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Ema, Consiglio Ue prende a schiaffi Milano: “Ricorso irricevibile”

Ema

Il ricorso presentato dal Comune di Milano sulla sede dell’Ema è “manifestatamente irricevibile”. Lo afferma il Consiglio europeo attraverso un documento di 26 pagine con il quel respinge la richiesta di Milano di una sospensiva sulla decisione di far traslocare la sede dell’Agenzia del Farmaco ad Amsterdam.

Immediata la replica del Comune di Milano, secondo cui il ricorso “è fondato e ricevibile, come lo stesso tribunale dell’Unione europea ha riconosciuto”.

Secondo il Consiglio europeo, il primo errore di Milano sarebbe proprio aver presentato ricorso contro la “decisione del Consiglio dell’Unione europea” dato che la decisione è stata presa “dai rappresentanti degli Stati membri che hanno agito dunque non in qualità di membri del Consiglio, ma in qualità dei rappresentati dei loro governi, esercitando in tal modo collettivamente i poteri degli Stati membri”.

Non solo,”il fatto che alcuni stati membri abbiano deciso di associare le amministrazioni
delle città candidate alla preparazione delle offerte – si legge nelle osservazioni del Consiglio – non altera il dato giuridico, che vede tali entità come meri soggetti terzi della procedura”. Il servizio giuridico del Consiglio Ue dunque, considera che la domanda di sospensione cautelare richiesta da Milano sulla decisione di assegnare ad Amsterdam la sede dell’Ema debba essere “rigettata per manifesta irricevibilità della domanda principale”.

Duro il finale della memoria difensiva»: il Consiglio dell’Ue dice di non poter “accettare la grottesca rappresentazione” che il Comune di Milano“ offre della procedura di selezione” della sede dell’Ema.

Milano però non ci sta. L’avvocato che ha presentato i ricorsi ai tribunali Ue e alla Corte dei Europea dichiara all’Ansa che il ricorso “è fondato e ricevibile, come lo stesso tribunale dell’Unione europea ha riconosciuto”.

Il Consiglio Ue “non rigetta nulla perché non ha il potere di farlo, come non ha nessun potere di dichiararlo irricevibile”. Se il ricorso presentato dal Comune di Milano “fosse davvero irricevibile – spiega l’avvocato Francesco Sciaudone, Managing partner di Grimaldi Studio Legale che ha curato i ricorsi dell’amministrazione – il tribunale l’avrebbe già fatto sapere, ma non è stato così”. Il Consiglio “si difende per giustificare una situazione incresciosa che si è creata – ha precisato ancora il legale – perché la selezione riguardava un’offerta olandese più volte modificata, come ormai sappiamo bene”.

Nello stesso frangente occorre ricordare che stamattina si è svolta l’ispezione di controllo della commissione Ambiente del parlamento Europeo ad Amsterdam, presso lo Spark Building, la sede provvisoria che gli olandesi hanno scelto per l’Ema.

In base a quanto affermato da Giovanni La Via, a capo della delegazione: “È un momento intenso, abbiamo fatto un sacco di domande e non ci sono moltissime risposte. Si fermano sempre a quella che è l’offerta fatta. In realtà abbiamo scoperto che gli aggiustamenti della sede non prevedranno un tender, cioè un bando di gara, e pensano di poterlo effettuare in tempo. È emerso pure che non c’è un piano alternativo. Se i lavori non dovessero essere pronti in tempo non c’è una alternativa”.

Ricordiamo che dai documenti desecretati nei giorni scorsi è venuto alla luce che nel dossier di candidatura presentato da Amsterdam fossero indicate due sedi temporanee differenti, poi abbandonate a causa della loro “palese inadeguatezza”, da quelle scelte dopo l’aggiudicazione.

“Per la sede definitiva il bando di gara è ancora ben lontano dall’essere pronto – ha spiegato La Via – e dicono che i lavori dovrebbero iniziare il 1°giugno, ma non essendoci ancora il bando di gara, ci sempre un po’ difficile. Vedremo nel pomeriggio la sede del Vivaldi Building (l’edificio che dovrebbe ospitare in seguito l’Ema, ad oggi inesistente, ndr.) e tutto ciò che sarà necessario fare per avere in quel luogo una sede efficiente per Ema”.

L’Ue dunque incrocia le dita, sperando dubbiosamente che Amsterdam riesca a mantenere le promesse fatte. Per Milano ormai, sembrano esserci poche speranze.

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