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Fincantieri, boom di commesse per il gioiello della cantieristica

Fincantieri ha ritrovato la forma dei tempi pre-crisi, quella che si è abbattuta sulla cantieristica mondiale nel 2009. E con un bagaglio ordini 2014 di 22 navi tra quelle da crociera, traghetti, navi militari e megayacht, si presenta martedì all’appuntamento con l’assemblea degli azionisti con un volto che scoppia di salute. E di commesse. Per Giuseppe Bono, che dal 2002 guida la corazzata navale pubblica un tempo dell’Iri e ora di Cdp attraverso Fintecna, non sarà dunque difficile rispondere alle domande degli azionisti.

Se il 2014 si è chiuso con un risultato netto di 55 milioni di euro in flessione sugli 87 milioni del 2013 a causa di “oneri e proventi estranei alla gestione ordinaria e non ricorrenti per 44 milioni” come ha spiegato il comunicato di bilancio, tutti gli indicatori più significativi dello scorso esercizio sono in deciso avanzamento. Le soddisfazioni maggiori arrivano dalla cantieristica e i nuovi ordini acquisiti dal gruppo salgono a 5,6 miliardi, una cifra da confrontare con i quasi 5 messi in cassaforte nel 2013. E’ stato lui stesso, Bono, ad aver tirato le somme: “Si è verificata una forte ripresa del business delle navi da crociera con 8 nuove unità acquisite sulle 16 ordinate nel mondo, 9 navi attualmente in costruzione – annunciava alla data del 27 febbraio – e una conseguente ripresa dei volumi nei siti italiani. La strategia di diversificazione ci ha permesso di raggiungere un Ebitda margin del 6,8%” nonostante il segmento offshore abbia sofferto nella seconda parte dell’anno del crollo dei prezzi del petrolio che sta tuttora proseguendo.

Il 2014 è stato dunque un anno d’oro per Fincantieri che non distribuirà tuttavia dividendo, in linea con quanto annunciato al momento della quotazione (e del concomitante aumento di capitale), andata in porto lo scorso luglio con un flottante del 27%, unica Ipo industriale in un periodo non facile sui mercati. Non è l’unico fatto rilevante dello scorso anno. Da ricordare, l’acquisto della norvegese Vard forte nell’offshore e soprattutto lo “storico” memorandum firmato a fine novembre con Carnival, la più grande compagnia crocieristica al mondo (controlla anche Costa) con 101 navi in giro per i mari, e con la China State Shipbuilding corporation che apre le porte ad una futura joint venture trilaterale in grado di catturare il promettente business crocieristico cinese, valutato 4,5 milioni di passeggeri nel 2020.

Il 2014 è dunque finito bene ma il 2015 è cominciato anche meglio con due nuovi annunci: il primo, di fine marzo, riguarda l’accordo strategico raggiunto sempre con Carnival Corporation per la costruzione di 5 navi da crociera innovative (altre 4 sono state commissionate al gruppo tedesco Mayer Werft) nel periodo 2019-2020. Il contratto, che è ancora oggetto di definizione tra le parti, viene stimato intorno ai 4 miliardi di dollari con appalti per le oltre 3.000 aziende che ruotano intorno a Fincantieri. La scorsa settimana, si è aggiunta la commessa da 764 milioni di euro per due navi da fornire alla Marina militare in tandem con Finmeccanica.

Bono guarda in alto, si dice punti ad acquistare i cantieri Saint Nazaire in Francia e voglia far diventare Fincantieri, vero gioiello dell’industria pubblica (e non solo) italiana, il numero uno nel mondo. Il titolo per ora gli dà ragione e dal giorno della quotazione, il 3 luglio scorso, è cresciuto dell’8,5% contro un incremento del 5,95% del Ftse Mib.

Tutto bene dunque? Non tutto. Con i picchi di lavoro, dovuti al la crescita delle commesse, Bono ha colto l’occasione del rinnovo del contratto integrativo, in scadenza, per lanciare un pacchetto di proposte che rivoluzionano il vecchio accordo. Quali? Premi legati all’utile netto, alla maggiore efficienza e alla puntualità delle consegne (i ritardi comportano pesanti penali), riorganizzazione dei permessi retribuiti, creazione di nuove figure professionali, più flessibilità negli orari di lavoro per fare fronte ai picchi operativi e vincoli agli scioperi per assicurare l’esigibilità degli accordi aziendali. Su questo percorso, che fa molto pensare alla rivoluzione di Sergio Marchionne in Fca, Bono ha trovato la Fiom, che già in passato si era battuta senza successo contro la quotazione in Borsa e che ha in Fincantieri una delle ultime roccaforti tra le grandi aziende industriali e si è messa di traverso. Maurizio Landini sembra aver colto l’occasione del rinnovo dell’integrativo per un test, un primo banco di prova, per la sua Coalizione sociale. Cortei, scioperi. L’ultimo, il 3 aprile a Palermo, ha indotto la nave da crociera Soleal, dell’armatore Du Ponant, che avrebbe voluto entrare in cantiere per una quindicina di giorni, a rifugiarsi a Malta. Seguiranno altri episodi? La partita è aperta: Fim e Uilm stanno cercando di ricavarsi un ruolo e il sostegno alla linea Fiom potrebbe risultare meno granitico di come è apparso finora.

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