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Elezioni in Russia e Balcani: il focus SACE

Sace, nel suo focus, fa il punto sulla situazione postelettorale in Russia, Slovenia e Croazia.

Il voto in Russia ha fatto registrare un vistoso calo del partito di governo, Russia Unita del duo Medvedev-Putin, passato dal 60% al 49%. Il terreno perso da Russia Unita è stato riconquistato dalle opposizioni, comunista e liberal-democratica, che hanno superato il 10%. La flessione di Russia Unita sembrerebbe essere stata attenuata da brogli elettorali, timore che è stato confermato dagli osservatori internazionali. Queste ombre hanno generato manifestazioni di scontento da parte della cittadinanza sfociate in scontri a Mosca e San Pietroburgo. Pur avendo perso la maggioranza assoluta, Russia Unita mantiene la maggioranza relativa all’interno della Duma, assicurando la stabilità di governo. Con ogni probabilità le elezioni presidenziali, previste in marzo, vedranno la vittoria di Putin, anche se dopo un turno di ballottaggio. Questa situazione di tensione politica potrebbe portare al deterioramento del market sentiment aggravando il deflusso di capitali che la Russia sta sperimentando già dall’inizio del 2011.

Anche in Slovenia i risultati elettorali hanno segnato una sorpresa. Il partito della sinistra liberale di Zoran Jankovic ha prevalso sulla coalizione di centro destra che guidava il paese. Il programma di Jankovic prevede il rilancio dell’economia attraverso una riforma liberale dello Stato. Tuttavia, data l’esigua maggioranza, per assicurare governabilità al paese sarà necessario formare una coalizione di centro-sinistra con partiti meno propensi ad attuare riforme del sistema previdenziale e tagli alla spesa pubblica. Ciò si tradurrà in un sostanziale stallo iniziale per il 2012.

Problemi di governabilità che non si pongono, invece, per la Croazia, dove si è registrata una vittoria schiacciante da parte della coalizione social-democratica di Zoran Milanovic. Il programma di coalizione prevede il rilancio dell’economia, l’efficientamento del sistema politico e soprattutto il miglioramento dell’integrazione con l’area europea. La potenza dei numeri, sommata alla scarsa credibilità dell’opposizione lacerata da scandali di corruzione, sembra poter assicurare al governo croato una generale stabilità per poter attuare il programma elettorale e permettere alla Croazia di entrare a far parte dell’Unione Europea nel 2013.

 

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