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Fca nel mirino dei cinesi: il titolo vola e la Borsa rimbalza

La bomba di Ferragosto arriva dalla Cina via Automotive News: Fiat Chrysler guadagna il 4% a 10,21 euro in seguito alle indiscrezioni del sito Usa secondo le quali una nota azienda automobilistica cinese, probabilmente la Great Wall, avrebbe avanzato un’offerta per acquistare il controllo del gruppo a un prezzo di poco superiore all’attuale prezzo di Borsa. La settimana scorsa, secondo le indiscrezioni, una delegazione di manager cinesi si è incontrata con manager di Fca a Auburn Hills, il quartier generale americano di Fiat Chrysler, vicino a Detroit. Altre fonti dicono che manager di Fca sono volati in Cina per incontrare il management del produttore di auto Great Wall Motor. La famiglia Agnelli, che tramite Exor +1,8% controlla il 30% circa del capitale, avrebbe comunque respinto la proposta giudicandola troppo bassa. In ogni caso il gruppo avrebbe escluso dalla vendita Alfa e Maserati.

Ferrari? sale dell’1,6%: Berenberg ha alzato il target price a 110 euro da 90 euro. Gli analisti hanno previsto che la perdita di 100 milioni di euro per la partecipazione alla Formula Uno  possa essere ripianata entro cinque anni, il che dovrebbe fornire un ebit superiore del 15% rispetto al 2016 o un incremento dell’utile di quasi il 4% ogni anno.La combinazione di un utile più elevato e costi inferiori, a detta di Berenberg, porterà il franchise della Rossa in F.1 a raggiungere finalmente un utile di 16 milioni di euro nel 2021.

Al netto delle emozioni automotive, Piazza Affari, al pari delle altre borse europee. vive una giornata positiva all’insegna del recupero dopo i ribassi della settimana scorsa, innescati dalla crisi nei rapporti fra Usa e Corea del Nord. Al miglioramento del quadro contribuisce la presa di posizione della Cina,  che ha deciso di sospendere le importazioni di materie prime (ferro e altri minerali) dalla Corea del Nord, abbandonando così l’ atteggiamento di neutralità nella disputa fra Washington e il governo di Pyonyang, che ha minacciato di attaccare con missili il territorio degli Usa.

Non crea problemi invece la contrazione della produzione industriale dell’Eurozona a giugno scesa dello 0,6% rispetto al mese precedente e un incremento del 2,6% su base annua. I rialzi più forti riguardano le banche: l’indice Stoxx europeo del settore avanza dell’1,5%. La francese Société Générale sale del 2,9%, Deutsche Bank +2,7%, Santander +1,9%. A Milano Unicredit guadagna l’1,7%, Intesa +0,6%, Ubi +2,7%, Banco Bpm +2%. Generali avanza dello 0,6%, Unipol +1,3%.

A Milano l’indice Ftse Mib sale dell’1% abbondante oltre 21.500 punti. La Borsa di Parigi sale dello 0,9%,  Francoforte +1%, Londra +0,6%. La piazza migliore è Madrid +1,3%. Calano le quotazioni dei “rifugi sicuri”. Scendono i prezzi dei bond e dell’oro, scambiato a 1.281 dollari l’oncia, in calo dello 0,6%, dopo avere guadagnato il 2,4% la settimana scorsa. Il cambio euro/dollaro è poco mosso a 1,180. Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni risale a 0,42%, da 0,38% di venerdì. Stabile a 2,02% il nostro Btp, per cui lo spread si richiude a 159 punti base (da 162).

I prezzi del greggio sono in calo sulla scia del rallentamento dell’attività di raffinazione in Cina, il che solleva dubbi sulla tenuta della domanda nella seconda economia globale. Il futures sulle consegne di Brent cede 29 centesimi a 51,81 dollari. Il contratto sul Wti perde 21 cent a 48,61 dollari al barile. Eni è sostanzialmente invariata, Saipem guadagna l’1,5%, Tenaris +0,1%. In una giornata di scambi sottili, nel resto del listino: avanzano Enel +0,7% e Telecom Italia +0,7%. Tra i titoli del lusso si muovono bene Moncler +1% e Ferragamo +1,4%.

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