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Egitto, iniziano le prime elezioni libere del post-Mubarak

Alle 8 di questa mattina, ore locali, si sono aperti i collegi elettorali in Egitto. L’attesa è trepidante. Non solo perché sono le prime elezioni libere della storia del Paese, ma anche perché avvengono dopo una grandiosa rivolta popolare che 15 mesi fa ha spodestato Hosni Mubarak, il dittatore che governava il Paese da oltre 30 anni. E’ la giusta ricompensa per la lotta che è costata la morte migliaia di persone nell’ondata di rivolte in nome della libertà e della democrazia che continua a scuotere il Nord-Africa e il Medio-Oriente, meglio nota come Primavera araba. 

Il 21 gennaio si sono concluse le elezioni legislative, segnate dall’ampia vittoria dei Fratelli Musulmani che hanno ottenuto il 47,8% dei seggi in Parlamento, 235 su 498. Da allora il Paese continua a rimanere sotto il controllo dei militari che però hanno promesso di restituire il potere ai civili subito dopo l’elezione del nuovo presidente. 

Le principali incognite che interessano gli osservatori internazionali sono i valori che saranno espressi nella nuova Costituzione (il compito più delicato che spetterà al nuovo premier) e il modello economico con cui si deciderà di affrontare la crisi.

I 50 milioni di elettori chiamati al voto potranno scegliere tra 12 candidati. La campagna elettorale si è incentrata su tre temi principali: il ruolo dell’islam nella legislazione egiziana, la sicurezza nelle strade e la crisi economica. Secondo gli ultimi sondaggi sarebbero quattro i favoriti. Tutti di partiti di destra, due laici e due islamisti. 

Amr Moussa – Segretario generale della Lega Araba ed ex-ministro degli Esteri con Mubarak è considerato un liberale. Riconosciuto a livello internazionale è anche per questo ritenuto il più adatto ad affrontare la crisi economica e gestire il processo di transizione del Paese. Gli oppositori lo vedono però come un esponente dell’antico regime e gli accusano di non essere stato abbastanza duro nel condannare Mubarak.

Ahmed Shafiq – L’ultimo primo ministro di Mubarak, è il leader più vicino all’esercito che promette di pacificare le strade e di tirare fuori il paese dalla rovina sociale in cui è caduto. 

Abdel Aboul Foutouh (filo-islamico moderato) – Cacciato dai Fratelli Musulmani per essersi candidato, il medico 75enne ha passato i giorni della rivoluzione negli ospedali vicino a Piazza Tahrir a curare i feriti. Lui di certo è il simbolo di una rottura con il regime di Mubarak, durante il quale ha anche dovuto scontare diversi anni in carcere. Grazie alla sua trasversalità ha saputo conquistare liberali e salafiti: tra i suoi fiduciari ci sarebbero un professore marxista, un giornalista liberale e un professore copto. Sembra essere il preferito degli egiziani all’estero. Secondo gli oppositori la sua moderazione però è solo di facciata in quanto nel suo partito i salafiti, tra i più radicali fondamentalisti islamici, peserebbero troppo per mantenere una posizione poco radicale.

Mohamed Morsi (partito Giustizia e Libertà – Fjp) – Il candidato ufficiale dei Fratelli Musulmani, che trovano grande appoggio nella popolazione e che hanno vinto ampiamente le scorse legislative. Professore di ingegneria, ha lavorato negli Stati Uniti e si è sempre schierato contro il regime di Mubarak. Gli oppositori gli contestano il radicalismo religioso. In uno degli ultimi comizi ha dichiarato: “Il Corano è la nostra costituzione, il profeta il nostro leader e la difesa della religione è la nostra via”. 

A sinistra invece i favoriti sono due: 

Hamdin Sabbahi – Il nasseriano fondatore del partito Karama (Dignità) potrebbe diventare la sorpresa delle elezioni. Laico nazionalista arabo, nemico di Israele, è apprezzato dalle elites intellettuali del Paese. 

Khaled Ali – Giovane avvocato e attivista è conosciuto per essersi battuto contro la corruzione e per i diritti dei lavoratori.

Le elezioni si prolungheranno per tutto domani. Si prevede di conoscere il nome del vincitore entro martedì prossimo, anche se alcuni sondaggi potranno già delineare la vittoria qualche giorno prima. Sarà nominato presidente al primo turno il candidato che otterrà almeno il 50% dei voti. Nel caso non si verificasse, si tornerà a votare a metà giugno. 

Leggi la notizia su Al-Jazeera

 

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