I dazi di Trump sono ufficialmente entrati in vigore. Dopo mesi di trattative, minacce e annunci plateali, le tariffe più elevate per quasi tutti i partner commerciali degli Stati Uniti sono scattate poco dopo la mezzanotte a New York (le 6 del mattino in Italia). Firmato dalla Casa Bianca appena una settimana fa, il provvedimento ha lasciato il tempo necessario all’agenzia doganale americana per aggiornare i propri sistemi e iniziare a riscuotere imposte tra il 15% e il 50%, sostituendo così i precedenti dazi al 10% su quasi tutti i beni importati.
“Miliardi di dollari, provenienti in gran parte da paesi che hanno tratto profitto dagli Stati Uniti con entusiasmo, inizieranno ad affluire negli Usa”, ha scritto Trump su Truth Social, pochi minuti prima dell’entrata in vigore. Dopo il lungo “balletto” di annunci e smentite, i mercati avranno “digerito” le nuove tariffe?
Dazi Usa, si va dal 15% al 50%: ecco le tariffe Paese per Paese
Le nuove misure colpiscono decine di Paesi e rappresentano uno degli atti più forti della strategia “America First”. Le aliquote variano sensibilmente: si va dal 10% per il Regno Unito, al 35% per il Canada, al 39% per la Svizzera. La Ue, il Giappone e la Corea del Sud, che sono tra i principali partner commerciali degli Usa, sono ora soggetti a un’aliquota di almeno il 15%, mentre le importazioni da Vietnam, Taiwan e Bangladesh saranno tassate al 20%. Il record spetta però al Brasile, bersaglio di un dazio al 50% – quadruplicato rispetto al precedente 10% ed entrato in vigore già ieri – motivato da ragioni politiche legate all’inchiesta sul tentato golpe dell’ex presidente Bolsonaro. Il presidente Lula ha reagito duramente, denunciando un approccio “autoritarian” e avviando un ricorso formale all’ Organizzazione mondiale del commercio (Wto), mentre il ministro delle Finanze brasiliano ha annunciato un incontro con l’omologo americano.
Anche l’India si trova ora sotto un dazio complessivo del 50% – a causa dei suoi acquisti di petrolio russo -, misura definita ingiusta e inattesa dal governo di Nuova Delhi. Mercoledì la Casa Bianca ha annunciato un ordine esecutivo che impone un dazio aggiuntivo del 25%, da sommare al 25% già annunciato, in vigore entro 21 giorni, lasciando margine per trattative.
L’Europa, che ha siglato un’intesa preliminare con Washington (ancora non formalmente definita), mantiene tariffe medie del 15%, con alcune esenzioni confermate (aerospazio, farmaci, macchinari ad alta tecnologia) e altre ancora in bilico, soprattutto nei settori agroalimentare, vitivinicolo e dei liquori, fondamentali per l’export italiano ed europeo.
In arrivo dazi al 100% su chip e semiconduttori?
Oltre alle misure appena attuate, Trump ha annunciato anche l’intenzione di introdurre dazi del 100% su chip e semiconduttori stranieri, senza indicare una data precisa. “Questa è una buona notizia per le aziende che li producono negli Stati Uniti”, ha dichiarato, lodando l’investimento da 100 miliardi di dollari di Apple nella produzione nazionale, che ha ottenuto l’esenzione dalle tariffe per chi riporta parte della filiera negli Usa. Trump ha definito la strategia tariffaria una “vittoria per l’industria americana”, sottolineando che sta catalizzando miliardi in nuovi investimenti e spostando la produzione di dispositivi chiave lontano da Cina, India e Vietnam.
Con la stretta tariffaria entrata in vigore e nuovi dazi all’orizzonte, il mondo osserva con attenzione le prossime mosse della Casa Bianca – e le reazioni dei mercati internazionali.
Dazi Usa in vigore: come reagiscono le borse?
Dopo il lungo “balletto” di annunci e smentite, i mercati sembrano aver “digerito” le nuove tariffe. Ieri sera Wall Street ha chiuso in rialzo, sostenuta dal settore tecnologico: il Nasdaq ha guadagnato l’1,2%, l’S&P 500 lo 0,7%, con le azioni dei produttori di chip in ulteriore rialzo a mercato chiuso.
Anche in Asia-Pacifico i mercati mostrano segnali di forza: l’indice Msci Asia Pacific sale dello 0,5%, mentre il Nikkei di Tokyo guadagna lo 0,7%, grazie soprattutto al rally di Sony (+4,5%), che ha migliorato le previsioni sui profitti riducendo l’impatto stimato dei dazi a circa 70 miliardi di yen. L’indice Hang Seng di Hong Kong registra un progresso dello 0,7%, trainato dall’aumento delle azioni tech e di Alibaba (+2,4%), mentre i listini di Shanghai e Shenzhen restano sostanzialmente stabili. Gli investitori sembrano già aver scontato le minacce di Trump, pronto a colpire anche la Cina con nuovi dazi sul modello del 25% imposto all’India per il petrolio russo. Ora l’attenzione si concentra sul 12 agosto, data chiave per capire se tra Washington e Pechino si potrà raggiungere un’intesa commerciale stabile.
In Corea del Sud, il Kospi avanza dello 0,5% dopo l’annuncio che i semiconduttori di Samsung e SK Hynix saranno esentati dai dazi al 100%, grazie a un accordo commerciale che garantisce loro il trattamento di nazione più favorita.
L’unico mercato a registrare una reazione negativa è quello indiano: la borsa di Mumbai chiude in lieve calo (-0,2%) a seguito dell’aumento al 50% dei dazi statunitensi sui prodotti indiani.