e trasformate in giganteschi origami ricoperti di specchi, sicché chi guarda si trova catapultato in una visione poliedrica di sé e di quanto lo circonda. Lo spaesamento è lo stato d’animo migliore per lasciarsi stupire, dai fallimenti di un genio come Leonardo Da Vinci come dai successi delle mani degli ultimi. 

Dentro le “mani chiuse” è collocato il De Symmetria partium in rectis formis humanorum corporum libri, di Albrecht Dürer, un trattato sul disegno della figura umana le cui istruzioni sono interpretate come uno dei primi algoritmi di arte generativa. L’algoritmo è utilizzato in questa sede per trasformare le dimensioni della mano in frequenze e in rapporti fra esse, ottenendo così dei suoni. Fra le cose più divertenti da fare c’è quindi la possibilità di appoggiare la mano su uno schermo digitale e ascoltare la propria musica, scoprendo che ogni essere ha un’impronta sonora unica come unica è la sua impronta digitale. 

Fra i libri rari si possono ammirare il De humani corporis fabrica di Andrea Vesalio e i Deux Livres de chirurgie di Ambroise Paré. In breve si passa poi da un mondo piatto, la pagina, a un mondo a tre dimensioni, trovandosi di fronte le cere anatomiche delle mani di Anna Morandi Manzolini, realizzate nel Settecento a Bologna, che furono uno strumento di conoscenza e di riproduzione della realtà, ma anche un’opera scultorea di rara bellezza.

La terza installazione, prodotta da Fondazione Golinelli in occasione di ArteFiera 2019, è “mano-cervello”, una scultura che invita a osservare come osserviamo, giocando prima con gli inganni della percezione e poi con la manipolazione dei dati di osservazione.

Ma come abbiamo anticipato in questa mostra si viaggia nello spazio, ma anche nel tempo. 

Perciò, accanto a installazioni modernissime, ci sono una serie di dipinti realizzati tra Cinquecento e Seicento, cioè in quel “particolare momento storico – dice Andrea Zanotti – nel quale si è registrato un cambio di passo per alcuni versi simile a quello che stiamo vivendo ora”. Fra le opere spicca una Madonna col Bambino attribuita a Caravaggio, mai rivelata al pubblico prima d’ora. Di grande effetto la Giuditta e Oloferne di Giovan Battista Crespi; Il Cristo della moneta di Mattia Preti; la Madonna col Bambino di Ludovico Carracci e San Giovanni Battista di Guercino (Pinacoteca Capitolina); Ritratto di Francesco Arsilli di Sebastiano del Piombo (Pinacoteca “F. Podesti”). 

“Il percorso – si legge in una nota – conduce quindi a un indice puntato verso il Cielo, a ricordare il destino di grandezza cui l’uomo è chiamato e che è tutto iscritto nel Giudizio Universale della Cappella Sistina”. 

Il dito è stato reinterpretato dall’artista contemporaneo Michelangelo Pistoletto nel “quadro specchiante”, che ripropone la Creazione di Adamo di Michelangelo. Il tocco creatore è  il nostro stesso tocco di uomini, il cui destino è nelle nostre mani. 

Un destino che evolve nella tencologia. In questa sede si è voluta ricostruire la Battaglia di Anghiari, opera perduta di Leonardo, a causa di una serie di errori. Le informazioni che si trovano in rete sono state ri-materializzate dai ragazzi che frequentano i laboratori sulla mostra di Fondazione Golinelli. 

Infine un ulteriore livello di percezione sullo spazio espositivo è offerto da un altro laboratorio di gamification che ha trasportato temi della mostra nello spazio di un gioco immersivo in Virtual Reality. Il mondo in cui agisce il player è la ricostruzione 3D dell’allestimento della mostra dove appaiono oggetti, personaggi, frammenti di informazioni con i quali interagendo si rivive la vicenda de’ La Battaglia di Anghiari nella visione dei giovani creatori del gioco.

L’ultimo passo nell’evoluzione della mano, conduce a un presente avveniristico, nel quale è protagonista l’arto bionico, un’opera d’ingegneria avanzata realizzata dai giovani ricercatori di BionIt Labs srl – una delle start-up che operano nell’incubatore-acceleratore G-Factor – che hanno progettato un arto innovativo e adattabile a ogni paziente. 

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Categories: Arte