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Draghi al Quirinale: passata la fiducia, ma senza i voti del M5S

Imagoeconomica


Mario Draghi è già al Quirinale. La crisi di Governo è ufficialmente aperta.
Il Movimento 5 Stelle è uscito dall’aula e non ha quindi votato la fiducia sul Dl Aiuti. La stessa posizione sarà mantenuta nella votazione finale sul provvedimento che contiene le ormai contestate norme sul Superbonus e sul Termovalorizzatore di Roma.

Il Governo ha comunque ottenuto la fiducia con 172 voti a favore e 32 voti contrari. Tutti assenti i 61 senatori pentastellati. 

Draghi al Quirinale

Adesso la decisione spetta al Premier Draghi. Prima del voto la posizione del Premier sembrava chiara: “senza Movimento 5 Stelle il Governo non va avanti”, hanno più volte affermato fonti di Palazzo Chigi. 

Subito dopo il voto di fiducia, il Presidente del Consiglio è salito al Colle per discutere il da farsi con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La scelta, confermano dal Quirinale, è esclusivamente politica, dato che il Governo ha ottenuto la fiducia e Draghi avrebbe i numeri anche se ridotti rispetto al passato, per andare avanti. Nel pomeriggio di oggi era in programma un consiglio dei ministri che però è stato annullato.

La posizione del centrodestra

Nel frattempo, da stamattina nel centrodestra ci sono stati ripetuti contatti e incontri per cercare di portare avanti una linea comune. Andare al voto o appoggiare la prosecuzione dell’Esecutivo Draghi?

“I numeri dicono che il governo potrebbe proseguire il suo lavoro fino a fine legislatura anche senza il M5S. FI, in continuità con l’atteggiamento di responsabilità che ha sempre contraddistinto la sua azione, attende con rispetto le determinazioni del presidente Draghi e le indicazioni che darà il capo dello Stato. È chiaro e innegabile che eventuali elezioni anticipate in un momento così delicato per l’Italia saranno da attribuire unicamente all’atteggiamento irresponsabile dei 5S. Se dovesse accadere, andare alle urne non ci preoccupa: anzi siamo certi che il risultato elettorale premierebbe il centrodestra”, ha detto Silvio Berlusconi in una nota. 

Una posizione più articolata di quella di Salvini che ieri ha detto: “meglio le urne di questa tiritera”. Più attendista invece l’attuale ministro dello Sviluppo Economico ed esponente di primo piano della Lega, Giancarlo Giorgetti: “Ci sono sempre i tempi supplementari”, ha detto il ministro.

La posizione del Pd e l’attacco di Di Maio

Dal Pd, prima del voto di fiducia il segretario Enrico Letta ha fatto sapere di non essere disposto a tirare avanti chicchessia. In Parlamento “diremo che siamo disponibili a una continuazione di questo governo Draghi, non siamo disponibili a tirare avanti chicchessia: se non ci saranno le condizioni, se altri partiti della maggioranza si sfileranno, allora la parola passerà agli italiani e noi saremo pronti ad andare di fronte agli italiani con il nostro progetto per il futuro dell’Italia. Una maggioranza senza il M5s “a me sembra un’ipotesi totalmente improbabile. Dopodiché il Parlamento è sovrano, quindi ascolteremo tutti”, ha detto Letta.

Luigi Di Maio ha invece attaccato durantemente gli ex compagni di partito: “I dirigenti M5S stavano pianificando da mesi l’apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi. Sperano in 9 mesi di campagna elettorale per risalire nei sondaggi, ma così condannano solo il Paese al baratro economico e sociale. Non potevamo essere complici di questo piano cinico e opportunista, che trascina il paese al voto anticipato e al collasso economico e sociale”, ha affermato il ministro degli Esteri.

L’alternativa di Matteo Renzi

In mattinata, nel corso del suo intervento in Senato, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi ha affermato: “Il dibattito di queste ore non è stata una cosa seria. Al M5S dico che se uno apre una crisi in un momento di difficoltà ha pieno diritto di farlo. Non sarei credibile se dicessi il contrario. Se il M5S ha scelto di non votare la fiducia questo è legittimo e non è accettabile il disegno moralista di chi dice il contrario. Ma se si decide di non votare la fiducia allora si firma la lettera di dimissioni dei ministri e dei sottosegretari. Perché è ridicolo Il ministro dell’Agricoltura dov’è? Che fa? Vota la fiducia? Perché c’è un limite di dignità e decenza che avete sorpassato in queste ore”,  – continua il leader di Italia viva intervenendo in Senato per la dichiarazione di voto sulla fiducia posta dal Governo al decreto Aiuti. “Nulla – ribadisce Renzi – giustifica la fine del Governo”. Dichiarazioni che sembrano suggerire un’alternativa: vale a dire l’arrivo di un Draghi bis con nuovi ministri.

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