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Dopo il terremoto Stark in Bce, comincia una settimana cruciale per i mercati: occhio all’asta Bot

BORSE ASIATICHE IN ROSSO
TOKYO -2,11. HSBC PERDE IL 4,3%

Inizia male, come da previsioni, la settimana sui mercati finanziari, A Tokyo l’indice Nikkei 225 è sotto del 2,11%, l’indice Hang Seng di Hong Kong ha chiuso con un ribasso del 3,38%. Il paniere Msci Asia Pacific registra una perdita del 2,1%. In ribasso anche i futures sullo S&P 500 (-1%). Guidano il ribasso i titoli bancari. Le azioni di Hsbc ad Hong Kong hanno registrato un calo del 4,3%.

ASTE CON BRIVIDO PER IL TESORO 18,5 MLD
LO SPREAD BTP/BUND RIPARTE DA QUOTA 370

Il Tesoro chiederà al mercato tra oggi e domani di rimpolpare le casse dello stato con la sottoscrizione di nuovi prestiti al rischio-Italia, tramite l’acquisto in asta di titoli di Stato: BoT a tre e dodici mesi saranno venduti lunedì per 11,5 miliardi mentre i BTp andranno in offerta martedì per un ammontare compreso tra 5 e 7 miliardi. Anche Spagna, Olanda, Francia e Germania emetteranno titoli di Stato nell’arco della stessa settimana, Venerdì lo spread tra Btp e Bund è risalito a 370 punti sull’onda delle voci dell’imminente default greco e delle dimissioni di Juergen Stark, capo economista e membro del board della Bce.

Il tutto dopo un mese da brividi: da quota 400 punti agli inizi di agosto a 270 dopo i primi acquisti di titoli italiani da parte della Bce, di nuovo a 370 a causa delle incertezze sulla manovra, in calo a 330 dopo il voto. In parallelo, il BTp decennale ha toccato un picco al 6,4% prima dell’intervento Bce, è riuscito brevemente a perforare al ribasso la soglia psicologica del 5% grazie agli acquisti di Francoforte, ma poi è risalito attorno a 5,70% prima di assestarsi in area 5,40 per cento.

ATENE PUNTA SULLA PATRIMONIALE DA 2,5 MLD
BERLINO HA UN PIANO B PER LE SUE BANCHE

La Grecia gioca l’ultima carta per evitare il default: 2,5 miliardi di tasse sulle case, accertate attraverso la bolletta della luce (tot di tasse per chilovattora consumato) nello sforzo estremo di venire incontro alle richieste della trojka Bce-Fmi-Ue che mercoledì tornerà ad Atene. Nel frattempo, infatti. Sembra ormai certo che è stato fallito l’obiettivo del 90% di adesioni dei privati allo scambio di bond greci, condizione necesaria per poter far partire il piano di aiuti concordato nello scorso luglio .

Come ha riconosciuto il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, la congiuntura economica si è ormai avvitata: il calo del pil viaggia attorno al 7.3 per cento, contro il 3,8 di maggio. I Cds sulla Grecia prezzano la possibilità di default al 94%, i rendimenti dei titoli di Stato sono sopra il 50 per cento. Le banche, in crisi di liquidità (i depositi sono calati da 240 a 180 miliardi) hanno sottoscritto solo la metà dei bond, 1,5 miliardi, offerti all’asta dal Tesoro greco. Si parla di soluzione-ponte per evitare in extremis il default, ma per ora la confusione regna sovrana. Il primo ministro Georges Papandreou, parlando sabato a Salonicco, ha assicurato: “Noi resteremo nell’euro”. Il neo vice premier tedesco, Philip Roessler, intanto, parla apertamente di iniziative alternative a quanto concordato a maggio: “Non bisogna aver paura di opzioni estreme”.

La Germania, secondo le indiscrezioni, avrebbe già messo a punto un piano B di salvataggio delle sue banche (1,15 miliardi la sola Deutsche Bank) in caso di default greco. “Gli europei convengono che i tre quarti almeno dei problemi della finanza mondiale oggi dipendono dai loro guai”. Questo il commento anonimo di un funzionario Usa al termine del G7 di Marsiglia concluso con un comunicato ufficiale in cui si afferma che “saranno prese tutte le misure necessarie per consolidare le fondamenta dei mercati bancari e finanziari”. Troppo poco per tranquillizzare le Borse, anche se il segretario del Tesoro Usa Tim Geithner ha sottolineato, al termine, che “gli europei sono perfettamente consapevoli della gravità della crisi”. C’è viva attesa, intanto, per la conferenza stampa che Jean-Claude Trichet terrà oggi a Basilea dopo la consueta riunione dei governatori.

VERSO IL DOWNGRADE DELLE GRANDI BANCHE FRANCESI
SALE DI 5 VOLTE IL COSTO DELLA PROVVISTA IN DOLLARI

Nei prossimi giorni, forse già oggi, Moody’s abbasserà il rating delle pincipali banche francesi: Bnp Paribas (Aa2), Credit Agricole (Aa1) e Societé Generale (Aa2) a causa dell’esposizione nei confronti del sistema bancario greco. Intanto il Financial Times segnala che il costo della provvista in dollari per le banche europee è cresciuto di cinque volte dai livelli di giugno fino al livello di 103 basic point (contro i 20 bp di inizio estate). Secondo il quotidiano, le banche hanno bisogno di circa 500 miliardi per rifinanziare i prestiti nella valuta Usa.

PIAZZA AFFARI RIPARTE DA -10% IN UNA SETTMANA
SOFFRONO I FINANZIARI. BRILLA SOLO EDISON (E LA JUVE)

A Piazza Affari si preannuncia una seduta nervosa con pochi spazi per un rimbalzo dopo lo strappo tedesco nella Bce e le voci di un default della Grecia, che hanno affossato i mercati venerdì. Sui listini del Vecchio continente, che nell’ultima settimana hanno lasciato sul terreno un altro 10% (-9,92% l’indice Eurostoxx 50), restano i timori sulla tenuta della zona euro e le conclusioni del G7 non paiono poter gettare molta acqua sul fuoco. A Marsiglia è stata annunciata venerdì notte una «risposta internazionale forte e coordinata» e un impegno al taglio del debito e di consolidamento dei bilanci pubblici attraverso politiche che non mettano a rischio la crescita.

L’indice Ftse Mib, al termine della scorsa settimana, si è fermato poco sopra la soglia dei 14mila punti, a quota 14.020 (-9,92%) . Hanno patito più di tutti i i bancari, i primi a subire la mancanza di fiducia sui titoli di stato: Unicredit ha perduto il 15,84%, Intesa il 14,60% con la quotazione sotto la soglia di 1 euro. Tra i finanziari male anche Generali (-9,63%), peggio Fondiaria-Sai con -13,59%. Male tutto il gruppo Fiat, con l’auto a -10,49%, Fiat Industrial -13,41%, Exor -12,48%. Giù anche Enel – 9,20% con un report negativo, mentre Egp sale dello 0,81%. Balzo di Edison (+7,54%) in attesa della prossima mossa di Edf che sta studiando l’inserimento di un investitore finanziario. E della Juventus (+10,99%) nella settimana in cui è stato inaugurato lo stadio di proprietà.

BPM VERSO LA VENDITA DI CASSA ALESSANDRIA
SI PREPARA AD ACCOGLIERE MATTEO ARPE

Riflettori accesi sulla Banca Popolare di Milano, alle prese con l’aumento di capitale, la revisione della governance nella direzione del duale e l’eventuale cessione di controllate per rafforzare i ratio patrimoniali. Allo studio, con la consulenza di Sin&rgetica di Bruno Ermolli, c’è la cessione dell’80% nella Cassa di Risparmio di Alessandria alla Cassa di Risparmio di Asti. L’aumento di capitale, rimandato di qualche settimana, sarà inferiore agli 1,2 miliardi (probabilmente 900 milioni), a causa delle condizioni di mercato.

A breve, poi, sarà definito il ruolo della Sator di Matteo Arpe. Il manager dovrebbe entrare nell’azionariato di Bpm per poi sottoscrivere pro quota l’aumento di capitale per un investimento complessivo di 200 milioni in cambio di un ruolo negli organi di governo del gruppo. Infine, martedì prossimo, in occasione della riunione del cda, il presidente Massimo Ponzellini potrebbe chiedere il mandato a studiare un progetto di duale da presentare in tempi brevi a Banca d’Italia e naturalmente all’assemblea degli azionisti.

FIAT IN INDIA SI LIBERA DI UN “NEMICO” TEDESCO
IN TATA VOLKSWAGEN INTIMA A SUZUKI: NON COMPRATE I MOTORI FIAT

Un doppio conflitto tra il Lingotto e i Big tedeschi. Sergio Marchionne ha salutato con soddisfazione la notizia che Tata Motors ha chiuso i rapporti con l’ad Carl-Peter Foster inglese di origine tedesca che, manager in Opel, aveva respinto con forza l’ipotesi di un accordo con Fiat. Analogo copione con Tata. Dopo il suo arrivo, l’alleanza tra il gruppo italiano e quello indiano si è in pratica interrotta. Ora si riparte dallo stabilimento di Ranjangeon dove Fiat produce motori per Tta e il motore 1.3 Multijet da 75 e 90 Cv per Suzuki.

Intanto con una nota ufficiale Volkswagen accusa Suzuki, di cui controlla il 19,9%, di aver violato i termini dell’alleanza siglata nel 2009. Questo per aver scelto la Fiat, anziché la Volkswagen, come fornitore del motore 1.6 Multijet II da 120 CV. Nel giugno scorso, infatti, la Suzuki ha annunciato che il diesel prodotto a Torino sarà impiegato sulla prossima generazione della Sx4 prodotta nello stabilimento ungherese di Esztergom(dove nasce anche la Fiat Sedici). «Suzuki avrà tempo alcune settimane per rimediare all’infrazione» sillaba l’ultimatum tedesco. «E’ un passo spiacevole», prosegue il comunicato, «ma necessario. Suzuki rimane un investimento interessante». In realtà Osamu Suzuki non nasconde la sua delusione per l’asse con i tedeschi.

L’accordo con Fiat , del resto, è stato negoziato da lui in persona a Torino. Si profila perciò un divorzio che cambierà gli equilibri del mercato indiano, dove i giapponesi sono ai vertici da anni. Volkswagen sperava di aver trovato la testa di ponte adatta per sfondare anche a New Dehli. Ora dovrà cambiare programmi.

USA, FISCO LEGGERO PER I VIDEOGAMES
SOLO 98 MLO DI IMPOSTE SU 1,2 MLD DI PROFITTI

Le vie del fisco sono davvero imperscrutabili. Ieri il New York Times ha dato grande evidenza alla scoperta del professor Calvin H. Johnston dell’università del Texas, già funzionario del Tesoro. Le aziende che godono degli sgravi fiscali più interessanti sono i produttori di videogames che possono abbinare gli sconti applicati ai produttori di software a quelli previsti per l’industria dello spettacolo e gli incentivi per il commercio elettronico. Il risultato è che Electronic Arts, che quest’anno ha venduto più di due milioni di copie del video gioco Dead Space 2, a fronte di 1,2 miliardi di dollari di profitti registrati negli ultimi cinque esercizi, ha versato al fisco solo 98 milioni di dollari.

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