Nella storia della democrazia e nella storia politica italiana il 19 agosto è da anni un giorno speciale essendo l’anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, figura centrale nel nostro secondo dopoguerra, fondatore della Democrazia Cristiana, Presidente del Consiglio in otto governi di coalizione dal dicembre 1945 all’agosto 1953 e animatore della ricostruzione dell’Italia e della sua integrazione in Europa. Per questo ogni anno De Gasperi viene ricordato a Pieve Tesino, in Valsugana, dove nacque il 3 aprile del 1881 e la sua storia viene ricordata nella Lectio di un’eminente personalità politica, che quest’anno sarà Gianfranco Astori, consigliere del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Più di un partito. La Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi” è il titolo dell”intervento che quest’anno farà Astori e che è stato in parte anticipato domenica dal Corriere della sera.
Diciamo la verità: rileggere De Gasperi in un’epoca in cui l’Italia e il mondo intero vivono una fase di sbandamento e di spaesamento è come assumere un ricostituente e fare un’iniezione di fiducia specialmente se, come farà Astori quest’anno, la straordinaria avventura dello statista trentino è riletta nei termini chiave di interesse nazionale, ricostruzione civile, morale, economica e politica, Italia ed Europa. “Nessuna figura, eccetto quella di Cavour – dirà Astori – può essere accostata al ruolo che Alcide De Gasperi ebbe nella costruzione dell’Italia contemporanea” e non a caso “a lui e al Presidente della Repubblica Luigi Einaudi sarebbe toccato delineare la grammatica delle istituzioni della nuova democrazia”. Cattolico democratico che ripudiava l’integralismo e che piaceva anche ai laici, leader del Centro che guardava a sinistra, il pensiero e l’azione di De Gasperi si sono snodati nella missione di unire il Paese nell’interesse nazionale secondo un trinomio composto da libertà politica, giustizia sociale, pace.
“La grandezza di De Gasperi – osserva giustamente Astori – si misura anzitutto proprio sulla sua capacità di reggere la tensione tra la parte (quella di un partito, quale la Dc era) e l’intero, tra la Dc e l’Italia, entrambe sottoposte a sollecitazioni enormi” e di evitare la sovrapposizione del partito allo Stato. Una grande lezione, di fortissima attualità, la sua che andrebbe insegnata nelle scuole alle nuove generazioni e che andrebbe meditata non solo il 19 di agosto. E una lezione che suscita rimpianto e al tempo spesso fiducia: rimpianto per l’assenza nello scenario nazionale attuale di leader politici del calibro di De Gasperi e fiducia perché se lo statista trentino operò e vinse nel tribolato periodo in cui visse non è detto che anche le complicatissime sfide epocali di oggi non possano essere dominate, come il Presidente Mattarella ci stimola ogni giorno a fare.